Bollettino della Soprintendenza

156 Sul Maestro di Montiglio a Quart: la tecnica di pittura murale Bernardo Oderzo Gabrieli* Come è noto, della decorazione trecentesca della Magna Aula del castello di Quart poco rimane: alcuni lacerti in situ e un considerevole numero di frammenti emersi dagli scavi archeologici. Il committente è stato riconosciuto in Enrico di Quart, che rinnova l’ala meridionale a partire dal 1343; da questo momento vanno distinte due fasi ornamentali, una prima, subito dopo la costruzione, e una seconda, in cui si è potuta felicemente riconoscere la mano del dotatissimo pittore noto con il nome di comodo di Maestro di Montiglio, verosimilmente voluta nell’occasione delle seconde nozze del signore del castello con Pentesilea di Saluzzo nel 1363.32 La prima campagna decorativa, eseguita direttamente sul rinzaffo, si caratterizza come una pittura a calce su scialbo, la tipica tecnica di tradizione gotico-alpina impiegata per cicli profani su fondo bianco e diffusasi in Valle d’Aosta già da metà Duecento.33 La si rintraccia sulle pareti nord, ovest, sud nei frammenti, sotto l’intonaco del Maestro di Montiglio e si caratterizza per la superficie picchettata, segni calligrafici in nero legna e ocra rossa.34 Le scene si rivelano solo a intonaco bagnato (parete sud) e sono su due ordini, raffigurano forse giochi d’amore (per le nozze con Florine de la Chambre?), come suggerisce il confronto con le placche di specchio in avorio del Louvre (inv. MRR 197) o il Congedo del castello di Arco, in Trentino, in cui una dama incorona un cavaliere assiso o inginocchiato.35 Si è parlato di una sinopia per un ciclo incompiuto, di grisaille, o persino degli strati preparatori del Maestro di Montiglio - eppure non è un arriccio, altrimenti perché la picchettatura? -, ma si tratta di una decorazione fatta e finita, economica, rapida, che trova riferimenti tecnici al di là delle Alpi, sia di carattere profano che religioso, come, dello stesso periodo, le pitture della Drogheria del serpente di Strasburgo o il San Martino e il povero su un pilastro dell’abbazia di Saint-Antoine-en-Viennois.36 Evidentemente le nuove nozze con Pentesilea, sorella del marchese di Saluzzo Federico II, meritavano di meglio e la chiamata del Maestro di Montiglio lo dimostra. Il suo ciclo doveva essere vastissimo, copriva il precedente e comprendeva verosimilmente tutte le pareti della Magna Aula. Era celebrato e visitato almeno fino alla sua demolizione, avvenuta intorno al Settecento, come provano scritte e stemmi postumi che si riconoscono in alcuni frammenti, isolati grazie alla recente mappatura fotografica di tutti i ritrovamenti:37 lungo il fregio inferiore sono iscrizioni graffite in gotica libraria; nei quadrilobi sono stemmi tra i quali quello dei De la Creste, «d’azzurro al gallo d’oro», riferibile a quel Nicolas de la Creste che ottiene nel 1543 parte dell’antica signoria di Quart comprendente la parrocchia di Doues;38 sono inoltre lo stemma sabaudo, in frammenti di campitura rossa, e una data mutila 160[…], di quando Gaspare Balbis interveniva con importanti lavori al castello, tra cui la nuova decorazione della cappella, datata 1606 ad opera di Giovanni Gabuto;39 dove vi è una stesura uniforme bianca, senza strati pittorici al di sotto, ci sono segni in terra rossa simili a quelli tracciati sul muro esterno della Magna Aula dal castellano Meynyer tra il 1447 al 1450.40 Infine, la presenza di smaltino rinvenuto sopra 11. Maestro di Montiglio, frammenti con iscrizione. (Gallarini Bonollo S.n.c.) 13. Maestro di Montiglio, intonaco impresso con punzoni per essere rivestito da lamine. (Gallarini Bonollo S.n.c.) 12. Maestro di Montiglio, decorazione dipinta con sagome. (Gallarini Bonollo S.n.c.) 14. Frammento con i due strati sovrapposti: pre-Montiglio e fase Maestro di Montiglio. (Gallarini Bonollo S.n.c.)

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