Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010
Costruttori di castelli 61 di fronte alle problematiche operative del cantiere, mettendo in luce incidenti di percorso, crolli di fondazioni e quindi necessità di rifarle, allagamenti, infortuni sul lavoro, quella del cantiere di Ripaille mette in luce la frequenza dei cambiamenti di programma, evidenziando il peso che le indecisioni della committenza potevano avere sulla conduzione dei lavori. E cio a prescindere dalla natura della committenza, che qui a Ripaille è la più alta possibile, e che - dai conti - appare estremamente risoluta e dalle idee quanto mai chiare, supportata da consiglieri e magistri operum di pari carattere e competenza. Accanto alle indecisioni le problematiche economiche. Il protrarsi dei cantieri a volte per decenni è da un lato frutto della costante intenzione di migliorare conti– nuamente la ricettività, il comfort, illusso, il gusto delle proprie dimore, ma spesso è anche la conseguenza della difficoltà di accumulare le risorse finanziarie necessarie al pagamento di tutti i lavori previsti. Là dove i conti riportano contratti di lavoro completi si trovano spesso le clausole relative alle eventuali interruzioni dei lavori dovute a carenze di fondi, e si prevedono regolarmente indennizzi per gli artigiani costretti all'inattività. Proprio la costanza e regolarità degli interventi è un altro dei dati che emergono con chiarezza dai conti. È vero che siamo di fronte ad una co– struzione realizzata praticamente dai nulla che si sta cercando di trasformare in una vera e propria sede abituale di corte. Ma l'impressione è quella di una girandola di interventi pressoché continua. Vani, stanze, arredi, si trasformano o si rifanno a volte dieci o quindici anni dopo che li si era fatti per la prima volta ex novo. Un'ultima serie di indicazioni di carattere generale è poi quella relativa ai modi di organizzazione e alle tipologie dellavoro. Qui i dati di Ripaille confermano quelli che abbiamo rintracciato su tutti gli altri cantieri che abbiamo esaminato. I lavori, quando estesi, venivano divisi in lotti separati, affidati a maestranze diverse, operanti di solito separatamente le une dalle altre. Impressionante anche l'estensione dei lavori di carpenteria, molto superiore a quanto di solito non si immagini, e spesso addirit– tura predominante rispetto ai lavori di muratura. Cosl del tutto irnprevisto il ruolo assolutamente straordinario degli interventi di "plastratura''. Ci si chiede il motivo della grande diffusione di queste "plastrature", che dovremmo interpretare come intonacature fini, a base di gesso, che si potreb– bero anche definire stuccature e che dai conti vediamo essere state richieste un po' dovunque, anche in luoghi dove facciamo fatica ad immaginarcele, soprattutto sulle strutture e sui rivestimenti lignei. Difficile dace una risposta univoca, ma un sugge– rimento sembra v~nire da una precisazione contenuta negli stessi conti laddove si dichiara che nelle pareti e sul soffitto della loggia si erano messi pali e "viginti duo– denarum fassorum virgarum coudree ... ad recipiendum et sustinendum plastrum gree ... ad periculum ignis evittandum" 194 • Tra l'altro la segnalazione dell'impiego t94 BRUCHET M. 1907, p. 350.
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