Bollettino della Soprintendenza

220 Grazie alle richieste di duplicazione e utilizzo di materiale iconografico, ricevute nell’ambito delle specifiche funzioni di gestione degli archivi digitali e cartacei, la Struttura catalogo beni culturali si trova coinvolta nella preparazione di numerose, sovente prestigiose, iniziative espositive ed editoriali sia locali, sia italiane, sia estere. Senza contare la cortesia e non di rado la simpatia di funzionari, autori o editori richiedenti, l’ufficio viene così a conoscenza di studi e ricerche di grande interesse, dei quali può a buon diritto dirsi compartecipe, e in possesso, in virtù dei diritti di riproduzione, di copie dell’opera realizzata, che entra a far parte del patrimonio bibliotecario pubblico. Spigolando fra le pratiche di autorizzazione e gli arrivi del 2018, si trova il volume Voci da una collezione, Edizioni Vida (Gressan), che, per l’interesse esclusivamente incentrato su una collezione regionale, quella del Castello Gamba di Châtillon, merita le brevi note più specifiche che seguono. Due affermazioni contenute nella prefazione al libro della storica dell’arte Patrizia Maio («L’artista non è il padrone dell’opera» e l’arte «serve da specchio per l’anima») possono aiutare a capire quanto un gruppo di sedici scrittori ha realizzato, narrando ciascuno il proprio personale sogno (o riflesso) dinanzi ad alcune delle opere visibili al Castello Gamba di Châtillon, museo valdostano d’arte moderna e contemporanea, promenade letteraria che Marco Jaccond, nel preambolo in cui presenta le diciannove opere (più un’apparecchiatura meccanica) toccate dai racconti, paragona alla suite per pianoforte di Modest Musorgskij, Quadri di un’esposizione. Sede è la residenza primonovecentesca fatta costruire dal barone torinese Carlo Maurizio Gamba, recentemente restaurata dalla Regione autonoma Valle d’Aosta, attuale proprietaria dell’edificio e delle collezioni esposte. Grandi maestri italiani del Novecento come Casorati, De Pisis, Carrà e Guttuso nella pittura, e Martini, Manzù, Fontana, Pomodoro nella scultura, vi sono rappresentati, così come figure più recenti quali Tabusso, Soffiantino, Nespolo, ed autori locali di spicco, primo fra tutti Italo Mus. Dall’esterno, dove due amanti dal corpo di bronzo si abbracciano, osservati e “ascoltati” da Paolo Salomone, all’ingresso, “abitato” dai ricordi (li narra in maniera coinvolgente Andrea Damarco) dell’ascensore d’epoca, alle svariate presenze pittoriche e scultoree delle tredici sale del museo, tutto “parla” e viene raccolto dagli autori: storie di guerra, quella mondiale, con i partigiani, le famiglie, le donne, gli scontri a fuoco e le trepidanti attese del ritorno, e di guerra quotidiana, per il lavoro che non c’è o che viene a mancare, per la solitudine e l’incomunicabilità, per il disadattamento, la prevaricazione violenta e la miseria morale oltre che materiale che albergano le moderne città (immagine di una metropolitana in fuga, racconto di una donna in fuga, il rosso del malessere dipinto su una tela e rinarrato a parole, l’apocalisse immaginata a partire dalle piccole avvisaglie colte nella trama della vita urbana), con i ricordi (senza o nonostante il conflitto) di adulti, di bimbi, di anziani, di tanti personaggi in cui tutti si possono in vario modo riconoscere. La fantasia corre fulminea attraverso i tempi, spingendosi nell’immaginario della mitologia egizia o greca (l’uomo è sempre lo stesso e sempre capace di parlarsi), oppure proiettandosi in tempi a venire, fantascientifici persino; si adagia a ricostruire le storie di vita dei pittori, degli scultori e delle loro opere, storie di pianura e di montagna, di alpinisti e di contadini, storie di città e paesi, di luoghi vicini e lontani. L’impostazione, lo stile, il punto di vista variano di conseguenza, facendo della raccolta davvero una suite, un sapiente susseguirsi di suoni e di voci, melodia narrante o dodecafonica emissione di impulsi, urlo, sussurro, provocazione. I narratori, preso possesso del castello, ne escono portando con sé e ai lettori una nuova creazione artistica, un libro… complice la Struttura catalogo beni culturali, che ha messo a disposizione per la stampa le fotografie delle opere “raccontate”. MOLTI CONTATTI, MOLTE INTERESSANTI “VOCI”, DAL LAVORO QUOTIDIANO DEL CATALOGO REGIONALE BENI CULTURALI Loredana Faletti 2. Emilio Tadini Città Italiana acrilico su tela 1988 n. inv. 153AC (BM 30651) 1. Felice Casorati Saint Nicolas olio su tavola 1926 n. inv. 617AC (BM 31081)

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