Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
78 Bruno Orlandoni scesa del maestro nella nostra regione già nel1420, un anno prima di quanto non si sapesse fin qui, senza pero essere poi in grado di spiegare per quale motivo la discesa in questione si fosse limitata a questo solo sopralluogo al castello di Bard, ignorando gli altri stabilimenti comitali. Comunque Corniaux saliva al castello accompagnato dai vicebalivo Ro– let de Gilly, - che appare anche nei due sopralluoghi del 1421 a Cly e ai Balivi, ulteriore elemento di dubbio riguardo alla veridicità della data del 1420 -, del vicecastellano di Bard Filippo Borgesi, dei due nobili originari di Bard Andrea e Antonio de Jordanis 146 , cosignori di Carema e signori di Castruzzone, Settimo e Montalto, del notaio aostano Bonifacio de Villa che nell'occasione appare gratificato del titolo di "commissario pro illustrissimo domino nostro Sabaudie duce" e di Nicoletto Aubert, borghese di Bard. Corniaux redigeva, come avrebbe poi fatto in tutte le sue successive vi– site, una relazione. Il più tarda documenta da cui traiamo le nostre informa– zioni la cita in modo esplicito e la dice registrata, come la "receptionem" degli stessi lavori, "su due quadernetti di carra contenenti sei fogli quasi completa– mente scritti" 147 • Nella relazione si citavano come necessari diversi lavori urgenti. lnnanzitutto era necessario rifare il retto della sala del castello. La sala era di fatto scoperta e ci pioveva dentro, tanta che l'acqua stava già rovinando il "murus seu crotà' che si trovava sotta la sala stessa. Il data lascia immaginare un edificio a due livelli: un piano basso voltato, verosimilmente a botte (la "crota existens subtus"), al di sopra del quale doveva trovarsi il piano nobile con la sala, coperta direttamente dai tetto a capriate oppure da soffitto li– gneo. Analoga la situazione dei tetti della cucina e della cappella. Anch'essi erano "tora decipata et decoperta" e, almeno nel casa della cappella, le carenze del retto stavano già determinando lesioni alle mura maestre. Per realizzare questi lavori necessitavano due dozzine di travi di larice da due tese e mezza di lunghezza per mezzo piede di lato, al prezzo complessivo di cinque fiorini. Poi dodici dozzine di assi a quattro grossi l'una. Trentamila tavelloni sempre di larice a 22 grossi il migliaio, per un totale di 55 fiorini. Dai momento che per agni tavellone servivano poi due chiodi, in complesso 146 Sulle personalirà degli Jordanis v. ZANOLLI O. Ilfeudo di Montalto Dora e il suo castello, in BSASAC n. 8 1982, p. 194. V. anche infra vol. Il, 9,7. Queste cirazioni di Bard prolungano di un decennio, fino al 1424, il periodo di vira noro di Antonio de Jordanis, che Zanolli ricarda come documenraro solo fino al1414. 147 "in duobus quarernullis papiri conrinenribus sex folia quasi ad plenum scriprà'.
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