Bollettino della Soprintendenza

180 di balsa, fissate in profondità con poco adesivo vinilico; si è proceduto poi, così come sulle lacune degli strati pittorici, alla stuccatura a livello con gesso di Bologna e colla di coniglio. Gli innumerevoli fori causati dagli insetti xilofagi, che deturpavano l’incarnato, la barba, i capelli del Cristo e il suo perizoma sono stati stuccati. La reintegrazione pittorica è stata condotta utilizzando acquerelli e colori Gamblin,13 con tecnica mimetica. Le abrasioni della pellicola pittorica e del supporto ligneo sono state velate ad acquerello per ridurne l’interferenza visiva. Terminata questa parte della presentazione estetica, ci si è interrogati sulla modalità di ancoraggio del Cristo all’antica croce. Ripristinando la chiodatura, il forte aggetto della scultura avrebbe accentuato le problematiche causate dal peso del massello centrale (circa 9 kg), che sarebbe nuovamente gravato sugli innesti delle braccia. È quindi parso opportuno fornire all’opera un sostegno aggiuntivo; per determinarne le modalità e definirne i dettagli, si è richiesta la collaborazione del fabbro Livio Mogniol, di Saint-Pierre, con l’obiettivo di privilegiare un intervento che, oltre a soddisfare l’indispensabile criterio di reversibilità, non fosse dissimulato ma, al contrario, risultasse dichiarato. Con il Cristo momentaneamente ricomposto e posizionato sulla croce nella postura necessaria a ripristinare l’antica chiodatura, si sono valutate diverse possibilità, sino a individuare la più appropriata che ha permesso di utilizzare il foro già presente sul dorso della scultura. Mogniol ha realizzato un cilindro cavo in acciaio lungo 54 mm e del diametro di 18 mm che, posizionato tra il foro sul dorso del Cristo e il montante della croce, ne colma esattamente la distanza. In corrispondenza del punto di contatto del cilindro con la croce, ha praticato nel braccio verticale un foro passante e dal retro vi ha introdotto una vite in acciaio inox che, alloggiata e nascosta all’interno del cilindro stesso, è stata fissata nel foro già presente sul dorso del Cristo. Il cilindro in acciaio svolge dunque una duplice funzione: alloggia la vite inox che vincola saldamente il massello centrale della scultura alla croce e ne garantisce il mantenimento della corretta distanza (figg. 11a-c, 12). Infine si è proceduto alla ricomposizione definitiva della scultura: i perni delle braccia sono stati inseriti negli alloggiamenti del busto e fermati con colla vinilica e resina epossidica SV640. Gli antichi chiodi, perduti, sono stati sostituiti con cavicchi in noce, del diametro di 13 mm, con la testa sagomata a tronco di cono capovolto per aumentarne la stabilità all’interno dei fori, e qui fissati con resina epossidica SV640 (fig. 13). Nella zona di innesto delle braccia al busto, le mancanze del supporto ligneo sono state ricostruite con resina epossidica SV640, applicata a spatola e rasata con bisturi e carte abrasive. I rifacimenti e le stuccature nei punti di giunzione sono stati reintegrati con tecnica mimetica, analogamente a quanto effettuato sul resto dell’opera. I nuovi chiodi in legno di noce sono stati velati ad acquerello per armonizzarli con la croce (figg. 14a-b, 15-16). I tre elementi applicati sono stati riposizionati e vincolati al braccio verticale della croce. La stesura sul Crocifisso ricomposto di un protettivo finale applicato a spruzzo (vernice Matt Lukas)14 ha concluso i lavori (fig. 17). 1) Catalogo regionale beni culturali, n. inv. BM 3730. 2) La morfologia rettilinea delle estremità dei bracci non fornisce indicazioni in merito. 3) E. BRUNOD, Bassa valle e Valli laterali I, ASVA, vol. IV, Quart 1985, p. 68, fig. 50. 4) D. AGHETTA, Relazione tecnica sullo stato di conservazione e proposte per interventi su opere mobili. Statue lignee, presso archivi SBAC, Restauri - Restauro ligneo - Perloz, 1986. 5) Si tratta probabilmente di fessurazioni radiali da ritiro, causate dal restringimento del materiale ligneo a seguito della perdita dell’acqua di imbibizione dopo l’abbattimento dell’albero e la stagionatura del legno, dal caratteristico andamento a V che si restringe verso il centro del tronco. 6) Il Paraloid B72 è una resina acrilica (copolimero di etilmetacrilatometilacrilato). 7) L’intervento di restauro è stato progettato da Antonia Alessi, dell’Ufficio restauro patrimonio storico-artistico della Soprintendenza regionale; le analisi scientifiche sono state effettuate da Dario Vaudan del LAS della Soprintendenza regionale e da Nicoletta Odisio, borsista Fondo Sociale Europeo, Unità di Ricerca Sistemi Integrati e Predittivi. 8) L’intervento di restauro è stato seguito dal personale della Soprintendenza regionale: Alessandra Vallet dell’Ufficio patrimonio storicoartistico (per la direzione lavori); Maria Paola Longo Cantisano e Laura Pizzi dell’Ufficio restauro patrimonio storico-artistico (per la direzione operativa). 9) Idrossipropilcellulosa non ionica solubile in acqua e nella maggior parte dei solventi organici polari. I gelificanti possono permettere un utilizzo più sicuro dell’ambiente acquoso per la loro capacità di migliorare il potere bagnante superficiale e diminuire il potere penetrante. Inoltre permettono di prolungare il tempo di azione della soluzione acquosa applicata (P. CREMONESI, E SIGNORINI, Un approccio alla pulitura dei dipinti mobili, in I Talenti, n. 29, Saonara 2016, p. 43). 10) Consolidante a base di resina alifatica Regalrez 1126 in white spirit al 25%; svolge anche un effetto protettivo nei confronti degli attacchi microbiologici. 11) Poliacrilato in micro-emulsione idro-alcolica. 12) Tale postura, che potrebbe implicare una visione del Crocifisso dal basso verso l’alto, avvalorerebbe l’ipotesi di una sua collocazione rialzata sul trave di gloria o sospeso all’arco trionfale. 13) Colori a vernice a base di Laropal A81, resina urea-aldeide caratterizzata da elevata resistenza all’invecchiamento e da proprietà ottiche che si avvicinano a quelle delle resine naturali. 14) A base di resina acrilica disciolta in white spirit. *Collaboratrice esterna: Cristina Béthaz, restauratrice. 8. Dettaglio del busto, dopo la pulitura e la rimozione della filzetta lignea e delle vecchie stuccature. (C. Béthaz)

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