206 della generazione di Francesco Gamba, segue ora quella di uno studioso come Baudi di Vesme per la direzione. Avondo, che pure era un artista, rimane della partita per la sua profonda conoscenza del territorio e del restauro, oltre che per la sua esperienza di allestimento museale maturata sul campo e per il suo sguardo da fine conoscitore. L’esposizione del 1898 segna quindi uno scarto sostanziale per quanto concerne il sapere storico-artistico e la volontà di dare un’identità certa e una solida consapevolezza del valore al patrimonio regionale. I valenti commissari della sezioni di arte ben sapevano che questa era un’occasione d’oro per presentare le opere del territorio a livello internazionale e non deludere le aspettative dei visitatori esperti venuti dai musei di tutta Europa per le «importanti collezioni e il razionale ordinamento».53 L’orizzonte culturale non era solo cambiato, ma era andato via via ampliandosi, tanto che di lì a qualche anno ci sarebbe stata l’istituzione della prima cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Roma, assegnata ad Adolfo Venturi nel 1901, maestro, fra gli altri, di Pietro Toesca. Questa iniziativa accademica illumina a ritroso l’esposizione del 1898 conferendo in particolare alla mostra di Arte Sacra e alla sua impostazione scientifica un valore e una portata innovativa che dovrà certamente aver pesato sulla nascita della Storia dell’Arte come disciplina autonoma degna di essere studiata. 1) F.-G. FRUTAZ, L’art chrétien dans la Vallée d’Aoste, conférence prononcée à Turin à l’exposition d’Arte Sacra, le 4 octobre 1898, Aoste 1898. François-Gabriel Frutaz, morto nel 1922, verrà ricordato in un toccante necrologio pubblicato su un giornale torinese (diretto dall’avvocato Stefano Scala, sul quale si veda la nota 8), insieme alla vedova del cavalier Ghirardi, “anima e vita” dell’Esposizione d’Arte Sacra del 1898, del quale si dirà più avanti (Fonds du Grand Seminaire, carton XCII, doc. 79). Sull’Esposizione d’Arte Sacra in particolare si veda: G.M. ZACCONE, L’Esposizione d’arte sacra del 1898 a Torino tra religione e politica, in “Studi Piemontesi”, XXV, 1996, pp. 71-102; F. CRIVELLO, L’Esposizione d’Arte Sacra di Torino del 1898 e lo sviluppo degli studi sulla miniatura in Italia, in “Annali della Scuola normale superiore di Pisa”, estratto, vol. II, 1, 1997, pp. 97-143. 2) Sull’Esposizione Generale Italiana cfr.: C. BOVOLO, «La Civiltà Cattolica» e le esposizioni torinesi (1884 e 1898), in “Diacronie. Studi di Storia Contemporanea”, n. 18, 2/2014, documento 12, (on line); L. AIMONE, Nel segno della continuità. Le prime esposizioni nazionali a Torino (1884 e 1898), in P.L. BASSIGNANA (a cura di), Tra scienza e tecnica. Le esposizioni torinesi nei documenti dell’archivio storico AMMA 1829-1898, Torino 1992, pp. 147-167; 1898. L’Esposizione Generale Italiana. Dal dibattito preparatorio alla valutazione dei risultati, con i contributi di L. Bassignana, R. Roccia, Torino 1999; S. MONTALDO, Patria e religione nel 1898, in U. LEVRA, R. ROCCIA (a cura di), Le esposizioni torinesi 1805-1911. Specchio del progresso e macchina del consenso, Torino 2003, pp. 111-144. Alcune pagine di inquadramento dell’esposizione del 1898 sono presenti in P. DRAGONE, Pittori dell’Ottocento in Piemonte, Arte e cultura figurativa 1895-1920, Torino 2003, pp. 86-105. Nel periodo dell’esposizione sono inoltre venute alla stampa diverse guide e riviste mirate; per le guide si segnalano: Album-Guida Torino ed Esposizione 1898, Torino 1898; G. BENZI, Le meraviglie dell’esposizione nazionale ed i tesori dell’arte sacra, Torino 1898; E. BORBONESE, Guida 19. Messale di Giorgio di Challant (cod. 43). La Pentecoste (foglio LXXVIIv, particolare), 1509-1531. Aosta, collegiata dei Santi Pietro e Orso. (R. Monjoie)
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