Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
Costruttori di casteUi 161 la lora collocazione ideale tra gli anni sessanta, settanta, ottanta e l'ultimo quarto del Quattrocento. Abbiarno poi ancora la serie di porte a stipiti con tari semicilindrici che sono invece consone ad una datazione oltre il termine del primo quarto del Cinquecento. Non sarebbe quindi semplice proporre delle datazioni su archi di tempo limitati se non fosse possibile disporre delle testimonianze del1603. Certo èche mi pare pos– sibile individuare due momenti culturali diversi. Uno è quello che coïncide appunto con le fasi più tarde del gotico valdostano, rappresentato dal carnino del salone, dalle finestre crociate coi montanti uscenti da teste animali, e, nel viret, dalle porte con gli stipiti a tari cilindrici. Questo momento è a mio avviso collegato alle cannoniere del corpo nord e al rivellino di ingresso. Molto più estesi invece i potenziali estremi entra cui racchiudere le serie di finestre a mezza croce o il portale carenato del corpo del viret. Questi limiti, dagli ultimi decenni del Quattrocento potrebbero estendersi fino a comprendere il primo e anche il seconda decennio del secolo successivo. Una porta che si apre sul viret, per esempio, diversa da quelle a cordoli cilindici incrociati, ha profili colonnari che hanna come unico equivalente in Valle - a rnia conoscenza - le porte del corpo della sala del giardino del castello di Issogne, che credo si debbano datare al primo decennio del Cinquecento. Ora credo che proprio le testimonianze del 1603, là dave parlano dell'attività di due capomastri principali, ci forniscano una chiave di interpretazione di questa apparente incongruenza. In realtà la dicotornia concettuale degli dementi del viret potrebbe essere il frutto della differente cultura di due personaggi diversi: uno, più anziano, forse il responsabile maggiore, era un architetto che doveva essersi formata nei primissimi anni del secolo se non ancora a fine Quattrocento. Possiarno imma– ginarne la formazione anche proprio in un cantiere sul tipo di quello di Issogne. Al momento della chiarnata Vulliet per occuparsi di Saint-Pierre doveva essere armai vecchio. I.:altro, più giovane, al momento dell'apertura del cantiere di Saint-Pierre poteva avere trent'anni o poco più. Purtroppo fino a quando non troveremo altri do– cumenti e altre citazioni di questi capomastri non sarà possibile chiarire con sicurezza la meccanica dei lora rapporti sia culturali che generazionali5 20 • Quello che è certo è che tutta la trama dell'architettura valdostana del Cin– quecento è, di fatto, ancora da ricostruire. Se, per quanta riguarda il Tre e il Quat– trocento, corninciarno a disporre di dati e informazioni di buona arnpiezza, tanta da poter operare connessioni e intersezioni tra committenti, funzionari, artigiani e capomastri, fornitori di materiali, l'architettura del Cinquecento continua invece ad essere per noi relativarnente muta, condizionata in negativo da una certa scarsità di documenti - il Cinquecento è il secolo in cui entra pure in crisi la rete delle castella- 520 A giudicare dalla maggior frequenza con cui i testimoni ricordano il nome di Nicolas Tono il capomastro principale, più vecchio, potrebbe essere lui, ma siamo comunque di fronte a pure ipotesi.
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