Bollettino della Soprintendenza

165 ormai “regionale” nel solco di almeno tre personalità maggiori. Due di queste si intreccerebbero in un arco di tempo relativamente ristretto (un ventennio o poco più per ognuna) e sono attinenti ai nomi convenzionali del Maestro della Madonna del Museo Civico di Torino (1270-1280 circa) e a quello che chiamiamo Maestro della Madonna della chiesa di La Salle (1280-1290 circa). Entrambi cercano di coniugare il nuovo lessico del Gotico stemperando progressivamente la rigidità arcaizzante dei loro modelli iconografici con tratti più disegnati, ma, per quanto parte di un processo senza ritorno, rimane ancora una declinazione filtrata. Per assistere a un vero e proprio cambio di passo sarebbe stato necessario attendere, tra l’ultimo decennio del XIII secolo e il principio del terzo decennio del XIV secolo, l’avvento del cosiddetto Maestro della Madonna del Santuario di Oropa, riconosciuto unanimemente come il principale esponente della scultura aostana del tempo. Questo però non ci impedisce di rilevare l’importanza dettata dalla reciprocità tecnico-stilistica tra il Maestro della Madonna di Torino e il Maestro della Madonna di La Salle (e delle loro botteghe), figure che iniziano a rivelarsi nella loro reale portata fino a supporre un legame diretto come quello tra maestro e discepolo. A mio parere, al Maestro della Madonna di Torino vanno ricondotti il San Pietro apostolo e il Santo vescovo benedicente in trono, forse Sant’Orso, ambedue di collezione privata milanese,3 associabili per la prima volta al Santo vescovo benedicente (fig. 1) che, sembra dal 1981, è venerato come St. Ulrich nella chiesa di St. Stephan a Dießen am Ammersee in Baviera.4 Malgrado il differente stato di conservazione delle policromie, le analogie sono ineludibili, anche sul piano esecutivo e nelle dimensioni pressoché affini. I lineamenti squadrati, gli occhi profilati a goccia, gli zigomi sporgenti e i corrugamenti mistilinei che quasi all’improvviso animano la resa compatta dell’intaglio sono del resto le stesse caratteristiche dell’opera eponima del Maestro, acquisita sul mercato torinese nel 1888 e con una notizia d’inventario del Museo Civico d’Arte Antica, riportata da Luigi Mallé, che ne indica la provenienza aostana.5 Al corpus di bottega dell’artista si aggiungono inoltre la Madonna col Bambino della frazione di Cels-Morliere (già nella cappella dei Santi Filippo e Giacomo e ora Exilles nella chiesa di San Pietro Apostolo), quella pervenuta nella cappella di Madonna di Campanile a Busca (Cuneo; fig. 2) e la Madonna in trono col Bambino in San Martino di Liramo a Ciriè.6 Non ultimo e in procinto di un restauro che potrebbe scioglierne la riserva attributiva al maestro è il Crocifisso (1280 circa) della chiesa di San Lorenzo a Saint-Rhémy (frazione del Comune di Saint-Rhémy-en-Bosses), lo schema compositivo del quale sembra legato direttamente al Crocifisso (12801290 circa) della chiesa di San Maurizio a Fénis, ritrovato nel sottotetto.7 La parentela con il Maestro della Madonna di Torino si evince attorno al 1280 circa in altre due testimonianze costituite dal ridipinto Santo vescovo benedicente (San Nicola?) del Museo del Tesoro della cattedrale di Aosta (già Fossaz, cappella di San Domenico; da Saint-Nicolas, chiesa parrocchiale) e dal Santo vescovo benedicente in trono (purtroppo privo di policromia) di collezione privata torinese, riconducibili plausibilmente a un altro (e valente) scultore fuoriuscito dalla bottega.8 Già nella sua verticalizzazione, la cifra organica del Maestro di La Salle è permeata invece da un goticismo appena più insistito che si può 2. Nel repertorio ragionato n. 6. Bottega del Maestro della Madonna del Museo Civico di Torino Madonna col Bambino 1280 circa. 1. Nel repertorio ragionato n. 3. Maestro della Madonna del Museo Civico di Torino Santo vescovo benedicente (St. Ulrich) 1270-1280 circa.

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