Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
158 Bruno Orlandoni Anche la seconda serie di dementi riconducibile ali' epoca del Vulliet rimanda alla stessa catena di collegamenti. Si tratta della struttura litica di comice di alcune pone della torre del viret; in panicolare di quella che guarda verso l' esterno est, degli stipiti interni di quella che guarda a sud e di una porta murata del primo piano che guarda verso il salone d'onore. Contornate da cordoli semicilindrici intersecantisi ad angolo retto, sono di una tipologia rara che perà ha in Valle un preciso riscontro, cerro non a caso, proprio su uno dei cantieri cinquecenteschi: quello della torre dei Balivi 514 • La porta che in fondo al conile dei Balivi dà accesso al piccolo corpo scalare racchiuso tra la torre primitiva e la sua propaggine sudorientale è infatti identica a queste pone di Saint-Pierre al punto di indurre ad immaginare quasi un trascorrere di maestranze dall'uno all'altro cantiere. Non è tutto: la torre dei Balivi, infatti, richiarna in gioco nuovarnente Verrès. ll corpo in cui si trova la pona in questione contiene infatti una scala perimetrale su mensole e archi rampanti che sembra davvero la citazione in scala ridotta dello spettacolare scalone tardotrecentesco del conile di Verrès. Ora non sembra possibile nutrire dubbi sul fatto che questo corpo sia da datarsi all'intervento di Le– schaux. 1numerosi conti distribuiti nel corso di tutto il Quamocento fin qui compulsa– ti e trascritti non contengono infatti nessun accenno, neppure indiretto, a questo corpo scalare che quindi sembrerebbe a tutti gli effetti posteriore alla fine del XV secolo 515 • Il cantiere di Leschaux, a sentire il Vaudan che ne sarebbe stato testimone ocu– lare, si sarebbe apeno tra il 1540 e il 1542 516 • A pochissima disranza di tempo dai cantiere Challant di Verrès. Si puà quindi ben immaginare che Verrès, i Balivi e anche proprio Saint-Pierre, siano stati teatro di campagne omologhe, condotte più o meno in successione, forse anche da maestranze omogenee, se non proprio dalla stessa mano d'opera e dagli stessi capomastri 517 • Date le sequenze cronologiche do– cumentare si puà anzi immaginare che alcuni tra i tagliapietre impegnati tra il1536 514 B. ÜRLANDONI B. 1 VIALE E. La torre dei Balivi, un tasse/Jo di storia valdostana da ricostru– ire, in "Pagine della Valle d'Aosta", n. 10, 1999. 515 Elisabetta VIale, (VIALE E. La torre dei Balivi diAosta, Tesi di laurea Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino a.a. 1997-1998) connetteva questa scala ad interventi alla torre proposti dai De Tillier all'inizio del Quattrocento, proprio vista l'analogia con lo spettacolare scalone tar– dotrecentesco di Verrès. In realtà oggi sui lavori alla torre dei Balivi abbiamo acquisito numerose trascrizioni (inedite) che sembrerebbero escludere l'esistenza del corpo in questione per tutto il Quattrocento. Il riferimento a Verrès, quindi, resta, ma sembra doversi non ad una coincidenza di date, bensl all'assunzione, da parte dei capomastri cinquecenteschi dei Balivi, di modelli più arcaici di oltre un secolo. 516 "Hoc anno, fuit redifficata rurris bayllivatus per nobilem Anthonium de Leschaulx de Chamberiaco, bayllivum Vallis Auguste sumptibus incholarum mandamenti Gigniodi ...", VAU– DAN J.-L. Catalogus reverendissimorumpresulum civitatisAugustePretoree, n. 61, in FRUTAZA P. Le fonti perla storia della Valle d'Aosta, Roma, 1960, pp. 262-263. Dai momento pero che la notizia precedente è relativa a fatti avvenuti nel 1540 e riperutisi nel 1542 non si capisce bene quali di questi due sia l'"hoc anno" in questione. 51 7 ÜRLANDONI B. Architettura in Valle d'Aosta. Dalla Rjforma alXXsecolo, Capitolo 2, L'ar– chitettura militare del Cinquecento, Ivrea 1996.
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