Bollettino della Soprintendenza

234 scaturisce la sorgente, più riparato dagli sconvolgimenti del torrente e dalle frane, ma comunque sempre in un’area montana chiusa, in uno spazio ristretto ed ancora di difficile accesso. Chi si preoccupa e si attiva instancabilmente per migliorare e conservare i bagni di Pré-Saint-Didier è Aimé-LouisMarie Vignet des Étoles,16 intendente della Provincia dal 1773 il quale, ritenendo molto importante «la conservation d’une prétieuse source d’Eau chaude pour l’humanité et qui attire dans ce Duché, qui y prend un vif interêret, encore quelque Etrangers»,17 trascorre egli stesso periodicamente alcune settimane di soggiorno ai bagni per approfittare delle virtù curative delle acque minerali. Vignet des Étoles fa intraprendere, nel corso del suo mandato, numerosi lavori di ordinaria manutenzione, quali la rimozione di terriccio e pietre in corrispondenza dell’affioramento della sorgente, e opere di manutenzione straordinaria, come la realizzazione di nuove tubature per condurre l’acqua dalla sorgente allo stabilimento. Il pericolo di dispersione dell’acqua e della sua scomparsa in concomitanza con lo scioglimento delle nevi, ma anche dopo eventuali forti temporali che provocano l’ingrossamento del torrente è ricorrente; per questo viene realizzato un serbatoio nel deposito della legna attiguo al reparto femminile che, riscaldato da carboni ardenti, avrebbe garantito una riserva di acqua calda anche nei periodi in cui tende a scarseggiare. Da un rapporto compilato il 6 aprile 1780 dal geometra Giovanni Battista Crosa (professionista che si occuperà di tutti i numerosi lavori pubblici fatti eseguire da Vignet des Étoles), recatosi ai bagni di Pré-Saint-Didier insieme al «gardiateur» (si veda nota 25) degli stessi, Jean-Baptiste Frèrejean, detto Jolibois, accerta la preoccupante diminuzione della portata dell’acqua, inferiore di due terzi rispetto all’anno precedente. Lo stesso fenomeno si era già verificato negli anni 1773, 1774 e 1777; allora scavando nella galleria si era cercato di far riaffiorare la sorgente che tendeva ad abbassarsi. Crosa propone di «aller chercher au rez du torrent y attigu, ou elle se voit sortir en abondance en hiver que les eaux du dit Torrent sont tres basses, et la contraindre au moïen de l’art a remonter a la hauteur necessaire pour la conduire au batiment des bains»18 al fine di scongiurare ulteriori riduzioni della portata dell’acqua della sorgente. Lavorano accanto al geometra Crosa, l’ingegnere CharlesFrançois de Buttet - tecnico di grande esperienza che compiendo ricerche, scavi e altri lavori mette a punto un metodo con il quale prevenire e risolvere il problema della carenza di acqua ristabilendo il livello ottimale della sorgente e una costante portata d’acqua - e l’ingegnere idraulico Carlo Giorgio Faldella che intraprende, nell’estate del 1774, lavori di scavo nei pressi della sorgente per aumentare la portata dell’acqua in vista dell’imminente inizio della stagione dei bagni. Sono numerose le Notes des réparations urgentes et nécessaires à effectuer aux bains de Pré-Saint-Didier au courant de l’Année, redatte nel 1770 e nel 1788, le quali riferiscono tutta una serie interessante di opere e di forniture necessarie per il mantenimento delle terme.19 Si va dall’acquisto di «bourneaux», cioè di tubi tagliati, scavati e forniti da qualche operaio falegname della zona, in legno di larice (e in un caso il parroco lamenta che i tubi forniti sono stati privati della loro scorza e quindi sono marciti più rapidamente di quelli non scorticati), al costo del loro trasporto a mezzo di muli o asini nonché degli anelli in ferro, realizzati dal fabbro del paese, necessari per collegare e fissare tra loro i diversi tubi. Ci sono poi le spese per lo sgombero di terra e pietrame ammassato durante la brutta stagione, per la manutenzione delle vasche e dei bagni e in particolare per l’asportazione dei depositi minerali che l’acqua lascia nei tubi e nelle vasche stesse, le riparazioni alle imposte, alle inferiate, alle finestre, alle porte o al tetto la cui copertura è puntualmente danneggiata nel corso dell’inverno dalla caduta di massi. Vi sono ancora fondi stanziati per l’acquisto di carbone necessario al riscaldamento dei vari ambienti, per il rifacimento o solo per la sostituzione di alcune parti ammalorate del pavimento, per la riparazione delle latrine, sia nella sezione femminile sia in quella maschile. Curiosamente si cita anche l’acquisto di carta per le finestre e di cordino per fissare la carta stessa: una sorta di tendina per impedire la visione dall’esterno? A questo proposito si trova una simpatica, quanto singolare lettera, indirizzata dal parroco di Pré-Saint-Didier, reverendo Centoz, al Conseil des Commis durante l’estate del 1754.20 Chiedendo il rimborso delle spese effettuate per riparare una breccia nel muro e sostituire dei vetri danneggiati, egli sostiene che il danno è opera di qualche giovane libertino assai malizioso e scostumato il quale, grazie ad una lunga scala, ha raggiunto le finestre dei bagni femminili per ammirare le ragazze. Poiché, nonostante il parroco abbia rimproverato più volte questi giovani, non ottenendo nessun risultato, egli suggerisce al Conseil des Commis, al fine di evitare simili incidenti, che si stanno ripetendo ormai da troppo tempo, di far costruire nel bel mezzo del ponte una porta di accesso ai bagni munita di speroni di ferro, che il gardiateur avrebbe cura di chiudere o sorvegliare personalmente. Oltre a questi lavori, la documentazione d’archivio attesta l’esecuzione di un ampliamento dei bagni, due stanze sovrapposte contro la parete rocciosa verso nord «en la meme longueur, largeur et hauteur»,21 da parte di maestranze specializzate: i capimastri Jean fu Pierre della Val d’Andour e Jean-Joseph di Jacques Thoux di Fontainemore che realizzano l’opera su progetto del geometra Crosa (fig. 6). In seguito ai lavori di ristrutturazione dei bagni termali di Pré-Saint-Didier e al forte richiamo che esercitavano da tutto il Piemonte, i Savoia, oltre a distribuire numerose elargizioni per il mantenimento dello stabilimento, si adoperano per migliorarne le vie di accesso. Infatti, Carlo Emanuele III, tra gli altri motivi enumerati nell’iscrizione posta a ricordo dell’apertura della nuova strada di Monjovet nel 1771, evidenza la volontà di facilitare l’accesso alle acque salutari della Valle («ad faciliorem commerciorum et thermarum usum»).22 Si tratta ovviamente delle acque della Valdigne in quanto quelle di Saint-Vincent non erano ancora sfruttate.

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