Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010

176 Bruno Orlandoni nel1490 rilasciava perizie su lavori condotti alla torre dei balivi 539 • ln un colpo solo abbiarno quindi da un lato il nome di un altro costruttore di campanili operante in Valle, da un altro lato un segmenta di carriera di un architetto che, dato illivello di commesse (cattedrale, Sant'Orso, torre dei Balivi), possiarno ben immaginare come assolutarnente centrale nella vita professionale della Regione e della città nell'ultimo quarto del XV secolo. Ovviarnente speriarno in nuovi ritrovarnenti documentari che permettano di arricchire le conoscenze su questo personaggio. Nel frattempo si puo ricordare come il Bibry le perizie ai Balivi le avesse condat– te insieme ad un Yollin de Wultroz che potrebbe benissimo essere il costruttore dei campanili di Etroubles e Gignod, Yolli de Wuetto, e ad un Anthonius de Laperza. Questi è sicurarnente il magister Anthonius de Lapecza lathomus burgensis Augustae, alias magister Antonio de la Pecci, che Roberta Bordon e Omar Borettaz ci hanno appena mostrato in giro per Sant'Orso almeno tra il1481 e il1492, insieme al figlio emancipato Giovanni e allo scultore/pittore Jean de Chetro 540 • Il secondo caso è una scoperta sul campo segnalatami da Anselmo Pession. Nel corso della pausa caflè della seconda giornata del convegno, ad Aosta, Pession mi ha detto che aveva appena vista e fotografato un edificio medievale a Chez-Vuillen, sopra Bosses, fin qui sfuggito a qualsiasi censimento e che mi avrebbe mandata le foto. Le foto in effetti testimoniano di una piccola, semplicissima, ma bellissima costruzione che sembrerebbe potersi porre in relazione alla vicina casaforte, edifi– cio già segnalato ma anch'esso a dir poco misterioso, e comunque mai seriarnente studiato dagli specialisti. Siarno comunque sempre, a mio avviso, in quell'arnbito di confluenze tra architettura signorile e architettura popolare/rurale testimoniato in questo volume dai saggio di Claudine Remacle sui granai. Il terza caso è frutto di una serie di riflessioni sul campo innescate da una chiac– chierata con Flarninia Montanari a Issogne, la sera della prima giornata del conve– gno. Spostandoci verso il castello, passando sotto la lunga parete a valle del maniera e poi svoltando lungo la parete nord per entrare nel cortile, osservavarno due bassi finestrotti di una tipologia di primo Quattrocento, e una vistosa ripresa delle mura– ture a sinistra di quella che è oggi la porta di ingresso per i visitatori. Erano dettagli che non avevo mai guardato con la necessaria attenzione. 1 finestrotti in effetti sono poco visibili perché in parte nascosti da vegetazione, e la ripresa delle murature è più o meno evidente a seconda dell'incidenza e della tipologia e qualità della luce. Queste osservazioni mi hanna indotto a riaprire il problema delle datazioni delle costrUZioni su questo lato del castello, che fin qui comportavano vistose contraddizioni. Il noc– ciolo della questione è relativo alla cosiddetta torre del vescovo, la torre maggiore del complesso, all' estremità destra della facciata a valle. 539 Sul Bibel v. CSU I, 1304-1307. Sul Bibryv. AST Conti della castellania di Aosta, inv. 68, mazzo 53, 1484-1490. 5 40 Supra, vol. III cap. 22.

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