Bollettino della Soprintendenza

97 hanno evidenziato anzitutto la presenza, nell’estremo angolo nord-est dell’ambiente, di una probabile scala per l’accesso ad una soprastante cantoria, precorritrice di quella ottocentesca. In base alle tracce emerse è possibile ipotizzare uno sviluppo della scala su due rampe, che permettevano di raggiungere una quota superiore ai 3 m. Quasi certamente la struttura doveva essere lignea con mensole inglobate nelle murature perimetrali, coadiuvate da elementi verticali di cui rimane forse traccia in un foro nella pavimentazione riutilizzato in epoca successiva. Ad eccezione della scala ora descritta, in un primo tempo tutta la navatella laterale doveva essere libera da strutture, situazione destinata a modificarsi sostanzialmente nel corso di successive risistemazioni dello spazio, che portarono, mediante la costruzione di un setto divisorio in appoggio tra la parete nord e il pilastrino meridionale, a creare due piccoli ambienti (fig. 5). Quello orientale una probabile piccola cappella separata dalla navata centrale, con un altare posto contro la nuova parete divisoria fronteggiante l’accesso alla scala della cantoria; quello occidentale riconvertito alla funzione di spazio sepolcrale, mediante la costruzione di un loculo contro la parete settentrionale9 (fig. 6). L’ipotesi che proprio questa cappella alloggiasse le spoglie della famiglia Vagina-Émarèse, rimane, per l’appunto, tale, in assenza di qualsivoglia possibilità di conferma.10 1) Progettista dell’intervento era l’architetto Rossana Oggiani, in collaborazione con il geometra Aldo Roux, mentre l’impresa esecutrice dei lavori era la società C.I.M.A. S.n.c. di Érésaz (Émarèse). 2) Su progetto dell’architetto valsesiano Lancia (E. BRUNOD, Bassa valle e Valli laterali II, ASVA, vol. V, Quart 1987, p. 307). 3) Laddove sondato, al margine meridionale dell’edificio, il deposito di macerie supera il metro di profondità. Si tratta di uno scarico intenzionale, concomitante al cantiere di ricostruzione della chiesa, funzionale al raggiungimento del livello necessario alla realizzazione del nuovo piano di calpestio. 4) In realtà però all’interno della tomba in muratura le bare esistenti sono risultate essere solamente due. Per le informazioni storiche si veda G. ANTONIONO, Dal villaggio al blasone: vicende storiche, politiche ed economiche della famiglia Vagina di Bairo baroni di Émarèse, Torino 2016. 5) Il campanile presenta un forte disassamento rispetto all’allineamento delle altre porzioni strutturali, ma la sua inclinazione sembrerebbe determinata dall’esistenza di un poderoso affioramento roccioso che ne ha condizionato la costruzione. 6) All’epoca della costruzione quattrocentesca l’aula doveva trovarsi ad una quota inferiore rispetto al suolo di calpestio esterno. L’assialità dell’ingresso rispetto all’intero edificio è inoltre accentuata dalla perfetta rispondenza con la posizione della base dell’altare riportata in luce all’estremità opposta. 7) Secondo quanto riporta il Brunod, tralasciando le notizie di un’assai antica chiesa dislocata a Sommarèse, la prima attestazione di una parrocchia ad Émarèse, intitolata alla Beata Vergine e non a San Pantaleone, risalirebbe al 1443, contenuta in un atto di concessione di franchigie (BRUNOD 1987, p. 306). 8) La notizia dell’esistenza nei pressi della chiesa di una cappella dedicata a san Grato, citata in una visita pastorale nel 1596 (BRUNOD 1987, p. 306), sebbene sia suggestiva, non autorizza ad identificarla con sicurezza con l’ambiente portato in luce nel corso di questo intervento. 9) Tale loculo doveva contenere una bara lignea della quale sono rimaste tracce, del legname e dei ferri, sulla superficie pavimentale. 10) È verosimile tuttavia che la realizzazione del loculo sia poco distante, in termini temporali, dalla costruzione dell’edificio, almeno a giudicare dall’assenza di patine sugli intonaci obliterati dalla nuova muratura, i cui colori ancora molto vivi non consentono di immaginare un periodo di esposizione durato parecchi secoli. Per ipotizzarne un utilizzo come tomba famigliare per i baroni Vagina-Émarèse, bisogna dunque immaginare un cambio di “proprietà” dello spazio nel corso della storia dell’edificio. *Collaboratore esterno: Mauro Cortelazzo, archeologo. 6. Il loculo contro la parete settentrionale dell’edificio. (P. Gabriele)

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