Bollettino della Soprintendenza

109 architettonica del complesso castellano dall’epoca romana al XVI secolo.2 È utile in questa sede ricordare come proprio quegli studi avessero messo in evidenza l’esistenza di un nodo strutturale particolarmente complesso in questo settore del castello, legato da un lato alla presenza di una canalizzazione, o fossato, adiacente il lato settentrionale del maniero - a sua volta connesso alla nascita in questo punto a cavallo tra XIV e XV secolo di una torre delle latrine - dall’altro all’inserimento tardo della cosiddetta “Torre dei Vescovi”, il grande volume aggiunto quasi certamente solo a XVI secolo avanzato presso l’angolo nord-orientale del palazzo. La presenza di un collegamento verticale in questa posizione, per di più obliterato in un momento impreciso, ha portato alla decisione di approfondire, per quanto possibile visti i vincoli museali del contesto, l’analisi del volume scalare, con l’intento di valutarne l’epoca di realizzazione e di dismissione, nonché l’eventuale recupero, anche con funzione museale, all’interno del nuovo percorso. A tale scopo, accanto alle operazioni di rilievo grafico, sono stati impostati alcuni limitati sondaggi sulle murature del vano, finalizzati al riconoscimento degli appoggi murari. Inoltre si è ampliata l’operazione di documentazione comprendendo anche il locale soggiacente la scala a chiocciola, attualmente rappresentato da un atrio di forma trapezoidale con sviluppo est-ovest, aperto a ovest sulla corte del castello (fig. 9). Complice l’ovvia impossibilità di procedere ad una rimozione degli intonaci coprenti, l’analisi non ha restituito informazioni definitive. Se è apparso evidente come la volta del vano inferiore e la scala a chiocciola abbiano coesistito dalla realizzazione di questa fino alla sua eliminazione, le tracce individuate sugli intonaci del vano voltato certificano la trasformazione piuttosto recente di quest’ultimo in atrio di passaggio, avvenuta solo a seguito della demolizione della scala medesima. In precedenza l’ambiente doveva essere chiuso a ovest, verso il cortile, da un probabile cancello ligneo immorsato nella parete, e terminare a est in corrispondenza di una muratura, o di un’intelaiatura lignea, necessaria al sostegno della rampa scalare rettilinea in discesa da nord verso sud. Sono ancora evidenti, infatti, le tracce delle connessioni della struttura scalare sulle pareti, nonché le due aperture del condotto, a nord nella volta a botte e a sud a fianco della porta attualmente esistente e che immette nei corpi di fabbrica orientali (figg. 10-11). Tra le altre anomalie evidenziate, la presenza di una serie di buchi di ampie dimensioni, anch’essi risarciti, sulle pareti nord e sud dell’atrio, in posizione tra loro speculare e ad intervalli pseudoregolari, ma ad altezze via via inferiori da est verso ovest. La stessa quota di imposta, in discesa verso ovest, si trova anche nelle tracce rettilinee che, sulle medesime pareti, indicano una ripresa degli intonaci nelle porzioni inferiori del vano. In conclusione, è verosimile che l’originale piano di calpestio dell’ambiente, come detto di dimensioni minori dell’attuale e terminante in coincidenza della scala a chiocciola, fosse posto ad un livello maggiore dell’attuale e in lieve pendenza da ovest, dove coincideva con la quota del cortile esterno, verso est. La soluzione oggi osservabile nell’atrio, con sette gradini a scendere dal cortile fino al lastricato pianeggiante, deve essere dunque frutto di una modifica successiva. 9. Vano voltato al piano terra. (D. Marquet) 8. Vista zenitale della scala al primo piano. (D. Marquet)

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