Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
228 Bruno Orlandoni cato poi dai fatto che la moneta medievale era, per il modo in cui veniva conia ta, praticamen– te un pezzo unico, che da un'emissione all'altra potevano mutare- e a volte non di poco- i tenori della materia prima, infine che era frequente l'uso di ritagliare o limace le monete per recuperare quantità anche minime di materia pregiata. Non a caso una transazione moneta– ria che volesse essere sicura necessitava dell'intervento di un cambiavalute e, ancor meno a caso, le corporazioni dei cambisti erano, nelle città medioevali, delle autentiche potenze. Lo provano, per esempio, da un lato l'acte del cambio florentina con le sue commesse artistiche, da un altro, nd nord, la frequenza con cui il soggetto del cambiavalute viene affrontato dai pittori fiamminghi. Mi limitero quindi a ricordare come, di fatto, tutti i sistemi di monetazione medioevale riconducano sempre al sistema entrato in uso con il Sacro Romano lmpero carolingio: l'unità minima era il denaro, dodici denari costituivano un soldo, venti soldi una lira. La lira era pero solo moneta di conto: cioè non esisteva una moneta del valore della lira e la pezzatura massima era il soldo d'argente. Il problema veniva in parte risolto ne! XIII secolo col conio del fiorino di Firenze. Il fiorino, d'oro, costituiva l'equivalente (molto approssimativo) come moneta reale di quella lira che come moneta reale non era mai esistita. Al sistema denaro/soldo/lira si rifanno i conti documentati in area sabauda fino a buona parte del XIV secolo. Tra XIV e XV secolo al soldo si sostituisce progressivarnente il denaro grosso, o più semplicemente grosso, mentre alla lira si sostituisce il fiorino o un'equivalence moneta d'oro, per esempio il ducato. Il numero di grossi necessari per fare un fiorino varia tra i dodici e i diciotto a seconda dei momenti e dei tipi di fiorini (fiorini di piccolo peso, ecc.). Questo sistema di conto domina l' economia delle nostre regioni per tutto il XV secolo. Ogni conversione in termini di valori moderni, come segnalano gli esperti del settore, è impossibile a causa delle immani differenze ua tenori di vita del tardo medioevo e tenori odierni. Tuttavia, si puo osservare come, per quasi tutto il periode di cui si occupano quesri tre volumi, il denaro fosse ormai di fano uscito di scena; come l'unità minima di conto fosse ormai il mezzo grosso, molto di rado il quarto di grosso; come I'unità mediamence corrente fosse il grosso e come proprio attorno al grosso si aggirasse il salario minimo giornaliero di un operaio di bassa qualifica; infine come i salari più elevati rintracciabili sui cantieri raggiun– gessero al massimo i tre o quattro grossi al giorno. Valutando in 22-24 le giornate lavorative di un mese- ne! medioevo si lavorava dall'alba al tramonto ma in compenso le giornate festive erano abbastanza numerose - se ne deduce che un salario minimo mensile si aggirava attorno ai due fiorini, mentre una dedna di fiorini al mese costituivano sicuramente un !auto stipendio.
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