119 L’Oratorio di Marguerite de La Chambre (fig. 22 n. 2 e fig. 25) è stato allestito con gli arredi presenti nell’inventario redatto nel 1911, alla morte di Avondo: una branda, un tavolino e uno sgabello pieghevole da pittore, ai quali si sono aggiunti i colori rinvenuti nella Garde robe del castello assieme ad altri oggetti personali di Avondo. Qui è consentito solo l’affaccio del pubblico per ammirare gli affreschi tardo-quattrocenteschi. La prima stanza dopo l’ingresso (fig. 22 n. 3 e figg. 26-27), la Garde robe de la chambre de La Chambre, è un ambiente completamente graficizzato grazie alla sovrapposizione su piani differenti di Lumilite, tessuti tesi su telai in alluminio retroilluminati da un pannello led. Sulle pareti si snoda una linea del tempo con la cronologia sinottica della storia ottocentesca del castello e la biografia di Avondo. A partire dal 1872, anno dell’acquisto del monumento, le due cronologie si sovrappongono anche visivamente attraverso la disposizione dei Lumilite: sullo sfondo gli eventi relativi al castello, in primo piano le vicende salienti della vita del personaggio. L’installazione è completata da oggetti reali, in parte inseriti entro vetrine: la tavolozza di Avondo, suppellettili da tavola in ceramica e vetro da lui fatte realizzare per l’arredo del castello, il dipinto A Lozzolo del 1870, appositamente acquistato dall’Amministrazione regionale nel 2017.8 Lo specchio convesso, ispirato al celebre esempio dei coniugi Arnolfini di Van Eyck, ci rammenta che noi vediamo il castello tardo-medievale di Georges de Challant attraverso il riflesso della cultura e della sensibilità di Avondo e dei suoi contemporanei. Nel piccolo vano di passaggio (fig. 22 n. 4 e fig. 28), per il quale è previsto solo l’affaccio da parte del pubblico, il pavimento è ricoperto con una superficie specchiante per sottolineare l’effetto “a scatola” della decorazione a finte tarsie marmoree che riveste interamente le pareti, altrimenti non percepibile, e per meglio vedere il soffitto ligneo a cassettoni. 26. 27.
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