Bollettino della Soprintendenza

208 anno I, n. 0/2010, pp. 80-91. Si rimanda alla nota 6, p. 90 di questo articolo per alcuni riferimenti utili alla ricostruzione della nascita della legislazione sulla tutela. 29) Si veda a proposito lo specchietto La Fotografia all’arte Sacra, in “Arte Sacra”, n. 27, 1898, p. 214 (citato da nota 2). Il ruolo della fotografia anche per la documentazione architettonica è tratteggiato da Pierangelo Cavanna che pubblica diverse foto delle bellezze artistiche della Valle d’Aosta realizzate nel 1884 e nel 1898: P. CAVANNA, La documentazione fotografica dell’architettura, in CERRI, BIANCOLINI FEA, PITTARELLO 1981, pp. 107-125 (citato da nota 4). Sull’importanza della fotografia, anche nell’ottica della tutela delle opere d’arte valdostane, è emblematico il caso del catalogo di Pietro Toesca che di lì a qualche anno avrebbe preso le mosse: D. PLATANIA, Il catalogo e la fotografia, in EADEM, Pietro Toesca ad Aosta. Il primo volume del Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia, in F. CRIVELLO (a cura di), Pietro Toesca all’Università di Torino. A un secolo dall’istituzione della cattedra di Storia dell’arte medievale e moderna, Atti della giornata di studi, (Torino, 17 ottobre 2008), Alessandria 2011, pp. 139-141. 30) Sulla cappella del Seminario: J. DOMAINE, Le Cappelle nella diocesi di Aosta, Aosta 1987, p. 9; la cappella è oggi sconsacrata ed è diventata la Aula Magna dell’Università della Valle d’Aosta, ospitata nei locali del Piccolo Seminario assieme al Liceo Classico. Sui pittori Artari cfr.: A. CAREGGIO, Appunti e documenti sui pittori Artari, in BASA, XLVIII, 1977, pp. 283306; L. PIZZI, Albertolli, Artari e altre maestranze ticinesi in Valle d’Asta nei secoli XVIII e XIX, in BASA, VIII, n.s., 2003, pp. 129-200. 31) Sul piviale cfr. C. OLIVA, G. ZIDDA, Piviale ricamato, in E. CASTELNUOVO, F. CRIVELLO, V.M. VALLET (a cura di), Cattedrale di Aosta. Museo del Tesoro. Catalogo, Aosta 2013, pp. 418-421. Non è nota la fonte per cui il piviale sarebbe stato donato dal vescovo De Prez. 32) A. TARAMELLI, L’Esposizione eucaristica d’Orvieto. Ricordi, in “Arte Sacra”, n. 28, 1898, p. 223 (citato da nota 2). 33) E. BRUNOD, Diocesi e comune di Aosta, ASVA, vol. III, Quart 1981, pp. 470-472. Una delle due dovrebbe essere quella citata nel catalogo del 1898 a p. 115; le altre, non identificabili in mancanza di descrizioni più dettagliate, sono così citate: «- Crociera di pianeta in ricamo a colori, p. 113. Lavoro di carattere francese fine sec. XV - Crociera per pianeta con ricamo a colori ed oro, p. 114. Lavoro francese della seconda metà del sec. XV - Crociera per pianeta in ricamo a figura di Cristo, p. 115. Lavoro francese fine del sec. XV - Crociere di pianeta ricamata a colori in seta ed oro. Lavoro francese del sec. XV, p. 116». La figura di Piero Giacosa, la storia della collezione Craveri-Giacosa e le opere tessili esposte nelle mostre torinesi del 1880 e del 1898 sono ricostruite in S. BARBERI (a cura di), Textilia sacra: tessuti di pregio dalle chiese valdostane dal XV al XIX secolo, catalogo della mostra (Aosta, torre Fromage, 15 luglio - 8 ottobre 2000), Aosta 2000, pp. 10-11 (e note 6-7, p. 10). Nella sezione di Storia della Medicina, organizzata da Piero Giacosa all’interno della IV divisione dedicata all’igiene, medicina e biologia dell’esposizione del 1898, sono esposti manoscritti di contenuto medico-scientifico, selezionati appositamente dallo stesso Giacosa cfr. CRIVELLO 1997, pp. 117118 (citato da nota 1). 34) BARBERI 2000, p. 10 (citato da nota 33). Nella suddetta collezione esiste un turibolo in bronzo tardo-gotico datato al XV secolo, ma è segnalato come acquisto di Enrico Craveri presso Brocherel e quindi posteriore alla mostra del 1898 e non di proprietà di Giacosa, bensì del cognato. 35) Sulla mazza della prevostura cfr. E. BRUNOD, Bassa valle e Valli laterali II, ASVA, vol. V, Quart 1987, p. 23; R. BORDON, Il tesoro e gli arredi sacri della prevostura, in Verrès. Una storia lunga più di 2000 anni, Quart 2010, pp. 205-206; per il bastone di Sant’Orso rimando a: P. TOESCA (a cura di), Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia. Aosta, serie I, fascicolo 1, pp. 102-103 e alle considerazioni espresse in PLATANIA 2014, pp. 125-126 (citato da nota 4). Entrambi i bastoni meriterebbero uno studio più approfondito che permetta una collocazione temporale verosimile. Al momento sono datati al XV secolo e sembra che il bastone di Sant’Orso sia quello citato nella visita pastorale del 1419 alla collegiata; tuttavia, entrambe le opere hanno subito rimaneggiamenti tali da comprometterne la corretta lettura stilistica, si veda C. PIGLIONE, Le oreficerie medievali del Tesoro, in B. ORLANDONI, E. ROSSETTI BREZZI (a cura di), Sant’Orso di Aosta: Il complesso monumentale. Volume I. Saggi, Aosta 2001, p. 280, nota 35. 36) BARBERI 2000, pp. 34-35 (citato da nota 33). 37) BRUNOD 1987, pp. 476-477 (citato da nota 35); BARBERI 2000, fotografia a p. 8 (citato da nota 33). 38) TOESCA 1911, p. 103 e figura a p. 104 (citato da nota 35); PIGLIONE 2001, pp. 263-265 (citato da nota 35). 39) PLATANIA 2016, pp. 95-100 (citato da nota 28). In particolare nota 44 a p. 100 per la bibliografia sul braccio di sant’Orso e il suo rimaneggiamento. 40) Sulla cassetta di Villeneuve: S. CASTRONOVO, scheda n. 62, in CASTELNUOVO, CRIVELLO, VALLET 2013, pp. 264-267 (citato da nota 31); sull’oreficeria limosina in Piemonte e Valle d’Aosta si rimanda agli studi di Simonetta Castronovo: S. CASTRONOVO, Limoges et l’Italie: le cas du Piémont au XIII siècle, in D. GABORIT-CHOPIN (a cura di), L’Oeuvre de Limoges. Art et histoire au temps des Plantagenêts, Atti del Convegno (Parigi, 16-17 novembre 1995), Paris 1998, pp. 341-383; EADEM, Museo Civico d’Arte Antica di Torino. Smalti di Limoges del XIII secolo, Savigliano 2014 (in particolare pp. 11-52). Per la fibula e la relativa custodia: F. CRIVELLO, scheda n. 59B e A. DELLA LATTA, scheda n. 70, in CASTELNUOVO, CRIVELLO, VALLET 2013, pp. 258-259, 286287 (citato da nota 31). Sul dittico si veda ora: F. CRIVELLO (a cura di), Il Dittico di Probo, in Studi, Aosta 2016. Sul braccio di san Grato: M. COLLARETA, scheda n. 63, in CASTELNUOVO, CRIVELLO, VALLET 2013, pp. 268-269 (citato da nota 31). Sulla croce di Rhêmes: M. COLLARETA, scheda n. 74, in CASTELNUOVO, CRIVELLO, VALLET 2013, pp. 296-297 (citato da nota 31). Sul reliquiario di Saint-Oyen: A. VALLET, scheda n. 94, in CASTELNUOVO, CRIVELLO, VALLET 2013, pp. 360-363 (citato da nota 31). 41) Si tratta verosimilmente della pianeta (completa di stola e manipolo) pubblicata in: E. BRUNOD, L. GARINO, Cintura sud orientale della città, valli di Cogne, del Gran San Bernardo e Valpelline, ASVA, vol. VII, Quart 1994, p. 572. 42) L’ostensorio in questione è pubblicato in E. BRUNOD, L. GARINO, Bassa Valle e Valli laterali III, ASVA, vol. VI, Quart 1990, p. 23. Vista la datazione, è probabilmente da scartare l’esemplare tardo-gotico di p. 21 che Bruno Orlandoni data alla prima metà del XVI secolo: B. ORLANDONI, Arte e architettura dal Romanico alla Rivoluzione francese. Il Gotico tardo e il Rinascimento, in M.C. RONC (a cura di), La Valle del Cervino, guida storico-artistica, Torino 1990, p. 112 (figura a p. 111). 43) Nella rivista “Arte Sacra”, n. 14, 1898, p. 107 (citato da nota 2) si citano due dipinti di Madonne con Bambino, attribuiti a Barnaba da Modena e al Sassoferrato. Forse non è un caso se analoghi accostamenti stilistici sono stati fatti da Sandra Barberi nell’inedita perizia delle opere dell’Accademia di Sant’Anselmo per i due quadri con questo soggetto presenti nella sede e donati dal canonico Noussan (nn. 261-265). 44) CRIVELLO 1997, pp. 97-143 (citato da nota 1). Sui manoscritti in mostra si vedano anche le pagine della rivista “Arte Sacra”, n. 27, 1898, pp. 215-216, 219-220 (citato da nota 2). Per il codice 43 di Sant’Orso cfr. A. VALLET, «Et fut accomply ledit Missal…». Un capolavoro riscoperto e alcuni spunti d’indagine sull’opera del Miniatore di Giorgio di Challant, in R. BORDON, O. BORETTAZ, M.-R. COLLIARD, V.M. VALLET (a cura di), Georges de Challant: priore illuminato, Atti delle Giornate di celebrazione del V Centenario della morte 1509-2009 (Aosta e Issogne, 18-19 settembre 2009), in Documenti, 9, Aosta 2011, pp. 141-149. 45) Non è sicuro che il braccio di san Grato sia andato in mostra nel 1880; la descrizione lascia pensare che si possa trattare anche dell’antica croce in argento e filigrane della cattedrale: PLATANIA 2014, p. 127 (citato da nota 4). 46) Sul progetto del Borgo medievale, cfr. MAGGIO SERRA 1981, pp. 1943 (citato da nota 4). Sul Borgo medievale si veda: E. PAGELLA (a cura di), Il Borgo medievale. Nuovi studi, Torino 2011 (cfr. in particolare in questo volume: R. MAGGIO SERRA, Prima e dopo il castello feudale del Valentino, pp. 34-59). 47) Sul castello di Issogne e sulla figura di Avondo come suo proprietario, cfr. BARBERI 1999 (citato da nota 21). 48) Sull’ambiguo ruolo dei collezionisti e dell’Accademia di Sant’Anselmo e sulla nascita di una “sensibilità della tutela” anche in occasione della mostra del 1880, cfr. PLATANIA 2014, p. 122, introduzione di V.M. VALLET e bibliografia della stessa autrice nella nota 9 a p. 130 (citato da nota 4). 49) PLATANIA 2011, pp. 136-137 e nota 22 per la bibliografia precedente (citato da nota 29). 50) G. RUIU, François-Gabriel Frutaz. La passione per la storia. Storia di una passione, Aosta 2001, p. 79. 51) PLATANIA 2011, pp. 131-141 (citato da nota 29). 52) PLATANIA 2011, p. 137 (citato da nota 29). 53) M. DI MACCO, Avondo e la cultura della sua generazione: il tempo della rivalutazione dell’arte antica in Piemonte, in R. MAGGIO SERRA, B. SIGNORELLI (a cura di), Tra verismo e storicismo: Vittorio Avondo (18361910) dalla pittura al collezionismo, dal museo al restauro, Atti della Giornata di studi SPABA (Torino, 27 ottobre 1995), SPABA, IV, n.s., 1997, pp. 55-56. *Collaboratrice esterna: Daniela Platania, storica dell’arte.

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