Bollettino della Soprintendenza

166 riconoscere in una serie di Madonne col Bambino così suddivise: collezione privata (ex Longari Arte Milano; documentata nella fototeca del Kunsthistorisches Institut di Firenze, n. inv. 174399; fig. 3); ufficio parrocchiale della chiesa di San Bernardo di Biella-Barazzetto (già nel monastero di Santa Caterina del Piano); ubicazione ignota (documentata con lo stesso numero d’inventario di quella già Longari nella fototeca del Kunsthistorisches Institut di Firenze; fig. 4); chiesa di San Cassiano a La Salle (già nella cappella dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista presso la frazione di Écharlod) e collezione Pozzallo di Oulx (già Milano, collezione privata).9 Nelle Madonne di entrambi i maestri i segnali di una tradizionale consuetudine con i versanti al di là delle Alpi affiorano anche in aspetti come l’eccentrica acconciatura che profila il volto materno con fitte ciocche ad andamento orizzontale. Si tratta di fatto di un artificio esornativo che prelude al velo plissettato cosiddetto “Krüseler”, originario dell’Alto Reno e che nel corso del Trecento si sarebbe evoluto fino a diffondersi in gran parte dell’arco alpino con forme sempre più elaborate.10 Oltretutto, stando al mezzorilievo svuotato preventivamente sulle terga per limitare l’assestamento naturale del legno, immagini siffatte dovevano anticamente essere inserite in tabernacoli destinati a incrementarne la valenza simbolica e rituale. Anzi, qualche raro caso superstite dimostra che in Valle già nel XIII secolo erano impiegate delle edicole sorrette da colonnine o, in alternativa, dotate di due/quattro sportelli dipinti richiudibili attorno al corpo centrale, pressappoco sul genere adoperato in scala ridotta per lo splendido avorio parigino di una Madonna col Bambino (1260-1270 circa) dell’ex collezione Timbal, ora presso il Louvre.11 Tranne invece per la compravendita della Madonna del Museo di Torino, i manufatti aostani rintracciabili in Piemonte (Cels-Morliere di Exilles, Cirié, Biella-Barazzetto) esortano a supporre un’importazione ab antiquo dalla Valle d’Aosta. Indizi al riguardo sono le dimensioni idonee al trasporto e, soprattutto, la discordanza con le più esuberanti varianti autoctone che, oltre a essere ricavate solitamente in legni diversi dalla specie di conifera, ritraggono il soggetto mariano con il temperamento di una vera “matrona”, ben esemplificabile nella Madonna col Bambino della chiesa di Santa Maria ad Anzasco. Si tratta del resto di una prolifica bottega del Piemonte subalpino che propende a riecheggiare di più il saldo carattere formale dei modelli gotici della Germania meridionale e che ora fatico a datare prima della fine del Duecento (al pari dei crocifissi di poco precedenti nel duomo di Cirié e in Santa Maria degli Angeli a Chivasso).12 Il denominatore comune è semmai l’ispirazione al Gotico d’Oltralpe, ma nella scultura lignea aostana la suggestione degli archetipi francesi e, in parte, renani13 inizia a sentirsi in modo tangibile durante il regno di Luigi IX detto il Santo (1214-1270), sovrano di Francia dal 1226, capace di elevare il rango politico e culturale di Parigi fino a determinarne il primato europeo.14 Con l’incremento delle commissioni di corte e del ceto aristocratico l’arte 3. Nel repertorio ragionato n. 12. Maestro della Madonna di La Salle Madonna col Bambino 1280-1290 circa. 4. Nel repertorio ragionato n. 14. Maestro della Madonna di La Salle Madonna col Bambino 1280-1290 circa.

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