175 Il Crocifisso della cappella di San Grato a Marine è attribuito a un artista valsesiano attivo alla fine del XVII secolo.1 Non si conosce l’esatta ubicazione del manufatto all’interno dell’edificio, dove era forse sospeso all’arco trionfale o ritto sul trave di gloria.2 In epoca imprecisata, è stato separato nei suoi due elementi principali: la croce è rimasta nella cappella di Marine, su di una parete laterale (fig. 1), mentre la scultura è stata trasferita nella chiesa parrocchiale del Santissimo Salvatore di Perloz e quindi sottoposta a un intervento di restauro. 1986 Il restauro e la realizzazione di una nuova croce Una indicazione sullo stato di conservazione in cui versava la scultura negli anni Ottanta del Novecento è fornita dalla fotografia in bianco e nero, contenuta nel volume di Brunod edito nel 19853 (fig. 2), che accompagna la segnalazione della nuova collocazione del Cristo nella parrocchiale; dall’immagine risultano evidenti le precarie condizioni dell’opera, in particolare nella zona di innesto delle braccia, la cui disposizione rispetto al tronco appare asimmetrica. L’anno successivo, la scultura è sottoposta a un intervento conservativo. Dalla succinta relazione redatta dal restauratore Dino Aghetta al termine dei lavori,4 apprendiamo che l’essenza lignea impiegata è il tiglio; misura 101x94x21 cm e si compone di tre masselli: uno, più grande, a costituire il corpo con la testa, e uno per ciascuna delle braccia; la pellicola pittorica è eseguita a tempera, su di una sottile preparazione bianca a base di colla di coniglio e gesso di Bologna; la doratura presente sul perizoma è a guazzo su bolo rosso. Il restauratore rileva due punti di giunzione non meglio specificati, incollati e rafforzati da caviglie di legno; egli registra danni da urti accidentali che sul Cristo hanno causato la perdita di parte del pollice della mano destra, di una porzione del serto di spine ad “anello” che cinge il capo del Redentore e di parte della ciocca di capelli che scende sulla sua spalla destra; riscontra piccole, medie e grandi fessurazioni del supporto ligneo;5 osserva mancanze di adesione tra gli strati pittorici che hanno determinato lacune di varia entità sul perizoma e sul corpo; indica la presenza di sei chiodi, tre per ogni braccio, di cui non precisa la posizione; evidenzia un diffuso attacco di insetti xilofagi che ha colpito tutta l’opera; elenca le braccia tra le «parti disgiunte o pericolanti» e precisa che nelle zone degli innesti è stato effettuato un precedente intervento manutentivo in seguito al quale si osservano «stuccature non originali [alla] attaccatura [delle] braccia alle spalle». IL RESTAURO DEL CROCIFISSO PROVENIENTE DALLA CAPPELLA DI SAN GRATO IN LOCALITÀ MARINE A PERLOZ Maria Paola Longo Cantisano, Laura Pizzi, Cristina Béthaz* 1. L’antica croce quando si trovava nella cappella di Marine. (A. Alessi) 2. L’immagine, scattata dopo il trasferimento nella parrocchiale di Perloz della sola scultura, ne documenta il precario stato di conservazione, in particolare nella zona di innesto delle braccia al busto. (Da BRUNOD 1985, p. 68, fig. 50)
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