100 Vorrei precisare che racconto queste esperienze (che magari a qualcuno possono servire) non per piangermi addosso e/o per un non ben precisato senso paternalistico ma semplicemente per rappresentare la realtà dei fatti che ho vissuto, passando attraverso la sfera emotiva, cercando di focalizzare l’attenzione e sintetizzare le sensazioni interiori che mi hanno condotto a fare alcune scelte in ambito lavorativo, di cui sono pienamente soddisfatto nonostante le difficoltà. È in tal senso che a un certo punto l’accettare la propria inadeguatezza è doveroso e rappresenta una giusta presa d’atto dei limiti che con il tempo aumentano. Ma anche il processo di chiarificazione della coscienza arriva finalmente e felicemente al suo epilogo e comprendi che comunque vada la tua vita lavorativa ha avuto e ha ancora un significato e una direzione. All’orizzonte vedi la pensione (il mare) che è sempre più vicina e nonostante le “tossine” accumulate durante il percorso ci metti tutto quello che hai e/o ti rimane per cercare di concludere in ogni caso il percorso, fornendo un servizio alla comunità che ti paga per questo. I contenuti che seguono rappresentano il tentativo di delineare una sintesi finale del percorso fin qui effettuato, che attiene non già alla tecnica adottata durante il lavoro o alle singole azioni, ma bensì alla capitalizzazione delle esperienze effettuate inerenti all’etica e ai comportamenti, al significato finale e alle ricadute che questi inducono all’interno di un contesto relazionale e complesso come quello di un ente pubblico come la Soprintendenza (perché questa è la mia esperienza, ma son quasi certo che tali considerazioni valgano anche per il settore privato). Preciso, a scanso di equivoci, che la strada percorsa è stata ripida ma non impossibile, difficile ma mai eroica, percorsa da un individuo normale come me, che a volte si scopre anche caratterialmente fragile e per certi versi incoerente. Nulla di particolare, quindi, anche perché ho fatto semplicemente il mio lavoro. Nel corso della vita è necessario impegnarsi e non perdere mai la fiducia nel domani Le condizioni base per arrivare a tale risultato in generale sono: - essere pazienti e gentili (non sempre ci sono riuscito), cercare di non perdere mai la calma, intesa come capacità di sopportare e resistere e mantenersi saldi anche nelle avversità, riuscire a mantenere dritta la barra del timone; - essere pronti a soffocare il proprio innato orgoglio e essere disposti anche a cambiare idea se occorre; - vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, essere ottimisti, e perché no, anche allegri e saper cogliere le sfumature umoristiche che in fondo la vita ci offre ogni santo giorno. Cercando di capitalizzare, affinché non venga persa, l’esperienza che quotidianamente ho vissuto per diversi anni durante il mio percorso lavorativo, quasi al termine della strada scelta, vorrei tentare di descrivere in una breve sintesi i punti che ritengo salienti di questo cammino interiore, per lasciare semplicemente una testimonianza o se volete uno spunto di riflessione, senza alcuna pretesa di essere né esaustivo, né completo e neppure, se volete, ascoltato, anche perché «le storie non esistono se non vengono raccontate».2 Ma lasciare questa esperienza a chi? A qualsiasi individuo, essere umano, che con ruoli assolutamente diversi (pubblico, privato, scientifico, tecnico, politico, religioso, ecc.) in questa società voglia provare a riflettere su questi argomenti nell’ottica di dare il proprio contributo condividendo e/o contrastando, anche nettamente, questo modo di pensare e vivere. 1) L’esame di coscienza. Per chiunque voglia intraprendere un percorso simile è fondamentale fare una profonda riflessione introspettiva. Prima di tutto sarebbe opportuno mettersi davanti allo specchio e capire intimamente chi sei, cosa puoi fare e dove vuoi andare e subito dopo essere disposto a superare degli ostacoli con i relativi sacrifici per tendere al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Tale consapevolezza deve necessariamente essere messa a fuoco dentro se stessi. 2) Un’altra domanda a cui si dovrebbe tentare di rispondere è: sei soddisfatto della tua vita lavorativa? Sei appagato dal percorso che stai facendo? Se la risposta è positiva significa che ciò che stai facendo va già più che bene. Per te non c’è bisogno di un esame di coscienza sei già nell’alveo giusto. Se, invece, la risposta è negativa devi provare a trovare un’altra strada, metterti in gioco con le tue possibilità, con la tua esperienza (le nostre esperienze sono beni immateriali e parte di noi e sono il bene più grande dell’insieme di tutti i beni materiali) e il tuo sapere, con la tua capacità di sacrificio, con la tua mente, il tuo corpo, il tuo spirito e il tuo cuore. In definitiva devi provare ad elaborare un nuovo progetto per la tua vita lavorativa. Questo atteggiamento può avere un potenziale infinito. 3) Inoltre devi avere coscienza della direzione che vuoi intraprendere, come si dice oggi, devi avere una vision che in qualche modo ti indichi dove vuoi andare. Subito dopo è indispensabile precisare un obiettivo vero e profondo (una mission) che contempli il proprio bene, ma in particolare una utilità/vantaggio per la collettività in cui vivi, ed esplicitare, in qualche modo, perché lo vuoi. 4) Per proseguire su questa strada devi anche avere una propensione al rinnovamento. Oggi in questa Italia che sta progressivamente diventando più vecchia, dove le nascite sono sempre meno e i decessi sempre di più, vi è una urgente necessità di un ricambio generazionale, anche se il sistema non è in grado e non vuole assecondare questo processo del sapersi rinnovare. I giovani, che sono banalmente il futuro di questa società, devono avere la forza di accreditarsi come future guide del Paese in tutti i settori, nessuno escluso, ma solo per capacità, competenza e meritocrazia e noi, “un po’ meno giovani”, dobbiamo assolutamente favorire questo processo. 5) Il concetto/tema della responsabilità è uno degli argomenti centrali nel lavoro e in generale nella vita. Da sempre (e quanto mai oggi) non è eticamente plausibile sottrarsi alle proprie responsabilità o, come si
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