Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009

28 Bruno Orlandoni sicurezza ma almeno a livello generale bastano a permettere di immaginare un complesso di una certa entità in cui la torre angolare e un edificio ad essa annesso con altri elementi minori dovevano essere preceduti da un cortile, chiuso da un recinto murario. A ben guardare è più o meno l'impostazione del complesso che possiamo vedere ancora oggi e un dettaglio induce a supporre che l'estensione della pro– prietà- se non proprio quella dell'edificio- dovesse essere già quella che poi sarebbe rimasta, di fatto immutata per i successivi sette secoli: è la citazione delle quattro "crottas que iacent ante dictam turrim". Gli studi storici hanno ormai chiarito come, nella toponomastica aosta– na medievale, col termine "crottae" o "de crottis" si intendesse tutto l'esteso appezzamento di terreno occupato in origine dall'anfiteatro romano. Mentre la parte nordoccidentale della struttura siera conservata anche in altezza fuori terra ed era stata rioccupata e trasformata in stabile abitativo, costituendo il palatium rotundum che clava nome alla famiglia dei primi proprietari del– la torre e in cui, più o meno negli stessi anni verso la metà del Duecento, si sarebbe insediato il convento femminile di Santa Caterina, tutta la metà orientale e le parti meridionali del monumento romano si erano invece note– volmente degradate. Dovevano restare in piedi solo alcune delle sostruzioni basse delle gradinate, disposte a raggiera verso il centro dell'antica arena- tra– sformato in orto - e coperte dalle loro volte a botte: le "crotte" appunto, che dovevano essere in parte adibite a stalle e a depositi agricoli, anche se non si pub escludere che siano state per periodi più o meno lunghi sedi di abitazioni probabilmente molto degradate. Tutti i discorsi che implicano valutazioni sull'anfiteatro romano di Aosta devono prendersi abbastanza con beneficio di inventario, dai momento che il monumento non è mai stato oggetto di scavo né di rilevamento dettagliato. La tradizionale regolarità e simmetria di quel tipo di edifici è pero tale da au– torizzare delle ipotesi, e del tutto credibili sono già le ricostruzioni proposte dai Promis 47 e, più vicino a noi, la loro sovrapposizione alla griglia della città medievale attuata dalla Finocchi 48 • Proprio dalla pianta della Finocchi è possibile vedere che l'odierna cinta del complesso dei balivi, nel suo spigolo sudovest, si sovrappone agli ambula- 47 PROMIS C. Le antichità di Aosta, Torino 1862. 48 FINOCCHI S. Topographie d'Aoste Romaine, in BASA XXVIII, 1950 e FINOCCHI S. Aspetti della colonizzazione romana nell'occidente padano: Le fortificazioni urbane, in Atti del Congresso sul bimillenario della città di Aosta, Aosta 1975, ed. Bordighera 1982, p. 318.

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