Bollettino della Soprintendenza

161 8) Si tratta in ogni caso di supposizioni, nessun dato propende con certezza verso lo sviluppo di sole narrazioni profane. Il caso del salone di ricevimento di Fénis, che presenta decorazioni pittoriche a soggetto sacro ascrivibili ai secoli XIV e XV, può risultare tuttavia un buon argomento in direzione opposta, per quanto a Fénis la conformazione architettonica del complesso sia completamente diversa. 9) Sugli apparati decorativi di questi ambienti hanno fatto ampiamente luce gli studi recenti di S. ROMANO, Azzone Visconti: qualche idea per il programma della magna salla, e una precisazione sulla Crocifissione di San Gottardo, in S. ROMANO, D. CERUTTI (a cura di), L’artista girovago. Forestieri, avventurieri, emigranti e missionari nell’arte del Trecento in Italia del Nord, Roma 2012, pp. 135-162; EADEM, La grande sala dipinta di Giovanni Visconti. Novità e riflessioni sul palazzo arcivescovile di Milano, in P.N. PAGLIARA, S. ROMANO (a cura di), Modernamente antichi. Modelli, identità, tradizione nella Lombardia di Tre e Quattrocento, Roma 2014, pp. 119-166. 10) Riguardo a questo momento fondamentale della cultura figurativa sviluppatasi intorno alla corte viscontea nei decenni centrali del XIV secolo, oltre agli approfondimenti di Serena Romano citati nella precedente nota, si deve aggiungere: S. ROMANO, Palazzi e castelli dipinti. Nuovi dati sulla pittura lombarda attorno alla metà del Trecento, in S. ROMANO, D. ZARU (a cura di), Arte di corte in Italia del Nord. Programmi, modelli, artisti (1330-1402 ca.), Roma 2013, pp. 251-274. 11) B. DEL BO, Il Cavaliere Errante e Riccarda Visconti di Saluzzo: un’immagine “alla Christine de Pizan” delle donne medievali, in “Archivio Storico Italiano”, 176 (2018), pp. 77-100. 12) Com’è noto, Enrico morirà infatti senza lasciare eredi maschi, motivo per cui il suo patrimonio verrà prontamente incamerato dal conte Amedeo di Savoia, cfr. RIVOLIN 1998, pp. 125-126 (citato da nota 4). 13) A. PESSION, Un esempio dell’amministrazione medievale sabauda: il primo conto della castellania di Quart e Oyace (1377-1378), 2015, (on line in regione.vda.it/cultura/archivi_e_biblioteche/archivio_storico/Pubblicazioni/) 14) Si veda, in proposito, l’intervento a firma di Gabrieli che di seguito riprende le spinose questioni legate al corpus dell’artista. 15) La datazione del ciclo di Vezzolano all’inizio del settimo decennio del secolo è stata precisata in relazione agli studi di Aldo Settia, cfr. NOVELLI 2013, pp. 307-313 (citato da nota 1). 16) S. RICCARDI, Dipinti del Trecento fra Biella e Vercelli, in V. NATALE, A. QUAZZA (a cura di), Arti figurative a Biella e Vercelli. Il Duecento e il Trecento, Biella 2007, pp. 150-156, in particolare pp. 150-152; NOVELLI 2013, pp. 313-315 (citato da nota 1). Si veda di seguito, inoltre, il saggio di Gabrieli che lo inquadra anche dal punto di vista tecnico come opera della bottega del Maestro di Montiglio. 17) ROMANO 2014, pp. 119-166, in particolare pp. 128-129 (citato da nota 9). 18) ROMANO 2014, pp. 119-166, in particolare p. 124, fig. 1 (citato da nota 9). 19) ROMANO 2013, pp. 251-274, in particolare le tavv. 20-21 per le conchiglie (citato da nota 10); ROMANO 2014, pp. 119-166 (citato da nota 9). 20) Non si vogliono richiamare direttamente in questa sede, per la Magna Aula valdostana, le annose problematiche legate all’arrivo degli artisti toscani in Lombardia e la relativa incidenza di questi sulla produzione artistica locale; tuttavia, il riferimento a questo humus culturale (soprattutto in relazione all’attività di Stefano per le nostre argomentazioni) sembra assolutamente necessario ricordando anche le origini viscontee di Pentesilea. Oltre ai già citati saggi di Serena Romano, si confrontino pertanto C. TRAVI, Giotto e la sua bottega a Milano, in A. TOMEI (a cura di), Giotto e il Trecento. “Il più Sovrano Maestro stato in dipintura”, catalogo della mostra (Roma, Complesso del Vittoriano, 6 marzo - 29 giugno 2009), Milano 2009, pp. 241-251, e L. CAVAZZINI, Trecento lombardo e visconteo, in M. NATALE, S. ROMANO (a cura di), Arte lombarda dai Visconti agli Sforza. Milano al centro dell’Europa, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 12 marzo - 28 giugno 2015), Milano 2015, pp. 47-55. 21) L’intervento sui frammenti provenienti dagli scavi delle cantine occidentali e della cappella - prima avviato dal personale della Soprintendenza, direzione Gianfranco Zidda e restauro Antonia Alessi e Cristiana Crea - è stato realizzato nel 2002 da Maria Gabriella Bonollo e Achille Gallarini. Si rimanda a G. ZIDDA, Pulitura, restauro e ricomposizione di frammenti di intonaco dipinto dal castello di Quart, in BSBAC, 0/2002-2003, 2004, p. 72. 22) ROSSETTI BREZZI 2003 (citato da nota 6). 23) RAGUSA 2003, p. 24 (citato da nota 6). 24) G. ZIDDA, La decorazione pittorica nel castello di Quart, in L. APPOLONIA et al., Il castello di Quart, BSBAC, 2/2005, 2006 pp. 106-108. 25) Le casse, catalogate da Pasquettaz (cfr. nota 2), in molti casi contengono più strati di frammenti e quindi il loro numero complessivo supera le 500 unità. 26) I frammenti oggetto dell’intervento provengono dalle US 401, 414, 415, 435, 448, 449, 456, 501. 27) Il protocollo operativo è stato concordato con l’allora Servizio beni storico-artistici della Soprintendenza ed è stato successivamente adottato in occasione del riordino dei frammenti rinvenuti nella chiesa di Saint-Léger ad Aymavilles e di San Giorgio a Hône. Si veda L. PIZZI, G. ZIDDA, M.G. BONOLLO, Riflessioni sull’iter metodologico e procedurale nella pulitura e riordino di frammenti di affreschi provenienti da scavi archeologici, in BSBAC, 8/2011, 2012, pp. 212-213. 28) È emersa una sostanziale differenza tra il materiale ordinato nel 2002, proveniente dagli scavi delle cantine, e i lacerti impiegati nel riempimento delle volte a sostegno del pavimento dei locali ricavati nella Magna Aula. Molti di questi ultimi risultano frammentati in minuscole porzioni inferiori al centimetro quadrato. Le dimensioni ridotte e la presenza di depositi terrosi e concrezioni tenaci sono imputabili ai rifacimenti della pavimentazione eseguiti successivamente all’interramento degli intonaci dipinti, una sorte che è stata risparmiata ai frammenti del butto delle cantine. 29) Le indagini scientifiche sono state eseguite da Sylvie Cheney, Dario Vaudan e Simonetta Migliorini del LAS con la direzione di Lorenzo Appolonia che ringrazio per la disponibilità. Per gli esiti si rinvia all’articolo degli stessi autori in questa pubblicazione a p. 163. 30) Per l’approccio allo studio delle malte e dei rivestimenti si vedano L. APPOLONIA, D. VAUDAN, A. BERTONE, Lo studio dei materiali. Importanza e risultati di una disciplina al servizio della conoscenza della conservazione, in BSBAC, 2/2005, 2006, pp. 108-110; C. GRESPI, Il recupero dei frammenti policromi della cappella e della Magna Aula del castello di Quart: tecniche di analisi per la caratterizzazione e l’attribuzione, tesi di master, Facoltà di Chimica e Chimica Industriale, Università degli Studi di Pisa, relatore L. Appolonia, a.a. 2005-2006. 31) Aderiscono allo scialbo tracce di colore nero e talvolta dei tratti di colore rossastro. In un caso si è riscontrata la presenza di uno strato pittorico che richiederà un approfondimento di indagini. Per questi aspetti si veda infra il contributo di Gabrieli. 32) Con riferimento alla bibliografia precedente VALLET 2018, pp. 72-73 (citato da nota 5). 33) B.O. GABRIELI, Pittura a calce su scialbo: scelte materiali tra innovazione e tradizione, in VALLET c.s. (citato da nota 5): a Quart, con le stesse modalità esecutive, oltre al ciclo del torrione (1260-1270), è anche un frammento nell’ambiente adiacente, di difficile lettura, che può datarsi tanto allo stesso periodo quanto a metà XIV secolo, ossia a quando si riferiscono i materiali emersi dagli scavi a riempimento del vano, su cui M. CORTELLAZZO, Contesti stratigrafici delle indagini archeologiche (XII-XIII/ metà XIV/fine XVI secolo), in BSBAC, 2/2005, 2006, p. 77. 34) Dati suffragati tanto dalle osservazioni di Gallarini, in questa sede, quanto dalle indagini del LAS eseguite ad hoc, e in parte anticipate già da GRESPI 2005-2006, p. 200 (citato da nota 30). Si ringraziano Cristiana Crea, Laura Pizzi e Nicole Seris per i preziosi confronti davanti ai frammenti. 35) Sulle placche del Louvre A. SAND, The fairest of them all: Reflections on Some Fourteenth-Century Mirrors, in S. BLICK, L.D. GELFAND (eds.), Push Me, Pull You. Imaginative and Emotional Interaction in Late Medieval and Renaissance Art, vol. I, Leiden-Boston 2011, pp. 555-558; sul ciclo di Arco, G. DEGLI AVANCINI, Il Trentino e la pittura profana del Trecento, in L. DAL PRÀ et al. (a cura di), Le vie del Gotico. Il Trentino fra Trecento e Quattrocento, Trento 2002, pp. 141-163; G.M. FERRETTO, Partita a scacchi con Dante Alighieri e la lettura degli affreschi del castello di Arco, Treviso 2009. Sono grato a Corinna T. Gallori per le fruttuose discussioni in merito all’iconografia di questi lacerti. 36) La prima ipotesi, con riferimenti alla cultura delle miniature di Puccelle, è in ROSSETTI BREZZI 2003, p. 16 (citato da nota 6) mentre di grisaille di squisito gusto parigino parla ORLANDONI 2008, p. 129 (citato da nota 7); diversamente, è la sinopia del Maestro di Montiglio in NOVELLI 2013, p. 318 (citato da nota 1) adducendo soprattutto questioni di stile e moda: certo le fattezze dell’abito della dama, una guarnacca con lunghi manicotti, richiamano episodi dal 1340 in poi, come la Camera d’Amore del castello di Avio, su cui D. DE CRISTOFARO, Nuove osservazioni sulla Camera d’Amore nel castello di Sabbionara ad Avio, in “Studi Trentini. Arte”, a. 94, n. 2, 2015, pp. 179-189, ma le caratteristiche tecniche osservate, superficie a scialbo, policromia, picchiettature, dimostrano che non può essere considerato uno strato preparatorio per l’affresco. Sulle pitture della Drogheria del serpente di Strasburgo, T. LE DESCHAULT DE MONREDON, Le décor peint de la droguerie du Serpent à Strasbourg: jeux visuels d’un peintre des alentours des années 1340, in “Cahiers alsaciens d’archéologie, d’art et d’histoire”, tome LIX, 2016, pp. 103-116 a cui aggiungere, per altri esempi, il prezioso repertorio

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