215 Nel Bollettino 11/2014 abbiamo annunciato l’adesione al progetto Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento avviato nel 2002 dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali per la valorizzazione e la promozione della conoscenza delle opere di architettura contemporanea. Il 15 giugno 2018, presso la Sala Maria Ida Viglino del Palazzo regionale ad Aosta, abbiamo presentato il volume Architetture del secondo Novecento in Valle d’Aosta, edito nella collana Documenti della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta, che illustra gli esiti del Censimento svolto nel territorio regionale con testi di Roberto Dini e Giuseppe Nebbia. All’incontro, oltre agli autori, ha partecipato anche l’architetto Aimaro Isola, professore Emerito del Politecnico di Torino, che ha portato il suo prezioso punto di vista sull’architettura della modernità nel contesto valdostano. Le motivazioni alla base del Censimento nazionale, le sue finalità, gli aspetti metodologici e lo stato di attuazione sono descritti bene nell’introduzione di Maurizio Pece, funzionario della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (MiBACT). Vi si legge che la vasta produzione di edifici, infrastrutture e reti, del secondo Novecento ha definito in maniera incisiva il paesaggio urbano e al suo interno convivono, mimetizzate nell’anonima edilizia ordinaria, opere significative di autorevoli maestri dell’architettura contemporanea e che risulta, pertanto, necessario identificare le architetture “di qualità” e porre in essere utili iniziative per la loro salvaguardia. Per le sue valenze artistiche, storiche e sociali, l’architettura contemporanea può essere inscritta nel più vasto patrimonio culturale italiano e ad essa, quindi, devono essere applicate le opportune misure di tutela e di valorizzazione, anche tenuto conto che l’edilizia “moderna” oggi è investita da nuovi processi di trasformazione. Se le valenze storico-culturali dei “monumenti d’arte” possono essere quasi unanimemente riconosciute, l’architettura del secolo scorso, e soprattutto quella del “quotidiano”, fatica ad ottenere presso l’opinione pubblica un giudizio critico e distaccato. Per tutti questi motivi, approfondire e divulgare la conoscenza del patrimonio architettonico contemporaneo sono azioni che possono consentire un arricchimento culturale che, a sua volta, porta a riscoprire e salvaguardare la qualità del costruito, così come a costruire meglio oggi. Quando il MiBACT ha presentato il progetto del Censimento nazionale non abbiamo avuto dubbi sull’importanza di partecipare e sul contributo significativo che poteva dare l’esperienza valdostana. Sapevamo di poter segnalare, in coerenza con la metodologia e gli obiettivi del censimento, la presenza in Valle d’Aosta di opere architettoniche di particolare interesse culturale realizzate dopo il 1945. Abbiamo pensato alla produzione di Carlo Mollino che è stato uno dei principali interpreti che hanno contribuito al dibattito teorico sull’architettura italiana nel dopoguerra, agli edifici di altri noti architetti come Albini, Cereghini, Ponti, Fiori, Gabetti e Isola - per citarne solo alcuni - all’esperienza delle stazioni integrate per il turismo legato agli sport invernali, ma anche alla prolifica attività dei professionisti locali. Con il Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento è stato, pertanto, avviato un programma di ricerche scientifiche con l’obiettivo di delineare il panorama delle opere di architettura di rilevante interesse realizzate in Italia a partire dal secondo dopoguerra. Queste ricerche sono state svolte in diverse fasi ed articolate e distribuite nel tempo su tutto il territorio nazionale, affidando le attività di studio prevalentemente a strutture universitarie specialistiche e coinvolgendo in modo differente, nei diversi casi, le strutture periferiche del Ministero e/o le istituzioni locali. La fase di ricognizione delle architetture ha investito fino ad oggi 18 regioni e sono stati individuati e schedati circa 3.500 edifici o complessi architettonici rispondenti ai criteri di selezione predefiniti, tra i quali oltre 500 opere indicate come “eccellenze”. La ricerca in Valle d’Aosta è stata svolta negli anni 2014 e 2015, in attuazione dell’Accordo tecnico stipulato tra il Ministero (Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee) e la Regione autonoma Valle d’Aosta (Soprintendenza per i beni e le attività culturali), dalla Fondazione Courmayeur Mont Blanc, sotto la responsabilità scientifica dell’architetto Giuseppe Nebbia (presidente dell’Osservatorio sul Sistema Montagna “Laurent Ferretti” della Fondazione stessa) con la collaborazione dell’architetto Roberto Dini (ricercatore e docente presso il Politecnico di Torino). La ricognizione generale effettuata ha portato a un repertorio di 200 opere con una schedatura sintetica per ogni edificio individuato e, successivamente, alla selezione delle 50 architetture che meglio rispondevano ai criteri indicati dal MiBACT per le quali è stato effettuato un approfondimento storico-critico per la redazione di un quadro conoscitivo completo dell’opera e per il reperimento di materiale documentario. I criteri individuati dal MiBACT, basati sia su parametri bibliografici che storico-critici, si possono così riassumere: a) l’opera è pubblicata in almeno due studi che si sono occupati sistematicamente dell’architettura moderna e contemporanea in Valle d’Aosta; b) l’opera è pubblicata in uno degli studi precedenti e in una rivista di importanza internazionale italiana o straniera; c) l’opera è pubblicata in almeno due riviste di importanza internazionale italiane o straniere; d) l’opera riveste un ruolo significativo nel panorama dell’architettura della Valle d’Aosta negli anni in cui è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito che della ricerca architettonica internazionale; e) l’opera riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere costruttivo; f) l’opera è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura italiana o internazionale; g) l’opera si segnala per particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano e ambientale in cui è realizzata. ARCHITETTURE DEL SECONDO NOVECENTO IN VALLE D’AOSTA Cristina De La Pierre
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