Bollettino della Soprintendenza

221 Cos’è un paesaggio Loris Sartore Quando si parla di paesaggio, si è portati a pensare a qualcosa di positivo, di bello, alle parti di territorio con viste spettacolari, suggestive o con spiccate caratteristiche di naturalità (fig. 1), ma costituiscono paesaggio anche gli ambiti costruiti dall’uomo quali: i monumenti, le opere architettoniche, le piazze, gli spazi collettivi o i luoghi d’importanza storica e nei quali le popolazioni locali riconoscono una testimonianza del loro passato (fig. 2). Quest’approccio al paesaggio, legato cioè a ciò che percepiamo visivamente, coinvolge un solo organo sensoriale, la vista appunto. Nella percezione di un paesaggio entrano però in gioco anche tutti gli altri sensi: l’udito, mediante i suoni dei campanacci delle mucche al pascolo o la motosega di un boscaiolo; l’olfatto, che capta i profumi e gli odori; il gusto che ci fa apprezzare il sapore dei frutti o di un piatto della cucina tradizionale; finanche l’esperienza tattile di una pavimentazione, la scabrosità di una muratura o di una roccia. Tutti i sensi contribuiscono a suscitare quelle emozioni che lasciano, nella nostra memoria, il ricordo indelebile di un paesaggio. Anche la dimensione temporale può giocare un ruolo percettivo diverso in funzione dell’ora, delle condizioni di luce e della stagione. Le stesse sensazioni possono tuttavia suscitare emozioni e ricordi positivi, così come negativi, nei confronti di paesaggi degradati o luoghi che possono apparire ostili. Nella percezione dei paesaggi non esistono dunque criteri oggettivi poiché per ognuno di noi entrano in gioco sensi ed emozioni diversi. Il termine stesso di “paesaggio” ha, dal punto di vista lessicale, un’origine che denota la convivenza della componente naturale/agreste e di quella antropica essendo originato, nel ceppo germanico, dalle parole lant (terra) e scap (nel senso di comunità) che porterà all’odierno termine inglese landscape e nel ceppo neolatino ove, tramite il francese paysage, ha come fulcro pays, contrazione del latino pagensis, a indicare l’abitante di pagus (villaggio) e ager ossia il territorio di un villaggio.1 La Convenzione europea del Paesaggio ha riconosciuto, nel 2000, lo stretto rapporto che c’è fra le caratteristiche di un territorio e la capacità di una collettività di cogliere la trama di relazioni esistenti tra i valori antropici e quelli naturali. La Convenzione ha quindi adottato la seguente definizione di Paesaggio: «Una parte di territorio così com’è percepito dalle popolazioni, il cui carattere risulta dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni» e l’ha riconosciuto come «componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea». Inoltre, viene PIANIFICAZIONE E PAESAGGIO UN FORTE LEGAME Donatella Martinet, Loris Sartore 1. Aymavilles, Grivola e Nomenon dall’Alpeggio Champchenille. (L. Sartore)

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