Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
Costruttori di castelli 95 segretario e storico di famiglia Pierre du Bois, Aymonet Saluard e Antonio Bérard. Ora se si esclude il Bérard tutti gli altri personaggi sono noti alla storia dell'arte e dell'architectura valdostane come donatori o committenti di opere d'arte e d'architectura o come responsabili dell'esecuzione di opere varie per canto terzi. ln particolare avevo già osservato come proprio Baldovino Scutiferi, in una visita del 1461, avesse segnalato alla Madeleine di Gressan la necessità di aprire una finestra "a parte sinistra altaris maioris" e come ll si trovi effet– tivamente oggi una bella finestra di metà Quattrocento che per essere inse– rita coerentemente negli affreschi di Giacomino da lvrea - datati 1463 - li deve precedere o al massimo deve essere lora contemporanea. Evidentemente, morto il conte Giacomo ne! 1459, lo staff dei tutori del piccolo conte Luigi doveva essersi messo quasi subito allavoro per ordinare lavori in ossequio ai lasciti pii di Giacomo, e non mi stupirei se si riuscisse a dimostrare che anche il cielo di Saint-Léger d'Aymavilles rientrasse in questa operazione. 10.2 PETRUS DONZEL: DALLA TORRE DEI BALIVI A BRAMAFAN Come già ne! casa dei portali in pietra di Fénis, riconducibili tipologica– mente e stilisticamente all'unico portale litico superstite della torre de Porta dei Vaudan 19 3, cosl alcuni elementi architettonici della torre dei Balivi per– mettono di ipotizzare, tramite un evidente raffronto formale, una campagna di restauri fin qui inedita e sconosciuta anche alla torre di Bramafan, che per tutto il tarda medioevo era chiamata nei documenti aostani torre di porta Beatrix. Sappiamo che la torre, con il bell'edificio prismatico ad essa annesso, doveva avere assunta un assetto pressoché definitivo entra la fine del XIII secolo. Questo doveva essere, all'interno dei quattro grandi muraglioni perime– trali, un assetto piuttosto complesso. Alcuni elementi di imposte di arca, pur fortemente frammentari, permettono di stabilire che il grande invaso interna del corpo prismatico doveva essere frazionato da muraglioni divisori in cui si dovevano aprire varchi e porte di diversa tipologia. Ora la maggior parte degli elementi linguistici superstiti nell'edificio - dalle diverse bifore, ai portali, alle feritoie lunghe e strette - sembra databile omogeneamente a quella seconda metà del XIII secolo che deve aver vista, al tempo degli ultimi visconti di Aosta e in particolare di Goffredo ed Ebalo Magno, il momento di maggior fortuna e splendore del castello. 193 Supra, vol. I, 7,7.
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