Bollettino della Soprintendenza

216 Fermo restando l’aderenza ai criteri citati, si è ritenuto importante mettere a punto una selezione di opere che coprisse l’intero arco temporale dal 1945 al 2015 e che fosse inoltre significativa delle diverse fasi dello sviluppo regionale. Infatti, attenendosi in modo preponderante agli aspetti autoriali e bibliografici previsti dai criteri, la selezione avrebbe dato maggior peso ai primi anni del dopoguerra (progetti più pubblicati, più citati, firmati da architetti più conosciuti, ecc.), a scapito invece dei decenni successivi e della vasta produzione edilizia meno autoriale ma senz’altro significativa dal punto di vista della trasformazione urbana della regione. È stato considerato l’intero territorio regionale e sono rappresentate differenti tipologie di opere: 20 edifici residenziali (prime e seconde case), 3 edifici per uffici, 1 infrastruttura, 5 edifici scolastici, 2 biblioteche, 3 rifugi, 4 strutture sportive, 2 edifici a carattere museale, 2 centri socio-assistenziali, 3 edifici di culto, 1 cimitero, 1 edificio commerciale, 2 edifici industriali/produttivi, 1 hôtel. Oltre ad interventi ex novo, sono stati inclusi nella selezione alcuni interventi di recupero e di rifunzionalizzazione, di trasformazione e ampliamento. Il lavoro di approfondimento è avvenuto attraverso un’indagine sul campo, necessaria per produrre il rilievo fotografico, valutare lo stato di conservazione degli edifici e definire quegli elementi desumibili solo da una ricognizione diretta. Parallelamente è stato condotto uno studio del materiale bibliografico esistente ed una ricerca d’archivio sugli elaborati progettuali e sulle pratiche edilizie originali per reperire, ove possibile, materiale iconografico e progettuale. Tale lavoro è stato svolto in archivi dedicati, pubblici e privati, o attraverso un colloquio diretto con i progettisti. In altri casi si è proceduto con la consultazione degli archivi comunali per il reperimento dei dati relativi ai progetti. L’ultima fase è stata quella della redazione finale delle schede secondo il formato e le modalità indicate nel modello messo a punto dal MiBACT. La ricerca si è formalmente conclusa nel 2015, ma nel corso del 2017 si è lavorato ad una ulteriore fase di sistematizzazione e di approfondimento del materiale al fine di poterne raccogliere gli esiti nella pubblicazione Architetture del secondo Novecento in Valle d’Aosta. Tale fase di lavoro ha portato alla conoscenza di materiale d’archivio inedito e dunque di altre opere significative che si è deciso di inserire nel volume. Sono stati altresì inclusi nel libro alcuni nuovi progetti realizzati negli ultimi tre anni, a testimoniare la recente attività progettuale nel territorio regionale. La pubblicazione contiene le schede di tutte le opere, per ciascuna delle quali è presente un’immagine e sono indicati il progettista, il comune e la località di ubicazione, i dati cronologici, la bibliografia. Le 50 opere selezionate sono inoltre corredate di ulteriori fotografie e disegni e commentate con un testo derivante dagli approfondimenti di analisi storico-critica. Le schede sono esposte seguendo l’ordine cronologico di realizzazione delle opere e in tal modo la lettura scorre nel tempo. La pubblicazione ha lo scopo di divulgare e valorizzare i risultati della ricerca con l’intento di far conoscere l’architettura moderna presente in Valle d’Aosta e l’evoluzione della cultura progettuale che l’ha generata in rapporto alle tematiche del Novecento. L’ampia rassegna di architetture che viene proposta permette di cogliere la molteplicità di linguaggi, culture e tendenze che, finora poco studiata, è stata determinante nella produzione del paesaggio costruito che oggi si propone ai nostri occhi. Queste tematiche sono ben sviluppate da Roberto Dini nei due saggi introduttivi Immagini e rappresentazioni del Novecento e Architettura del secondo Novecento. L’autore mette in relazione le architetture con gli aspetti salienti della storia e della cultura locale, con i processi di modernizzazione e di patrimonializzazione, con le istanze di innovazione e di conservazione, con i riferimenti culturali e le realtà professionali, nel confronto continuo tra dinamiche locali e globali. Ci propone le rappresentazioni che, in epoca moderna e contemporanea, hanno accompagnato le trasformazioni della società, della cultura e dell’economia valdostana, e al contempo guidato i cambiamenti nell’uso del territorio regionale. In questa lettura si evidenzia quindi l’importanza dell’autonomia, il ruolo affidato al paesaggio per coniugare turismo, tradizione e identità, il rapporto tra tutela e sviluppo, la proiezione della Valle d’Aosta nello scenario europeo. La conclusione è la necessità di nuove immagini da mettere a fuoco per riorientare le future politiche territoriali e per fare fronte ai nuovi mutamenti a scala globale che interessano inevitabilmente anche la Valle d’Aosta. Il riferimento è ai cambiamenti climatici e agli aspetti ad esso connessi come carenza idrica, rischio idrogeologico, crisi energetica, ai mutamenti socioeconomici e culturali alla luce della generale condizione di arretramento delle risorse e dei nuovi fenomeni migratori. L’autore tenta poi di tracciare le geografie e le famiglie di linguaggi e di atteggiamenti progettuali che caratterizzano la produzione architettonica moderna in Valle d’Aosta. Non si tratta di una lettura stilistica del costruito ma di una messa a fuoco delle relazioni dell’architettura con lo spazio e il tempo. Emerge così un doppio sguardo incrociato di maestri dell’architettura italiana, tra i quali Franco Albini e Carlo Mollino, che dall’esterno ragionano sui temi della tradizione, della storia, del paesaggio montano, e di architetti locali che praticano sul territorio ma che guardano invece al dibattito internazionale. Lo stimolo che si vuole dare è di una rilettura critica del patrimonio architettonico moderno regionale che ancora oggi è molto poco conosciuto e dunque molto spesso rifiutato. La sfida che si evidenzia per i prossimi anni è quella di avviare un riposizionamento prima di tutto culturale dei temi della Modernità all’interno del dibattito sulla trasformazione del territorio valdostano e più in generale di quello alpino. Conclude la parte introduttiva alle schede il testo di Giuseppe Nebbia che delinea la struttura professionale che ha dato avvio alla produzione edilizia nei primi decenni del dopoguerra. Possiamo definire Nebbia un po’ il “pioniere” della ricerca sull’architettura moderna e contemporanea in Valle d’Aosta. È stato infatti grazie ai suoi studi, condotti in passato e confluiti nelle guide-catalogo Architettura Moderna in Valle d’Aosta tra l’800 e il ’900 e Architettura Moderna in Valle d’Aosta. Il secondo Novecento (pubblicate da Musumeci Editore nel 1999 e nel 2002) che la ricerca ha potuto essere svolta in tempi brevi. Infine, gli indici delle opere per Cronologia, Progettista e Comune aiutano a consultare il libro per interessi specifici, l’elenco degli archivi consultati e la bibliografia generale completano i riferimenti di ricerca, la tabella dei criteri di selezione mostra l’aderenza delle opere ai criteri stessi e di conseguenza esplicita la scelta delle 50 architetture maggiormente rappresentative ai fini del Censimento nazionale.

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