139 Doveva amare tanto il lusso quanto il bello ed è naturale che per le committenze egli abbia guardato a Torino e alla corte sabauda, universo da lui già ben conosciuto durante il quinquennio di servizio nelle Guardie e col quale tornò spesso in contatto nel decennio 1730-1740. Verso la fine del 1730, ad esempio, aveva affidato a Hubert Gerard, uno dei suoi avvocati di Torino, una medaglia da fare incastonare, purtroppo poi smarrita dall’orefice incaricato del lavoro.45 Miglior fortuna ebbe un suo quadro, di soggetto sconosciuto, giunto ad Aosta nel mese di agosto 1731 per il tramite del mulattiere Marcel.46 È però tra 1732 e 1733 che egli si adoperò per quella che al momento risulta essere la sua committenza più importante: il ritratto eseguitogli dalla nota pittrice di corte Giovanna Battista Buzano, detta la Clementina. Il primo documento che si riferisce al ritratto è una lettera del 25 maggio 1733 (fig. 3) nella quale l’avvocato torinese Crosa dava notizia di aver ritirato la tela scrivendo: «Con l’opportunità che se ne torna costì Pietro Cassion rimetto al medesimo il ritratto che ho ritirato da Madama Clement, qual la riverisce e la ringrazia et anche prega di scusarla delle sue importunità, ed ho ritirata la ricevuta delle doppie tre pagate».47 Jean-Gaspard ormai unico signore di Sarriod de La Tour e in quel tempo spesso a Torino per i noti processi, aveva insomma voluto farsi ritrarre dall’artista più in auge del momento, alla stregua di altri importanti personaggi. Nel maggio 1733, dunque, l’opera era terminata; anzi, la pittrice ne aveva probabilmente già sollecitato il ritiro e, soprattutto, il pagamento come parrebbe lasciare intendere l’accenno alle «sue importunità».48 Vi dovettero però essere degli impedimenti perché la tela rimase in città. Praticamente un anno dopo, il 9 aprile 1734, fu un certo La Pierre, altro avvocato, a chiedere nuovamente a Jean-Gaspard di far ritirare il ritratto, in questi termini: «Le mary de la dame qui a fait votre beau portrait et qui l’at attaché au bout de son lict pour le bien comprendre dans son coeur, sur l’esperance pourtant de l’original, m’a fait empressement si Monsieur l’envoit prendre, et je vous prie de m’en faire la reponce ou d’écrire à elle mesme qui a tant de l’estime sur votre digne et sage personne».49 Sembra dunque che il ritratto fosse ritornato dalla pittrice e che questa addirittura rimirasse l’immagine di JeanGaspard sistemata nei pressi del suo letto, nella speranza di rivederlo un giorno di persona. Tutta questa ammirazione dovette scemare a poco a poco, nella misura in cui l’interessato tirava per le lunghe il saldo del conto. 3. Lettera del 25 maggio 1733: prima attestazione dell’esistenza del ritratto di Jean-Gaspard. (AHR, FSdlT, Académie, VI/13)
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=