Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
82 Bruno Orlandoni quelle siano la "Cropà' e la sua rupe e, a ben pensare, ha senso la collocazione delle guardie proprio in corrispondenza dell'ultima torre di accesso alla più interna tra le cinte murarie del complesso. Anche il t~rmine "bertrachie" potrebbe dar conto di una collocazione di questo tipo. M·i,fare evidente illegame con il nostro "bertescà', ma eviden– remente non intt:;sa figurativamente come structura pensile, a sporto, bensl in senso concettuàle proprio come marchingegno, avamposto di guardia, di \ controllo. l:edifico della Cropa, come precisato dai conti era costruito e murato "lapidibus tantum'', cioè con un muro a secco, "non ... factum cum calce". Le mura stesse erano crollanti e non le si poteva né sopraelevare né coprire in maniera stabile: in quel punto i venti erano fortissimi e danneggiavano ripetutamenre la copertura 155 • Si ordinava quindi di sopraelevare il muro ma questa volta "ad calcem et arenam", per un'alrezza di una tesa, la lunghezza di 11 e lo spessore di un piede e mezzo. Per fare cio erano necessari 11 moggi di calce a 14 fiorini e 34 moggi di sabbia a 10 fiorini. Le pierre le si sarebbe in parte recuperate dall'edificio esistente, in parte cavate nella sressa rupe perla modesta spesa di 3 fiorini. Il legname necessario ammontava a 10 chevrons di larice al costo di 20 grossi e ad una dozzina di assi allo stesso prezzo. Le lose, in tutto otto tese, le si sarebbe dovure far venire dalla "loseria ... in Amado". È verosimile che questa "loserià' si trovasse ad Arnad le vieux, "lieu-dit La-Combà', dove effettivamen– te si sarebbero sfruttati filoni di ardesia anche tre secoli più tardi 156 • Le lose per il retto sarebbero costate ben 5 fiorini e 4 grossi alla tesa, e il conto precisa con chiarezza che la causa di un prezzo cosl elevato sarebbe scata la distanza della cava dai castello, distanza che avrebbe facto lievitare il prezzo del trasporto. Il costo della mano d'opera sarebbe ammontato a 8 fiorini e mezzo. Il documenta precisa che i muratori avrebbero dovuto provvedere a sopraele– vare il muro di almeno mezzo piede "supra recto" dalla parte del paese, per difendere la copertura dai venti, e che gli scoli delle acque avrebbero dovuto essere rivolti tutti verso l'interna del castello. Il muro avrebbe poi dovuto essere merlato. Altro ambiente citato in questa parte dei conti la cosiddetta "guarda- 155 "propter impetus borearum ibidem agirantium et ipsam coperturam deruentum". 156 Lo sappiamo, rra l'altro, dagli atti relarivi ad un contenzioso aperrosi nel 1788 rra i tagliapierre e impresari Giovanni Battista Rosazza e Pietro Vals (v. ÜRLANDONI B. Artigiani e artisti in Valle d'Aosta, Ivrea 1998, ad voces) e il comune di Arnad. V. AHR FC. vol. 232, doce. 48, 50, 51, 52, 53.
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