Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
Costruttori di castelli 365 lnoltre la volta ad unghie che copre il salone basso della domus addossata alla torre, che doveva aver sostituito i più antichi solai lignei messi in opera da Pietro di Bonino al tempo delle campagne di ricostruzione ordinate da Cor– niaux e Mossettaz 1222 , è simile alle volte ad unghie di un paio delle camere del castello di Verrès risistemate per volere di Renato di Challant. Tutti i cantieri che ho citato, come si è visto, sono pressoché coevi, rac– chiudendosi sostanzialmente all'interno del quarto decennio del secolo. Si puo quindi ben immaginare che Verrès, i Balivi e verosimilmente anche pro– prio Saint-Pierre, siano stati teatro di campagne omologhe, condotte più o meno in successione, forse anche da maestranze abbastanza omogenee, se non proprio dalla stessa mano d'opera e dagli stessi capomastri 1223 • Date le sequenze cronologiche documentate si puo anzi ben immaginare che alcuni tra i tagliapietre impegnati tra il1536 e il 1537 al castello di Verrès per conta di Renato di Challant sotto la direzione di Pietro de Valle si siano poi spo– stati tra il 1540 e il 1542 a lavorare alla torre dei Balivi per ordine del balivo Leschaux. ln questo senso alcuni di questi tagliapietre avrebbero potuto pro– venire dal cantiere di Saint-Pierre, che possiamo immaginare già in funzione verso il 1532-34. Del resto la situazione di omogeneità dellinguaggio e delle maestranze è parallela a quella dei committenti: siamo al tempo delle guerre con la Francia e dell'invasione della Savoia e del Piemonte. La Valle d'Aosta è l'unica regione del Ducato a non essere stata invasa e il maresciallo sabaudo e maggior feu– datario della Regione, Renato di Challant, il commissario imperiale Ferrante Gonzaga, il balivo Leschaux e Giovanni Vulliet, ministro di Carlo II e quindi tra le massime autorità dello stato sabaudo, operano di concerto raccogliendo tutte le forze presenti sul campo per ottenere i maggiori risultati possibili a fronte delle necessità di difesa della regione. Sarebbero stati tra gli ultimi interventi - almeno gli ultimi per i quali possediamo una documentazione di una certa entità- della grande stagione del tardogotico valdostano, aperti a quel nuovo Rinascimento che in Valle, per innumerevoli motivi, prima di tutto economici, non avrebbe mai avuto l'occasione ela possibilità di attecchire. La stagione delle guerre, chiudendosi, lasciava la Regione praticamente dissanguata. Successivi sconvolgimenti sarebbero stati provocati dalla riorga- 1222 Supra vol. II, 8. 122 3 ORLANDO NI B. Architettura in Valle d'Aosta. Dalla Riforma al XX secolo, lvrea 1996, capitolo 2, I.:architetrura milirare del Cinquecento.
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