204 Un gruppo nutrito di oggetti preziosi proviene dal Museo del Tesoro della cattedrale di Aosta; oltre al già citato piviale, incontriamo:40 - Reliquiario in rame con smalti. Lavoro limosino del principio del secolo XIV. Appartenente alla chiesa parrocchiale di Villeneuve (Aosta), p. 127. - Borchia di piviale ricca di perle e pietre preziose, celebrata pel Cammeo d’arte romana rappresentante un’imperatrice che ne forma il centro. La busta in cuoio ha carattere del secolo XIV. Appartenente alla chiesa Cattedrale di Aosta, p. 128. - Dittico di Anicio Probo, p. 130. - Reliquiario in lamina d’argento a forma di braccio, fine secolo XIV. Braccio di san Grato, p. 134 - Croce in cristallo di rocca di Rhêmes con Cristo in avorio e busta, lavoro di oreficeria francese della prima metà del XV secolo, p. 135. - Reliquiario di Saint-Oyen del 1636, p. 151. Sempre da Saint-Oyen provengono: - Stola ricamata in argento e oro su seta rossa. Lavoro italiano fine secolo XVII. Appartenente alla parrocchia di Saint-Oyen, Aosta, p. 149. - Pianeta con ricami in oro e argento su fondo rosso con strisce in velluto cremisi su fondo d’oro. Lavoro italiano, secolo XVII. Appartenente alla chiesa di SaintOyen (Aosta), p. 166.41 L’ultimo elemento tessile, al momento non riconoscibile, proveniente dalla Valle d’Aosta si trova nella vetrina XV: - Manipolo ricamato in argento e oro su fondo di raso rosso. Lavoro italiano del secolo XVII. Invio del comitato diocesano, Aosta, p. 143. Tra le oreficerie non doveva certo sfigurare l’ostensorio in argento, segnalato come svizzero e del secolo XVII, appartenente alla chiesa di Châtillon, p. 157.42 Infine, una campanella da chiesa in ottone traforato. Lavoro francese del secolo XVII. Appartenente al rev. Canonico Noussan, Aosta, p. 178. Una campanella analoga è oggi presente nella collezione dell’Accademia di Sant’Anselmo (n. 153), ma non è possibile accertare che si tratti di questa, sebbene Noussan abbia avuto con la collezione fortissimi scambi, anche in qualità di presidente. Un ulteriore analogo episodio riguarda un dipinto esposto nell’attigua sala L: si tratta di una Madonna col Bambino (dipinto su tavola, del secolo XVI), indicato come appartenente a Noussan, p. 194. Non è dato sapere di quale dipinto si tratti in mancanza di immagine a corredo del catalogo o di una fotografia di questa sala della mostra, ma a sottolineare contatti in questo senso è possibile ricordare che Noussan, nel 1931, dona all’Accademia, fra le altre cose, due dipinti aventi come soggetto una Madonna con Bambino e devoto e una Madonna allattante. In entrambi i casi Noussan riceve le opere da membri della famiglia Scala: nel 1914 Stefano Scala gli dona infatti il primo dipinto citato, mentre riceve da Aimé Scala nel 1887 una Madonna allattante datata XVI secolo che potrebbe essere quella esposta nel 1898:43 - Madonna che allatta il Bambino (pittura su legno del secolo XVI), comitato diocesano, Aosta, p. 196; viene spontaneo pensare che dietro la dicitura «comitato diocesano» si possa nascondere il canonico Noussan dal momento che il dipinto (fig. 17) ha un analogo soggetto e la datazione allo stesso secolo di quello in seguito donato dal canonico all’Académie, tanto più che in questo modo Noussan omaggiava anche la famiglia Scala, da cui il dipinto era arrivato, vicina al vescovo Duc e attiva nell’organizzazione della mostra del 1898 tramite la figura di Stefano, come sottolineato in precedenza. Un discorso a parte merita la sala dei manoscritti miniati (fig. 18), sezione che più di ogni altra in ambito storicoartistico ha segnato in quest’occasione un’evoluzione degli studi con una scelta d’avanguardia, che è andata a recuperare quel Medioevo scientifico di cui si erano poste le basi nella mostra del 1884 al Borgo medievale di Torino. La portata innovativa del progetto è stata già sottolineata e in questo contesto va solo ricordato che per la Valle d’Aosta viene esposto il grande messale festivo di Sant’Orso (cod. 43), p. 104, prestito che si rivelerà una vera e propria pietra dello scandalo, come vedremo in seguito.44 Considerazioni generali a margine delle opere esposte Alla luce dell’elenco degli oggetti esposti in questa occasione, alcune scelte evidentemente ponderate dal vescovo Duc, che si era già fatto carico delle opere per la mostra del 1880, meritano di essere prese in considerazione: innanzitutto si fa sentire l’assenza della cassa di san Grato, concessa dal vescovo diciotto anni prima, che non risulta sostituita da oreficerie altrettanto rappresentative, come avrebbe potuto essere la cassa di san Giocondo della cattedrale di Aosta. Sembra infatti che la concentrazione sia ancora rivolta al Medioevo e, in quest’ottica, l’urna di san Giocondo 17. Madonna che allatta il Bambino. Collezione Académie Saint-Anselme, n. inv. 261. (D. Cesare)
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