Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
192 Bruno Orlandoni calizzazioni dovevano avere un evidente significato di prestigio. Leonardo di Bosses era infatti curato della cattedrale (San Giovanni) dal1472 etale sarebbe rimasto fino al 1512. 1 due altari avevano delle collocazioni simmetriche ed erano tra i pochi a poter fruire di un vero e proprio vano autonomo, evidentemente a sanzione del ruolo centrale rivestito nell'amministrazione della chiesa dai due titolari: il parroco ed il maestro di fabbrica. Possiamo anche immaginare che la loro istituzione abbia voluto segnare la fine - prossima se non già avvenuta- dei lavori di risistemazione, o quanto meno di costruzione della nuova copertura del deambulatorio. A titolo di pura congettura credo si possa avanzare anche un'altra ipotesi. Mi chiedo infatti per quale motivo la cappella Pensa fosse intitolata anche ad un san Cristoforo la cui immagine pure non doveva figurare nella macchina d'altare (a meno di immaginarla dipinta o a bassorilievo sugli sportelli che dovevano chiuderne lo scrigno). San Cristoforo non sembra essere stato tra i santi di famiglia, come testi– monia il fatto che anche nella chiesa di Santo Stefano avesse una fondazione propria, indipendente da quell'altare dei Santi Dionigi e Stefano, docurnentato già a fine Cinquecento dai Bonomi, che possiamo invece legare ad uno dei numerosi parroci Pensa del secolo. Ora non si puo immaginare che la presenza di san Cristoforo volesse costituire una sotta di risarcimento allo stesso santo nel momento in cui si demoliva la cappella che gli era stata dedicata dai vescovo Moriset? In realtà non conosciamo la data di questa demolizione, ma il verbale della visita apostolica di monsignor Bonomi, dell576, non accenna più ad una vera e propria cappella, quale quella che possiamo intuire dalla descrizione della visita dell'Arcive– scovo di Tarantasia del1427, ma solamente ad un semplice altare "in nitia parva" 578 • Tutto lascia quindi supporre che la demolizione fosse stata precedente alla visita ed è credibile che debba datarsi proprio alle grandi campagne di trasformazione della chiesa a fine Quattrocento. 1 due nuovi altari, dei Bosses e dei Pensa, avevano quindi, per moiti versi, delle vere e proprie collocazioni strategiche ed è verosimile che come tali siano stati vissuti anche dai membri del capitolo. Certo gli indici di casualità in moite di queste vicen– de devono essere stati spesso superiori a quanto noi oggi non immaginiamo. Ma sarà poi solo e del tutto casuale che di tutti gli innumerevoli altari documentati nel Cin– quecento in Cattedrale (ben 31 quelli elencati dai Bonomi oltre ali' altare maggiore e senza contare le diverse cappelle autonome, esterne al corpo della chiesa), gli unici due di cui ci sono rimaste le icone lignee siano proprio questi? Del resto che tutto l' arredo della chiesa e la distribuzione interna di tutti i suoi spazi e le sue funzioni rispondessero ad una precisa geometria simbolica è fatto che mi pare diventare sempre più evidente a mano a mano che aumentano le nostre 578 FERRARIS G. 1 FRUTAZ A.P. La visita apostolica di mom. Giovanni Francesco Bonomi cit., p.179.
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