137 Jean-Gaspard Sarriod de La Tour de Bard, pseudo conte indebitato Anche il giovane Jean-Gaspard, intanto, aveva fatto strada. Battezzato il 20 ottobre 1689, divenne maggiorenne verso il 1708. Gli anni successivi sono poco documentati: attorno al 1715 egli commissionò forse dei lavori alla cappella del castello e nel dicembre di quell’anno lo incontriamo per la prima volta come attore in un contratto di affitto concernente dei beni ad Arvier;17 nel 1720 divise parte dei beni paterni con il fratello Philibert-Amédée, per la costituzione del patrimonio clericale di quest’ultimo.18 Nel 1722 fu nominato alfiere nel reggimento provinciale d’Aosta, cioè nella locale «milice»;19 dovette però lasciare presto la Valle d’Aosta perché entrò nel reggimento delle Guardie, ove servì per cinque anni nella prima compagnia («Gentiluomini Arcieri»), sotto il comando del marchese Maillard de Tournon.20 In effetti nel 1725 era a Torino, tra i «gentilhommes de la Garde de Sa Majesté», quando il cognato Jean-Baptiste de Tillier gli scrisse pregandolo di riguardarsi, di risparmiare il suo fisico fiaccato dai duri esercizi militari e di preoccuparsi della continuazione della stirpe essendo lui «pour ainsy dire» l’unico della famiglia; evidentemente l’altro rampollo, Claude-Antoine, non godeva di molta considerazione.21 Congedato dalle Guardie nel 1727 Jean-Gaspard tornò ad Aosta e per i servizi resi fu nominato luogotenente del reggimento della «milice», ove ricoprì anche il grado di capitano della compagnia di Aosta.22 Il servire nelle Guardie era motivo di prestigio e sviluppava un forte cameratismo: nel 1728 Jean-Gaspard continuava a definirsi «garde corps de Sa Majesté» e ancora nel 1736, nove anni dopo il suo congedo, un certo Dusillion Duchatel in servizio nelle Guardie, nel raccomandargli un Francescano, si rivolse a Jean-Gaspard chiamandolo «très cher camarade» e promettendogli fedele aiuto nel caso si presentasse al quartiere per qualsiasi bisogno.23 Il 30 maggio 1728 Jean-Gaspard sposò Marie-Madelaine, figlia primogenita di Jean-Baptiste de Tillier, il quale divenne così allo stesso tempo suo cognato e suocero.24 Non sappiamo se il doppio legame matrimoniale abbia indotto il De Tillier a magnificare oltremodo il lustro dei parenti acquisiti; di certo questo spiega il libero accesso che lo storico ebbe al castello e agli archivi dei Sarriod de La Tour, negli anni in cui stava redigendo il celeberrimo Nobiliaire. Nel maggio 1729, come si è detto, morì il signore ClaudeAntoine lasciando quali immediati congiunti la moglie Marie-Antoinette Passerin, la sorella Victoire-Isabelle vedova Battiani e il nipote Jean-Gaspard de La Crête, figlio dell’altra sorella Jeanne-Delibre, da poco rientrato nel ducato dopo essersene allontanato da giovane.25 A quel punto il giovane Jean-Gaspard de La Tour, proclamandosi unico erede maschio della famiglia, rivendicò la successione nei feudi e nelle giurisdizioni del cugino, rinunciando però all’eredità personale per non accollarsi i debiti del defunto. Sembra che non si sia limitato ai proclami ma abbia prontamente allungato le mani sui beni del de cuius, riscuotendo redditi e appropriandosi di effetti personali tra cui due ritratti di famiglia appesi dietro il letto di Claude-Antoine.26 Alle pretese di Jean-Gaspard si opposero il procuratore fiscale nonché i citati Marie-Antoine Passerin, Jean-Gaspard de La Crête e Victoire-Isabelle de La Tour/Battiani: il primo chiedeva la riduzione dell’intera eredità nelle mani del fisco regio al fine di tutelare i creditori di Claude-Antoine; la seconda e il terzo rivendicavano la successione sostenendo l’ereditarietà per linea femminile dei feudi nobili, la quarta esigeva il pagamento delle sue ragioni vedovili, ancora non corrisposte, e la celebrazione delle messe di suffragio per il defunto, a cui nessuno aveva provveduto. Ne discesero tre cause civili, in seguito unificate, dibattute prima ad Aosta e poi in seconda istanza a Torino. La sentenza, pronunciata nel 1733, fu favorevole a Jean-Gaspard tuttavia si ebbero strascichi giudiziari sino al 1740, quando la vedova Maria-Antoinette Passerin ancora abitava nella porzione di castello appartenuta a Claude-Antoine.27 Nel frattempo altri processi si erano innescati ed erano approdati a Torino: una causa per la giurisdizione su Planaval d’Arvier e la miniera dell’Orfeuille, nella Valgrisenche, intentata contro i De Blonay, nobili originari del Chiablese che erano succeduti ai signori d’Avise, e un’altra causa contro alcuni contadini di Aymavilles circa il possesso delle «îles» della Dora sotto il castello Sarriod de La Tour, nei pressi dell’imbocco del ru de Sarre. Tutte vicende giudiziarie che nel decennio 1730-1740 costrinsero JeanGaspard a frequenti soggiorni nella capitale e che diedero luogo a una fitta corrispondenza con i suoi avvocati e procuratori.28 Come già aveva fatto il cugino, anche Jean-Gaspard prese a chiamarsi De Sarriod de La Tour de Bard e a titolarsi abusivamente conte, non tanto negli atti ufficiali (almeno inizialmente) quanto in quelli privati e nella corrispondenza.29 Non tutti, però, assecondarono la sua auto elevazione: se in genere i suoi avvocati torinesi si premuravano di indirizzare la corrispondenza a «Monsieur le comte Sarriod de La Tour de Bard», il suocero/cognato Jean-Baptiste de Tillier, fine conoscitore della nobiltà valdostana, si limitava a chiamarlo «Monsieur de La Tour Sarriod» nella corrispondenza ufficiale e «Très cher frère» in quella privata.30 Dal 1743 Jean-Gaspard sedette nel Conseil des Commis e, com’era d’uso nella nobiltà, continuò ad avere incarichi militari, con alterne fortune. Non partecipò alla guerra di successione polacca (1733-1735) essendo stata allora affidata inspiegabilmente la sua luogotenenza a «monsieur Caravin», ma prese parte a quella di successione austriaca (1740-1748) col grado di colonnello e comandante in capo di un contingente di mille uomini, cioè dieci compagnie, attribuitogli il 22 ottobre 1744.31 Fu probabilmente dopo questa nomina che egli prese a utilizzare un nuovo blasone, partito di Sarriod de La Tour e d’azzurro all’aquila nera, al capo di Bard, sormontato da una corona comitale a nove perle. Se il capo dello scudo derivava dalla pretesa discendenza dagli antichi signori di Bard e la corona perlata dal titolo (usurpato) di conte, l’aquila nera in campo azzurro potrebbe derivare dalla nomina a colonnello giacché tale stemma compariva, appunto, sulla bandiera colonnella di tutti i reggimenti dell’esercito sabaudo ad esclusione delle Guardie. Il nuovo blasone oltre a figurare in alcuni sigilli di cera, è riprodotto sulla cappa del camino della saletta al primo piano della torre antica (fig. 1).32
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