Bollettino della Soprintendenza

236 Anche nei bilanci comunali si trova sovente lo stanziamento di fondi per riparare la strada «afin d’attirer en plus grand nombre en été les buveurs d’eau et les baigneurs».23 Il 18 aprile 1779 l’ingegner De Buttet presenta una relazione molto analitica sugli interventi necessari per allargare e rendere più comoda la strada di accesso ai bagni, deviando leggermente il percorso antico, ampliandola a sette piedi e prevedendo ai lati due fossati. Questi provvedimenti aumentano la rinomanza dei bagni: nel 1782, il vescovo di Biella, Giulio Cesare Viancino dei conti di Torricella si reca alle terme per un periodo di cure; nel 1789 la principessa di Carignano vi soggiorna per 40 giorni; nel 1780 viene curato con prodigiosi risultati, Pietro Bernardo Guasco, reso noto da Xavier de Maistre come «il lebbroso della città di Aosta».24 Intanto naturalisti e medici cominciano a interessarsi alle sorgenti in maniera più attenta attraverso osservazioni più scientifiche. Tra questi Carlo Antonio Ludovico Bellardi, medico condotto di Cigliano Vercellese che ogni anno accompagna a Pré-Saint-Didier alcuni dei suoi pazienti assistendoli per tutto il periodo delle cure termali. Nel 1779 Vittorio Amedeo Gioannetti, nel suo volume Analisi delle acque minerali di Saint-Vincent e di Courmayeur nel ducato di Aosta, è tra i primi ad analizzare con metodi scientifici le acque e a fornire una dettagliata analisi delle virtù terapeutiche a esse attribuite.25 Il 16 marzo 1792 il Conseil des Commis elabora un regolamento per i bagni (Réglements pour les bains de Pré-Saint-Didier), stampato a Torino con l’approvazione del sovrano e ampliato successivamente con un nuovo documento del 18 maggio 1824.26 Il regolamento dà indicazioni puntuali sugli orari di apertura al pubblico dello stabilimento, specifiche sui compiti delle figure professionali in loco nonché indicazioni terapeutiche. Con l’affermarsi della moda del Grand Tour delle Alpi e dell’interesse per l’alpinismo tra gli appartenenti al ceto medio alto italiano e tra gli stranieri, soprattutto d’Oltremanica, la fama delle località valdostane cresce repentinamente e, in parallelo, le loro sorgenti di acque minerali diventano vere e proprie stazioni termali. Tuttavia, mentre in Svizzera e in Savoia sorgono quelle infrastrutture turistiche che fecero di Zermatt o di Chamonix delle piccole capitali del prototurismo alpino, in Valle d’Aosta, fino alla metà dell’Ottocento, mancano ancora alberghi, strade, rifugi alpini, locande confortevoli, guide per i viaggiatori, servizi funzionali di trasporto pubblico. Il forestiero sembra per qualche tempo una presenza appena tollerata e solo nella seconda metà del secolo i valdostani pensano di sfruttare a fondo le opportunità offerte dalla natura e dalla storia per attirare visitatori e villeggianti, approntando le prime strutture ricettive e adoperandosi alla costruzione di un’immagine turistica della Valle.27 Le epistole e le memorie dei viaggiatori inglesi che, avventuratisi alla scoperta della Valle tra il 1800 e il 1860, passano per Pré-Saint-Didier e sovente si fermano ai bagni, testimoniano sia lo stato dei luoghi in quel periodo che la primitiva e rudimentale ospitalità del paese.28 Il nuovo edificio termale ottocentesco Elisabetta Viale A causa della crescente esigenza di un nuovo stabilimento, più consono alla vocazione di stazione climatica e termale che andava assumendo nel frattempo Pré-SaintDidier, collocato in una posizione più amena e di più ampio respiro, quindi meglio rispondente alle necessità degli utenti, si avvia la costruzione del nuovo edificio termale, inaugurato nel 1834. Gli elaborati di progetto sono datati al 1832 e 1833 a firma dall’ingegner Francesco Guglielmini.29 Si tratta innanzitutto di una planimetria d’insieme (fig. 7) con la rappresentazione dell’abitato di Pré-Saint-Didier, della Dora di La Thuile, del suo affluente e delle sorgenti calde. Vi sono indicati i bagni attuali sulla sponda destra del torrente e lo stretto sentiero per raggiungere le fonti. È curioso che accanto all’ingombro dell’edificio dei futuri bagni («premier projet proposé» al n. 3) sono disegnati altri due edifici, uno localizzato lungo il viale che conduce alla sorgente e l’altro lungo la strada provinciale per Aosta («autres projets proposés successivement» ai nn. 4 e 5) entrambi a pianta quadrangolare con due ali formanti un grosso emiciclo; verosimilmente un’idea progettuale poi scartata a favore della prima, meno pretenziosa e più contenuta. Altre due tavole danno indicazioni per la sistemazione della zona antistante all’edificio termale (figg. 8, 30) e infine un piccolo disegno illustra una tubatura o meglio uno sfiato. Altre due grosse tavole illustrano il progetto vero e proprio del nuovo stabilimento in scala 1:100 e 1:200 (figg. 9-10). L’edificio, a pianta longitudinale, presenta un corridoio centrale (figg. 11a-c), illuminato dalla lanterna sulla copertura, di distribuzione ai 16 «Cabinets des bains» dotati di vasche in marmo bianco, «il cabinet ou il y aura la douche ascendente», un altro «pour la douche ascendente avec son caveau inférieurement [un semicupio?], il cabinet pour les bains de vapeur» e due stanze centrali alla batteria delle stanze per i bagni, probabilmente per le reazioni. Questo corpo di fabbrica, a un solo piano, è affiancato da altri due a due piani: il padiglione reale, sulla sinistra (fig. 12a), con vestibolo, salone, due ambienti per i bagni, uno per la doccia e uno per il riscaldamento della biancheria e, sulla destra (figg. 12b-13) l’ingresso ai bagni circondato da altri ambienti di servizio: la cisterna dell’acqua, la caldaia, un locale funzionale alla produzione dei vapori caldi per l’attiguo bagno e un’altra stanza per il riscaldamento della biancheria. Lo studio del medico direttore dello stabilimento si trova al piano superiore, con tutta probabilità nell’ala di destra. Molto dettagliate sono le indicazioni per quanto attiene il posizionamento delle tubature, alcune delle quali in terracotta e altre in piombo; vi è la presa dell’acqua dal serbatoio; il punto in cui questa si divide per andare ad alimentare gli stanzini a destra e a sinistra del corridoio, quello d’immissione nelle vasche e, di conseguenza quello di scarico; le tubature che dal serbatoio riforniscono la caldaia e quindi gli «eolipiles» ovvero il luogo in cui si producono i vapori caldi (fig. 11b); i tubi che alimentano le latrine e quelli di scarico; l’acquedotto esterno che raccoglie l’acqua piovana.

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