Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010

Costruttori di castelli 13 UN COMMENTO••• ARCHEOLOGICO 1 problemi sollevati dalla pessima condizione in cui versa il documenta, tale da rendere pressoché illeggibile tutta la parte terminale del recto, non impediscono tut– tavia di cogliere una serie piuttosto congrua di spunti di riflessione. Il primo data è rappresentato dalla costruzione di due forni da calce (rajfurna), verosimilmente collegati ai lavori per il riassetto dell'intero complesso castrense e burgense. Il primo forno si colloca iuxta turrim, e per la sua costruzione si spendono 19 lire ed 11 ~aldi; di esso si dice inoltre che serve appositamente per l' erezione della torre circolare, sui cui prezzi e costruttori il canto informerà in seguito. Il seconda forno è sito subtus burgo castri Argenti costa solo 15 lire e 7 soldi, e non viene specifi– cato un suo uso per una singola opera. Si cita il prezzo perl'estrazione delle pietre uti– lizzate per ottenere la calce 15 , 4 lire e 8 soldi, e si precisano infine il prezzo della legna da ardere nonché la sua quantità e, casa assai interessante, la sua provenienza: 7 lire e 12 soldi per un totale di 1350 tronchi d'albero 16 , all'incirca egualmente suddivisi tra tronchi acquistati sul mercato e tronchi provenienti dalle proprietà del signore 17 • Le prime righe del documenta riservano dunque subito delle sorprese, specie se si confronta la trascrizione con i risultati dello scavo archeologico, che ha messo in luce precisamente iuxta turrim (ad est di questa) una struttura di forma circolare, che presenta una sotta di tamburo in pietrame a spacco conservato solo in alcuni tratti e ricco di malta, foderato da una camicia in pietrame a secco fortemente rubefatto. Tale struttura, interpretabile come forno da calce, risulta essere in stretta correlazione con le tracee di un piano di cantiere pasto a Nord della stessa fornace, identificato l5 n rendiconto parla al singolare di un solo forno 16 La quantità di legna è da menere in relazione alla tempistica necessaria per la conura: il forno doveva infani restare acceso per più di quattro giorni e quanro noni continuativamente ad una tempe– ratura di 800-1000 gradi costanti (cfr. a tai proposito, na gli altri, VECCHIATilNI R. Unità produttive pnftttamenu organizzate: le calcinare di Sestri Ponenu- Genova, in AAR, 3, Firenze 1998, pp. 141-152; CoRTONESI A. Fornaci e calcare a Roma e nel Lazio nel Basso Medioevo, in Scritti in onore di Filippo Ca– raffa, in BL, 2, 1986, Istituto di Storia e diAne del Lazio Meridionale, Centto di Anagni, pp. 277-307). Se Cortonesi, riferendosi alla cosuuzione della fOmace di Rigani (RI) parla di una conura di otto giorni ininterrotti, Vecchiattini sostiene che la cottura in epoca preindusttiale a Genova durasse circa venti gior– ni. Il fano che si parli di ceppi di media-grandi dimensioni (bi/lones=ttonchi o navi) deve essere messo in relazione, oltre che alla necessità di combustibile (fOnti documentarie più recenti - VECCHIATIINI R. 1998, op. cit.- e fonti emografiche sembrerebbero prevedere anche l'utilizzo di fascine, pigne e rami per onenere temperature maggiori), anche alla cosuuzione della camera di cottura della fOrnace. 17 Interessante notare che i sertecento ed oltre bi/lones di proprietà del dominus sono trasporrati via acqua: dai conti della castellania di Aosta e Châtel-Argent darati 1298-1301, 1304-1307, 1310-1316 e 1313-1316, tunora inediti, e da un manoscrino datato 1345 (edito in GABOTIO F. 1903, op. cit. p. 388; ripreso poi in ÜRLANDONI B. Artigiani e artisti in Valle d~osta da/XIII secow aO'epoca napoleonica, Ivrea 1998, voce "Odonino de Bulleto", pp. 99-100) siamo infOrmati dell'esistenza a Villeneuve di un rasullum aque, ossia una sorra di diga utilizzabile per fermare i tronchi ragliati a monte e crasportati sulla Dora verso la bassa valle.

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