Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
188 Bruno Orlandoni Un vero e proprio altare sepolcrale e di famiglia, quindi, la cui bellissima mensa originale in bardiglio è riapparsa venticinque anni fa, nel corso dei lavori di allesti– mento del Museo del tesoro della cattedrale, ancora al suo posto: caso rarissimo in Valle di altare tardomedievale conservatosi ancora in situ in quello che ne era l'ele– mento fondante: proprio la mensa. La cosa straordinaria è che dell'altare è possibile segnalare anche l'arredo scol– pito. Già la visita di Monsignor Bonomi del 1576 lo ricordava: "ln fornice navis dextere, fere retro chorum est capella sanctorum Stephani et Dionisij; possessor est R. d. Johannes Panza canonicus", quindi ancora un membro della famiglia canonico della cattedrale. E poi '~tare pano, icona, lapide ornato bredella angusta, pulvere conspersum; dauditur crate ferreà'5 73 . Ora mi pare evidente che si possa dare per certo che l'icona in questione fosse costituita dalle tre statue dei santi Dionigi e Stefano e della Madonna, riscoperte una trentina d'anni fa dai canonico Garino in un sottotetto della casa parrocchiale di Saint-Etienne e da allora esposte in un armadio vetrato in fondo alla navata sinistra della stessa chiesa 574 . Il passaggio delle statue dalla cattedrale a Saint-Etienne dovreb– be essere avvenuto in epoca decisamente più tarda, verosimilmente quando tra XVII e XVIII secolo nella cappella della cattedrale si sistemava l'altare che si puo vedere ancora adesso, opera, quest'ultima, di assoluta mediocrità. 24.5 TOPOGRAFIA ARTISTICA E TOPOGRAFIA DEL POTERE La ricostruzione e l'esatta ricollocazione dell'altare dei Santi Stefano, Dionigi e Cristoforo e insieme il fatto che a volere l'altare stesso sia stato il canonico Bartolo– meo Pensa, magister fobricae della cattedrale, sono i nodi centrali attorno ai quali è possibile riaprire e sviluppare in maniera più compiuta una problematica che ho già parzialmente affrontato in passato in diverse occasioni: quella del peso effettivo delle . diverse committenze nella definizione dell'aspetto dei panorami religiosi della Valle e in particolare di quello della cattedrale. Ritengo, infatti, che mentre nel caso di Sant'Orso si sia correttamente affron– tato il problema individuando nelle figure dei priori della collegiata i responsabili principali delle scelte figurative e monumentali e delle committenze ad esse legate - anche se la recente scoperta dell'altare dei Carmagne e la presenza di uno stemma 573 FERRARIS G. 1 FRUTAZ A.P. La visita apostolica di mons. Giovanni Francesco Bonomi alla diocesi diAosta ne/1576, in AA Il, Aosta 1969, p.l78. 574 ln effetti il volume del Brunod in cui è catalogato il patrimonio di Saint-Etienne non le cita perché erano di fatto ancora sconosciute (v. BRUNOD E. Diocesi e Comune di Aosta, Aosta 1981, pp. 234-258). Le ho pubblicate nell987, su suggerimento del canonico Garino e di Dome– nico Prola, poco dopo che erano state scoperte (v. ORLANDONI B. La produzione artistica adAosta durante il tardo medioevo in CuAZ M. (a cura di), Aosta, progetto per una storia della città, Aosta 1987, tavv. 46, 47,48 a p.270) quando la Madonna era ancora camuffata da santa Barbara.
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