Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010

Costruttori di castelli 193 informazioni e che nuovi documenci vengono ad accrescere le nostre conoscenze al riguardo. Questa geometria simbolica per alcuni versi rispondeva a quella che era la più solida e sperimentata tradizione sprofondando nel buio di secoli remoci. La collo– cazione del Crocifisso trionfale sopra il jubé, ovviamente, era del tutto canonica e risancita - ce ne fosse stato bisogno - dalle coscituzioni sinodali del vescovo Giorgio di Saluzzo. Il fatto che accanto al crocifisso, sullo stesso jubé, trovasse posto l'altare della Maddalena potrebbe essere messo in rapporto alla tradizionale presenza della figura della Maddalena ai piedi della croce in tutti i grandi calvari trionfali. Cosl il fatto che sempre sopra il jubé- vale a dire in alto, al di sopra del piano della navata e dei fedeli - si trovasse anche l'altare di San Michele va certamente visto in rapporto a quella che da sempre è stata la collocazione degli altari o delle stesse chiese dedicate a quello che potremmo definire il capo militare degli arcangeli: in luoghi elevaci, come nei casi della sagra di San Michele, di Mont-Saint-Michel in Normandia, di Monte Sant'Angelo nel Gargano, di Saint-Michel d'Aiguille a Le Puy in Alvernia. Accanto alla geometria liturgica, pero, e a mio avviso ben più pregnante e quasi di certo ben evidente almeno agli occhi dei diretti interessaci, una vera e propria geo– metria del potere. Mi pare che tutte le informazioni in nostro possesso confermino il fatto che almeno nel XV secolo la cattedrale doveva essere vissuta, almeno dai clero, come un vero e proprio edificio doppio. Non alludo tanto alla sdoppiatura tra la chiesa del vescovo e quella dell'imperatore, o quella del vescovo e quella dei fedeli -la parrocchia - sottesa, fin dalla fondazione anselmiana, dalla scelta di una tipologia ad absidi contrapposte; quanto alla ben più profonda sdoppiatura che separava la chiesa del vescovo da quella del capitolo. La cattedrale era infatti tagliata in due lungo il suo asse longitudinale da una sorta di muro invisibile che separava nettamente gli spazi e gli ambiti di percinenza episcopale da quelli di destinazione e uso capitolare. Questa geometria era talmente radicata che aveva finito per espandersi anche fuori dall'edificio per condizionare anche una serie di spazi esterni alla chiesa. La navata meridionale e gli spazi esterni alla cattedrale verso meridione erano pertinenza del vescovo. Quella settentrionale e gli spazi esterni alla cattedrale verso nord erano pertinenza del capitolo. A sud innanzitutto si trovava il vescovado, che Moriset aveva prepotentemente fatto unire alla cattedrale con un passaggio sopraelevato privato. A nord si trovavano il chiostro dei canonici, gli edifici capitolari, e praticamente tutte le residenze cano– nicali, variamente distribuite lungo quella che non a caso fino a pochi decenni fa si sarebbe chiamata la rue des prêtres, l'attuale via San Giocondo. A ovest e ad est rispettivamente l'arcidiaconato e la prevostura, pero - attenzione -la residenza dell'arcidiacono era un poco più a nord dell'asse centrale della cattedra– le: ora la storia della chiesa aostana nel Quattrocento mostra chiaramente come, al di là delle dichiarazioni di principio, proprio l'arcidiacono - certo anche grazie a perso– nalità forti come quelle di Pierre de Gilaren, Baudouin Scutiferi o Giorgio di Chal-

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