Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010

24 Gabriele Sartorio guida del rinnovamento poliorcetico della seconda metà del XIII secolo. Ecco che allora si potrebbe avanzare l'ipotesi che l'arrivo sul cantiere di Guido, e forse non solo il suo (Durando? Arnolino?), abbia comportato la necessità di adattare il progetto castrale alle nuove dottrine ossidionali, e che dunque, su mandato comitale, si sia dovuti procedere immediatamente con soluzioni che non erano state previste in una prima fase progettuale. Lappartenenza di Guido ad un' élite culturale strettamente legata alla commit– tenza sabauda è del resto ancora più chiara proseguendo nella lettura della perga– mena: tra le note aggiunte a chiusura, questa volta definitiva, dell'intero scritto, lo scriba annota che sono state consegnate monete per un valore di 200 lire ad Hugo Boterie affinché possa consegnarle direttamente al Conte Filippo. Il fatto, come le poche righe seguenti, desta poca attenzione a livello archeologico ed architettonico, gettando luce piuttosto su aspetti quasi privati (le vesti che il balivo reclama come do– vutegli, secondo accordo, dal conte), ma perla nostra ricerca è interessante notare la presenza sulla scena di un personaggio, il già citato Hugo Boterie, più volte registrato come Uditore dei Conti, e quindi un funzionario comitale, al pari di Durandus, che contribuisce a suggellare quell'impressione di vero e proprio comitato di validazione e controllo sui lavori intrapresi dal balivo al castello, confermando, qualora ce ne fosse ulteriormente la necessità, che il restaura completa della fortificazione obbediva a dettami giunti direttamente dall'alto, secondo uno schema che è il medesimo per tutta la contea, e che dunque solo analizzando l'intera renovatio castrorum di quegli anni sarà possibile leggere correttamente il cantiere di Châtel-Argent. ln conclusione (il conto si chiude con considerazioni non legate alla questione dei lavori al castello 53 ), dunque, la lettura di questo importante documenta permette di acquisire alcune conoscenze storiche di massima importanza, che, congiunte ai dati provenienti dalla ricerca archeologica, hanno contribuito alla riuscita operazione ricostruttiva di alcune parti di un cantiere edile medievale di primo piano, quale deve essere sicuramente stato quello impiantato a Châtel-Argent all'inizio degli anni Set– tanta del Duecento. Certamente sarebbe presuntuoso pretendere di avere risolto ogni problema, cosl come non riconoscere che la maggior parte dei dati ora commentati possono prestarsi a letture differenti a causa della cripticità, per illettore moderno, della pergamena. La problematica viabilistica, ad esempio, è ben lungi dall'essere chiarita: i ponti citati, ai quali si è cercato di dare una localizzazione, non sono affatto certi nella loro identificazione, e lo stesso dicasi perle vie d'accesso ela conformazio– ne del castello, il cui borgo di riferimento manca ancora di sicura collocazione. La stessa descrizione delle opere architettoniche al castello lascia molti punti oscuri: dal significato di alcuni termini (curata, trapone, privata), alla posizione di alcune strut- 53 Non puo considerarsi tale la notizia della necessità, da parte del balivo, di avere con sé cinque guardie in più rispetto a quelle pattuite.

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