138 L’ultimo decennio di vita di Jean-Gaspard fu tormentato dalla costante crisi di liquidità e dalle assillanti richieste di creditori. Le entrate derivanti dai canoni feudali erano scarse, circa 1.000 lire annue non sempre esigibili, ai quali si aggiungevano i proventi della vendita del vino, soprattutto moscato, legati però alla stagionalità.33 La paga dell’impiego militare era più nominale che reale: essa era prevista solo in caso di «guerre guerroyée» mentre i dispendiosi soggiorni ad Aosta per la levata e l’addestramento delle truppe nonché il semplice dispiegamento di forze alla frontiera non determinavano nessun compenso; tanto che per la partecipazione alla lunga guerra di successione austriaca nessun emolumento fu mai effettivamente liquidato a Jean-Gaspard, benché con brevetto del 23 agosto 1745 gli fosse stata assegnata una paga mensile di 80 lire e nonostante egli avesse passato molti mesi sui colli montani. Già prima del 1729 i Sarriod de La Tour erano indebitati, e non solo a causa del prodigo Claude-Antoine. Anche il canonico Amédée-Philibert, infatti, aveva ripetutamente fatto ricorso al prestito e lo stesso Jean-Gaspard batté per tre volte cassa alla prevostura del Gran San Bernardo, nel 1715 e nel 1722; in quest’ultimo caso il bisogno di denaro coincise singolarmente con la sua partenza per il reggimento delle Guardie, e proprio a Torino egli si trovava nel marzo del 1727 quando si fece prestare 350 lire dai mercanti ebrei Bachi e Pescarollo.34 Con i lunghi processi sostenuti tra 1730 e 1740 la situazione precipitò; basti pensare che il solo contenzioso per la miniera dell’Orfeuille costò 2.578 lire, senza contare il «sétier» di moscato regalato da Jean-Gaspard al sostituto procuratore generale della Camera dei Conti nella speranza che il gesto lo potesse «favoriser dans l’expedition de ses conclusions».35 Oltretutto la causa dell’Orfeuille andò male,36 e miglior fortuna non ebbe il tentativo di subentrare nei feudi dell’ultimo signore di Pont-Saint-Martin, scomparso il 27 settembre 1737.37 Le spese per mantenere una famiglia aristocratica «suivant sa condition» erano ingenti, soprattutto per il vestiario; la vita mondana del resto comprendeva anche il gioco d’azzardo, a cui Jean-Gaspard si dedicava con alterne fortune. Il prestigioso ingresso nel Conseil des Commis, d’altro canto, ancor prima di procurargli qualche vantaggio, comportò l’apprestamento per i suoi nuovi confratelli di un sontuoso banchetto a base di pernici, piccioni, capponi, tacchini, beccacce, tartufi, spezie, cioccolato, marzapane, agrumi e vini pregiati, per una spesa di oltre 150 lire.38 La ricerca di contanti divenne così affannosa: oltre a richiedere prestiti ad amici e reclamare aiuti dai sudditi, con scarso successo, Jean-Gaspard diede in affitto le terre non ancora infeudate e ricorse pure inutilmente al ministro Bogino per vedersi liquidata la paga da ufficiale.39 Costanti divennero anche il malvezzo di non onorare i propri debiti e le conseguenti citazioni in giudizio, come quella di Nicolas Vacher, prevosto vacante del Gran San Bernardo, che nel 1737 ebbe a scrivere: «Bien des gens me font entendre que vous ne mettez jamais en devoir de nous satisfaire si nous ne vous y contraignons par la voye de la justice».40 In particolare la questione dei debiti verso la prevostura si trascinò sin oltre il 1752. Quell’anno il patrimonio del Mont-Joux fu smembrato e i beni situati negli Stati Sardi vennero eretti in commenda e affidati all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.41 Della gestione di questo delicato passaggio fu incaricato il religioso Pierre-François Bizel, «homme ferme et dur», che tra le altre cose si mise in animo di recuperare i crediti vantati verso Jean-Gaspard. Messo alle strette a quest’ultimo non rimase che supplicare l’intercessione dei potenti: nel 1753 scrisse a Giuseppe Francesco Ludovico Morozzo, Gran Maestro dell’Ordine Mauriziano, e a François de Sales, vescovo di Aosta, evidenziando a entrambi lo stato di povertà della sua famiglia: «Je suis un pauvre vassal, quoyque des messieurs de plus anciens du duché, chargé d’une nombreuse famille que j’ai bien de peine d’élever et d’entretenir suivant sa condition, [et de] longs et dispendieux procès que j’ai esté et suis encore obligé de soutenir pour conserver le peu de bien resté à ma famille».42 Le suppliche non raggiunsero però l’effetto sperato poiché il contenzioso era ancora aperto quando Jean-Gaspard morì, nel 1760.43 Il ritratto di Jean-Gaspard Come testimonia il suo grazioso ritratto, Jean-Gaspard era di bell’aspetto (fig. 2). Egli poteva vantare un antico sangue e se il fisico delicato era forse inadatto alle rudezze della vita militare, in compenso il suo spirito lo rendeva un uomo assai piacevole. Era galante, regalava fiori, ed era conosciuto per la gentilezza e il buon gusto che gli valevano l’ammirazione delle donne.44 2. Giovanna Battista Buzano, detta la Clementina, Jean-Gaspard Sarriod de La Tour, olio su tela, 1733. (D. Cesare)
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