Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2010

62 Bruno Orlandoni di fasci "di verghe" ci permette di immaginare la realizzazione di un vero e proprio rivestimento cannicciato. 18.8 GLI CHALLANT E ALTRE PERSONALITÀ VALDOSTANE ALLA CORTE DI RIPAILLE Mi pare evidente anche un ulteriore motivo per cui l'analisi dei conti delle ca– stellanie riveste un'importanza assolutamente primaria nell'ambito della ricerca sulla storia della Valle d'Aosta tardomedievale. Questo motivo è la presenza nei conti stessi di una quantità impressionante di informazioni relative a quei valdostani che ope– ravano come alti funzionari della corte sabauda. In particolare si puo affermare che, almeno dalla metà del Trecento al 1420 circa, praticamente non esista conto in cui in qualche modo non appaiano Aimone, Ibleto, Bonifacio o Amedeo di Challant. Davvero a buona ragione Guido Castelnuovo ha potuto definire gli Challant "veri reggitori della contea a cavaliere del Quattrocento" 195 • Le presenze non riguardano solo i computa delle castellanie valdostane. Gli Chal– lant erano castellani e balivi del Chiablese e di Vaud, di Chambéry e di Avigliana, Susa, Rivoli. Non solo. Spesso per comodità contabile o per esigenze di reperimento di dena– ro liquido, spese relative ad una castellania erano dirottate sul bilancio di castellanie vi– cine. Esistono poi estese serie di conti esterne ai rotoli delle stesse castellanie. Anzi, ho già osservato in passato come, soprattutto per quanto riguarda le costruzioni, i computa dei castellani contengano di solito l'ordinaria amministrazione, limitata alle spese di manutenzione, mentre le campagne costruttive di maggior impegno economico erano spesso oggetto di un'amministrazione autonoma, affidata ad un magister operum eletto ad hoc, che registrava isolatamente tutte le proprie spese rendendole poi direttamente alla Camera dei Conti senza passare per il tramite delle castellanie. Una lettura incrociata, attenta, dei diversi conti, quando sarà condotta in manie– ra più sistematica, potrà portare a risultati per ora veramente impensabili. Non penso tanto a scoperte su singoli eventi, quanto alla possibilità - a mio avviso ben più im– portante- di ricostruire l'intero tessuto connettivo di conoscenze, rapporti, frequen– tazioni che costituiva il terreno sociologico e la base informativa e operativa, in altri termini l'humus, su cui è poi fiorita la cultura portata in Valle dagli stessi Challant. In questo senso vorrei raccomandare a chiunque dovesse intraprendere ex novo lavori in questa direzione, di non lasciarsi ingannare dalla facile banalità dei confini geopolitici o linguistici odierni. Se una cosa ho cercato di fare in trent'anni di ricerche sulla Valle d'Aosta è stato dimostrare che la Valle d'Aosta la si studia guardando fuori dalla Valle stessa. Il tardogotico aostano lo si capisce studiando Parigi, Dijon, Bourges, Praga, Buda, Milano, Norimberga o le Fiandre. Non puo non venire alla mente il solito 195 CASTELNUOVO G. Ufficiali egentiluomini. La società politica sabauda ne! tardo medioevo, Milano 1994, p. 163.

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