123 L’ambiente (fig. 22 n. 5 e figg. 29-30) è dedicato alla presentazione della “lieta brigata” degli amici di Avondo che frequentavano assiduamente il castello e collaborarono al suo ripristino: Federico Pastoris, Alfredo d’Andrade e Casimiro Teja, insieme nella foto scattata intorno al 1870, in occasione di una delle numerose gite in montagna condivise.9 Sull’immagine si sovrappone l’alpenstock di Avondo, che era conservato insieme con altri oggetti personali nella Garde robe de la Tapysserie del castello. Su un grande schermo Lumilite è riprodotto un mosaico di firme, biglietti da visita, lettere e altri documenti, per lo più tratti dal fondo Avondo già nel castello, che fanno rivivere i rapporti tra i personaggi, i loro soggiorni a Issogne e le escursioni effettuate insieme. La parete fa da fondale a quattro postazioni con gli appositi cilindri per scoprire da vicino, attraverso il principio dell’anamorfosi, i volti delle singole figure. Il locale nella torre angolare (fig. 22 n. 6 e figg. 31-32) è dedicato al Ritorno di Terra Santa di Federico Pastoris, alla figura e all’opera del pittore. La biografia dell’artista si dispiega sul grande telo che scherma la finestra, mentre il Lumilite sulla parete presenta un approfondimento sul dipinto, illustrato nella sua genesi concettuale, nel divenire della sua stesura pittorica e nelle vicende storiche attraverso le quali è giunto nelle collezioni regionali. Un breve filmato, montato su un precedente video della società Docfilm di Joseph Péaquin, riassume le fasi salienti dell’intervento di restauro, condotto da Maria Gabriella Bonollo e Achille Gallarini. Il vano scala (fig. 22 n. 7 e fig. 33) che nel corridoio di passaggio scendeva al piano terreno è stato coperto ottenendo lo spazio per un’installazione multimediale a pavimento, fruibile dal pubblico che si affaccia al parapetto trasparente che recinge l’area.10 Questa sezione è dedicata interamente ai fratelli Giacosa, il drammaturgo Giuseppe e Piero, pittore dilettante e medico illustre, anch’essi membri della “lieta brigata”. Una caleidoscopica sequenza di immagini, accompagnata dalla voce narrante, evoca i personaggi sul duplice piano delle vicende private e della vita pubblica.11 Nella camera da letto (fig. 22 n. 8 e fig. 34) che Avondo occupava durante i suoi soggiorni al castello, sono esposti alcuni suoi oggetti di uso personale e i giochi utilizzati come passatempo con gli amici, tra cui i gustosi scacchi “fatti in casa” con figurine disegnate, ritagliate e incollate su basi che riutilizzano i pezzi numerati della tombola.12 Il letto, prima collocato assieme agli altri mobili nella Camera di Marguerite de La Chambre, è una copia di quello visibile nella Sala del re di Francia, splendido arredo tardoquattrocentesco con lo stemma degli Challant-Ussel proveniente con ogni probabilità dal castello di Ussel e acquistato da Avondo presso un contadino del luogo. Per Issogne Avondo ne aveva fatto realizzare due copie, l’altra delle quali occupa oggi la Camera della contessina Jolanda. Conclude il percorso di visita la scenografica Sala d’Armi (fig. 22 n. 9 e fig. 35), dove Avondo aveva esposto la sua collezione prediletta, quella di armi antiche, che occupava in origine tre rastrelliere. Per evocare la presenza di una raccolta un tempo più ricca, alla rastrelliera allestita nel 1998 con le armi rimaste ne è stata aggiunta una seconda vuota, anch’essa recuperata nei magazzini del castello e restaurata, cui fa da sfondo una superficie specchiante che duplica virtualmente i pezzi. Un altro specchio/monitor analogo a quello della prima sala illustra il progetto museografico di Avondo attraverso le fotografie di Vittorio Ecclesia, eseguite tra 1882 e 1884, alla conclusione dei lavori di recupero del castello ispirati a criteri quasi modernamente filologici.13 Le immagini sono accompagnate da un audio in prima persona: questo congedo ideale del “padrone di casa” serve anche a raccordare visivamente l’ambiente alle sale del percorso di visita tradizionale del castello, in ciascuna delle quali è presente la fotografia di Ecclesia dell’allestimento ottocentesco. 1) In proposito si vedano: A. ALESSI, C. CREA, R. CRISTIANO, M.P. LONGO CANTISANO, L. PIZZI, D. VAUDAN, N. SERIS, Federico Pastoris, Ritorno di Terra Santa, 1880. Le indagini scientifiche e la progettazione del restauro, in BSBAC, 9/2012, 2013, pp. 187-196 e A. VALLET, R. CRISTIANO, M.P. LONGO CANTISANO, S. BARBERI, M.G. BONOLLO, A. GALLARINI, Un percorso di tutela e valorizzazione intorno al Ritorno di Terra Santa di Federico Pastoris, in BSBAC, 11/2014, 2015, pp. 176-189. 2) M. CORTELAZZO, R. PERINETTI, L’evoluzione del castello di Issogne prima di Georges de Challant, in R. BORDON, O. BORETTAZ, M.-R. COLLIARD, V.M. VALLET (a cura di), Georges de Challant: priore illuminato, Atti delle Giornate di celebrazione del V Centenario della morte 1509-2009 (Aosta e Issogne, 18-19 settembre 2009), in Documenti, 9, Aosta 2011, pp. 23-49. 3) Si veda in questo volume R. CRISTIANO, R. GIORDANO, Restauro degli scacchi appartenenti alla collezione del castello di Issogne. 4) R. BORDONE, Lo specchio di Shalott. L’invenzione del Medioevo nella cultura dell’Ottocento, Napoli 1993, pp. 11-13. 5) Afferma Carlo Bertelli: «Credo che il sogno sia una componente importante di ogni storia. E questo vale anche per il Medioevo. O meglio, per il recupero che si è fatto del Medioevo» (cit. dall’intervento Sogno medievale, l’importanza dello studio e della ricerca nella ricostruzione storica, Pavone Canavese, 4 giugno 1997). 6) BORDONE 1993, p. 11. 7) Sul percorso si veda anche S. BARBERI, D. GIACHELLO, Il castello dei Sogni. Un nuovo percorso di visita al castello di Issogne, in A&RT, anno 152, LXXIII-1, aprile 2019, pp. 50-55. 8) S. BARBERI, A Lozzolo: un dipinto di Vittorio Avondo per il castello di Issogne, in BSBAC, 14/2017, 2018, pp. 136-140. 9) Per gentile concessione dell’Archivio Fotografico Fondazione Torino Musei, fondo D’Andrade. 10) L’analisi della complessa morfologia di questa scala si deve, in questo stesso articolo, a Gabriele Sartorio, si veda supra. 11) Alcune fotografie per gentile concessione dell’Archivio fotografico del Comune di Colleretto Giacosa (Torino). 12) Si veda nota 3. 13) Su questa campagna fotografica si vedano: S. BARBERI, Declino e rinascita nel corso del XIX secolo, in EADEM (a cura di), Il castello di Issogne in Valle d’Aosta: diciotto secoli di storia e quarant’anni di storicismo, Documenti, 4, Torino 1999, p. 95; P. CAVANNA (a cura di), Vittorio Avondo e la fotografia, Torino 2005, pp. 29-35. Si vedano anche P. CAVANNA, “Invece di leggere la storia nei libri”. Fotografia e museografia in Piemonte intorno al 1884, 2006, (on line) http:// www.pierangelocavanna.it/2016/01/31/invece-di-leggere-la-storianei-libri-fotografia-e-museografia-in-piemonte-intorno-al-1884-2006/; IDEM, Un poco fuori fuoco. Torino 1884-1898: dalla fotografia d’arte alla fotografia artistica, 2013, (on line) http://www.pierangelocavanna. it/2016/02/21/un-poco-fuori-fuoco1-torino-1884-1898-dalla-fotografiadarte-alla-fotografia-artistica-2013/. *Collaboratrice esterna: Sandra Barberi, storica dell’arte.
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