Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
Costruttori di castelli 181 scultore o dalla moglie Jacquemette, voto rivolto evidentemente a san Giovanni: non sappiamo se il Battista o l'Evangelista, o anche tutti e due. n documenta ritrovato, datato 1477. fornisce anche un ulteriore riferimento là dove ci dice Johanneta moglie di un membro della famiglia Rosaire, che aveva pro– gressivamente acquisito potere e ricchezza a Villeneuve e nel suo circondario. La seconda questione che voglio affrontare è quella della formazione lombarda del maestro. Quando quattro anni fa Gianni Thumiger mi ha fornito le trascrizioni dei documenti da cui emergeva con evidenza l'origine milanese di Stefano non sono stato colto del tutto di sorpresa. La cosa era molto grossa ma nelle mie ricerche da tempo avevo individuato una sorta di fil rouge lombardo veneto che attraversava buona parte della produzio– ne del maestro. Certo era un filo sottilissimo, pesantemente obliterato dall'evidenza delle componenti francofiamminghe della sua cultura; pure era un indizio. Caverlo trascurato era la semplice conseguenza di quella che mi appariva come l'autentica enormità di questa possibilità, tale da non potersi proporre in totale assenza di dati sicuri. Certo la lezione Mosseta del cognome del maestro, privata della z finale, sa– peva ben più di Valle del Po che di Berry o di Ile de France, e cosl avevo ben avuto qualche pensiero sullo Stefano da Milano operante con Prindall alla Sainte-Chapelle di Chambéry, ma era chiaramente troppo poco. I documenti trascritti di Thumiger mi permettevano quindi di riaprire un dos– sier che avevo nel cassetto in attesa di novità. Da allora, anche se a sprazzi, la ricerca continua. Dopo aver individuato singola– ri parallelismi tra la vicenda di Mossettaz e quella di altri reduci del cantiere del Duo– mo milanese, quali ad esempio Walter Monich 548 , ho segnalato riferimenti stilistici, tipologici, iconografici, presenti in diverse opere ruotanti attorno al cantiere milanese tra l'ultimo decennio del Trecento e il primo del secolo successivo. Stilisticamente il riferimento più significativo mi pare una bella mensola con testa di leone nell'abside del duomo che sembra un chiaro antefatto stilistico dellinguaggio di Mossettaz. Avendo compiuto di recente un nuovo sopralluogo a Milano posso proporre un ulteriore riferimento che mi era sfuggito. In questo caso il dato non è più stilistico ma tipologico e iconografico. Ho già segnalato come uno dei caposaldi della forma– zione di Mossettaz sembri essere stato lo scultore tedesco Hans Fernach, per moiti versi inferiore al nostro, ma sua potenziale maestro sui cantieri del duomo nei primi anni Novanta del Trecento 549 • Dalle opere di Fernach Mossettaz deriva diverse idee tipologiche e iconografiche che poi interpreta nel suo linguaggio, ben più morbido e raffinato di quello più duro e secco del tedesco. Cio vale per la porta della sagrestia meridionale del duomo, come per il bassorilievo col Cristo mono tra angeli, come 5 4 8 Supra, vol. 1 pp. 345-346. 549 ÜRLANDONI B, Stefano Mossettaz, architetto, ingegn"e e scultore, Aosta 2006, pp.440-445.
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