213 di monitoraggio in grado di contrastare l’avanzamento del degrado dei materiali. Contestualmente all’installazione della rete di sensori SMART, sono stati esposti all’interno del fornice dell’arco d’Augusto e nel sottotetto della collegiata (fig. 2) provini di materiale ligneo, lapideo naturale e artificiale, plastico, ceramico e tessile, selezionati sulla base del loro utilizzo nel settore dei beni culturali. I diversi materiali sono stati esposti in particolari condizioni climaticoambientali per un periodo iniziale di 12 mesi e - con l’obiettivo di valutare e monitorare i processi di degrado in atto - sono state periodicamente condotte delle analisi non invasive in situ. Le analisi permetteranno di evidenziare e controllare i cambiamenti avvenuti, come le variazioni cromatiche dovute sia al deposito delle polveri sulla superficie sia alle alterazioni fisico-chimiche indotte dall’irraggiamento solare, così da poterli correlare con i dati climatico-ambientali registrati dalla rete di sensori SMART. Le analisi sono condotte con l’impiego di strumenti di indagine trasportabili e non invasivi, quali un colorimetro spettrofotometrico (Konica-Minolta), uno spettrofotometro di riflettanza con fibre ottiche (Zeiss) e uno spettrofotometro di fluorescenza ai raggi X (Bruker) di proprietà del LAS. Il progetto ROMA ha invece permesso la realizzazione di aggiornati rilievi fotogrammetrici dell’arco d’Augusto e dell’intero ciclo di dipinti murali conservato nel sottotetto della collegiata. Sulle ortofoto ottenute mediante tali rilievi sarà possibile effettuare, in collaborazione con le restauratrici della Soprintendenza regionale, la mappatura completa delle forme di degrado presenti sui manufatti. Le immagini ottenute sono immagini RGB con risoluzione pari a 0,2 mm pixel, acquisite tramite fotocamera mirrorless con obiettivo interscambiabile, immagini a differenti bande spettrali, nelle lunghezze d’onda del visibile e del vicino infrarosso, mediante l’utilizzo di camere multispettrali, con risoluzione pari a 0,8 mm pixel. All’interno del sottotetto, data la particolare conformazione geometrica dell’ambiente, la soluzione adottata per l’acquisizione delle immagini ha previsto l’impiego di un carrello mobile posto su un binario fisso, a sua volta ancorato alle putrelle metalliche della passerella. Il carrello che sostiene le camere impiegate per il rilievo è stato movimentato tramite motore elettrico a passo costante lungo l’asse orizzontale, per consentire un’adeguata sovrapposizione delle immagini fotografiche dei dipinti murali. Il movimento in verticale, considerato l’ingombro delle volte della chiesa, è stato possibile tramite lo spostamento manuale di un’asta graduata. Per consentire un’illuminazione omogenea dei dipinti, è stata impiegata una sorgente alogena con movimento solidale al carrello. Il rilievo è stato completato nel corso dell’estate 2018, ed ha fornito alla Soprintendenza regionale e al team dell’UdR una serie di immagini in diverse bande spettrali. L’impiego di differenti lunghezze d’onda permette di evidenziare differenti dettagli materici e morfologici, utili per una mappatura completa del degrado e fondamentali per la creazione di un modello evolutivo riguardante l’alterazione dei materiali. Inoltre, questo lavoro è stato completato e rafforzato da una campagna di misure spettroscopiche non-invasive e di analisi statistiche, per consentire una corretta caratterizzazione dei materiali di restauro e degrado presenti sulle superfici pittoriche.5 La campagna di rilievo fotogrammetrico eseguita con un drone presso l’arco d’Augusto (fig. 3) ha previsto un primo sorvolo del monumento a inizio febbraio 2018 e uno successivo a settembre dello stesso anno. Trattandosi di operazione specializzata in area critica sono state rispettate tutte le misure di sicurezza previste da regolamento ENAC in corso di validità ed il rispetto di eventuali prescrizioni della questura di riferimento. In entrambi i voli è stato utilizzato un aeromobile a pilotaggio remoto di proprietà dell’impresa Aisico, equipaggiato con camere in grado di acquisire immagini a differenti bande spettrali. Sul drone è stato inoltre posizionato un dispositivo realizzato dalla ditta Novasis (fig. 4) con all’interno vari sensori per il monitoraggio della CO2, della temperatura e dell’umidità relativa per definire in modo sempre più accurato la cella climatica che avvolge il sito caso di studio. Il progetto PIF, infine, prevede la creazione di un sistema di mappatura automatizzata del degrado, in grado cioè di utilizzare le immagini multispettrali prodotte in ROMA per mappare le zone in cui è presente un’alterazione o degrado superficiale dei materiali. L’idea è quella utilizzare la firma spettrale che una superficie degradata imprime nelle 2. Esposizione provini, dipinti murali del sottotetto della collegiata dei Santi Pietro e Orso. (LAS)
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