Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
Costruttori di casteOi 173 Il primo saggio, di Gabriele Sanorio, pone dei paletti di riferimento documenta– rio sicuri alla vexata quaestio della costruzione del torrione di Châtel-argent. Abbiamo finalmente il nome chiaro di un costruttore: il lathomus valdostano Berteto Macon di Bard. Non abbiamo, invece, il nome di quel James of Saint-George d'Espéranche - meglio sarebbe Jacques de Saint-Georges - attorno al quale avevano ruotato le ri– cerche di Taylor e Blondel. C'è pero il nome di Guido di Voiron, che se non è quello di Jacques de Saint-Georges gli è comunque strettamente contiguo. ln effetti, come osserva Sanorio, si puo affermare che nel corso dell'ottavo decennio del Duecento, la sistemazione delle strutture fortificate valdostane di pertinenza comitale, sembra essere stata progettata a livello centralizzato, da uno staffdi esperti verosimilmente dipenden– te dalla figura di Jacques de Saint-Georges e comunque rappresentato in Valle prin– cipalmente da Guido di Voiron, che si sarebbe poi servito di operatori locali: Berteto Macon qui a Châtel-argent o Guglielmo di Chevrère a Bard. Sempre il ruolo della corte emerge nel secondo saggio: una rilettura dei conti re– lativi ai lavori di costruzione e trasformazione del castello di Ripaille che effettuo "in funzione valdostana". Da un lato cercando ulteriori indicazioni riguardo alle metodo– logie operative dei cantieri sabaudi, inseguendo provenienze e origini di capomastri e artigiani, o rintracciando palesi discontinuità, quali i cambiamenti di programma dei committenti. Da un altro lato inseguendo le presenze valdostane a corte. Per certi versi vien quasi da osservare come la situazione gestionale delle operazioni fosse per moiti versi analoga a quella del secolo precedente. Solo che ora si individua, parallelo allo staff tecnico, costituito dai Jean Porret, Jean de Liège, Aymonet Corniaux, uno staff politico- che è anche tecnico- i cui vertici, tra il 1370 e il 1420, sembrano essere costituiti per tutto lo stato sabaudo e non per la sola Valle, da Aimone, Ibleto, Bonifacio e Amedeo di Challant. La riunione del 1386, in cui si discute della costruzione della torre il cui pro– getto è stato fatto arrivare da Parigi, in questi termini costituisce uno degli snodi concettuali di tutto illavoro. A ragionare su un progetto che possiamo immaginare come quanto di più moderno si potesse trovare all'epoca nel settore a livello europeo, troviamo Aimone e Ibleto di Challant: i costruttori dei due più straordinari castelli valdostani. Il fatto è di una tale evidenza di significati che puo esimerci da qualsiasi commento. Raul Dal Tio, nel terzo saggio ci offre un anticipo dellavoro che sta conducendo sul cantiere del chiostro della cattedrale di Aosta, attraverso la lettura del suo libro di conti. Anche qui, come nel caso del saggio di Sanorio, i dati documentari andranno confrontati coi riscontri archeologici. Renato Perinetti e Mauro Cortelazzo hanno già proposto una prima serie di valutazioni al riguardo, in occasione della giornata di colloqui sul Medioevo tenutasi ad Aosta nell'aprile 2009. Canalisi delle fondazioni dei colonnati del chiostro ha permesso di evidenziare un vistoso cambiamento di pro– gramma costruttivo che potrebbe segnare il passaggio dal cantiere di Pierre Berger a quelli successivi, conclusi poi da Marcello Gérard. Cosl dai conti studiati da Dal Tio
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