22 8) Si tratta del termine deposizionale superiore del conoide alluvionale del Buthier (strato VIa). Cfr. R. MOLLO MEZZENA, C. BALISTA, E. PEYROT, Analisi stratigrafica preliminare del deposito urbano di Augusta Praetoria, in Archeologia Stratigrafica dell’Italia Settentrionale, Atti del Convegno (Brescia, 1° marzo 1986), I, Como 1988, p. 50, Tav. I. 9) Come già proposto nei precedenti articoli, tale strato sembrerebbe interpretabile come un deposito modificato dalle attività agricole, anche se non sono state individuate tracce di suddivisione dei campi. Cfr. FRAMARIN, DE DAVIDE, WICKS 2013, p. 32. 10) Rispetto alla planimetria pubblicata in FRAMARIN, DE DAVIDE, WICKS 2010, p. 33, fig. 2, si presenta in questa sede la planimetria definitiva aggiornata con i dati emersi durante l’ultima campagna di scavo. 11) Le dimensioni esatte di tale struttura non sono note a causa dell’impossibilità di scavare sotto la fogna comunale. 12) Cfr. A. ARMIROTTI, M. CORTELLAZZO, Lo studio della porta Decumana di Augusta Prætoria: riordino dei dati d’archivio e nuove interpretazioni, in BSBAC, 12/2015, 2016, p. 20, fig. 6. 13) La larghezza del cavedio fra le torri della porta Principalis sinistra risulta 20,60 m, dimensioni analoghe a quelle della porta Prætoria (la cui ampiezza non è di 19,80 m come suggerito da R. PERINETTI, La Porta Prætoria, in BSBAC, 2/2005, 2006, pp. 125-130). 14) La mancanza di un acquedotto nella prima fase è forse sorprendente considerando, da una parte, l’esistenza di una piscina limaria datata all’epoca augustea ma plurifase a circa 600 m a nord dalle mura, in loc. Bibian (cfr. R. MOLLO MEZZENA, Augusta Praetoria (Aosta) e l’utilizzazione delle risorse idriche - città e suburbio, in M.V. ANTICO GALLINA (a cura di), Acque per l’utilitas, per la salubritas, per l’amoenitas, “Itinera”, n. 4-5, 2004, pp. 59-137; FRAMARIN, DE DAVIDE, WICKS 2010, pp. 31-32), dall’altra, il posizionamento della città stessa in relazione a una fonte d’acqua, nella zona della suddetta piscina, conosciuta fin dall’epoca preistorica (A. ARMIROTTI, C. DE DAVIDE, D. WICKS, Aosta in epoca preistorica e protostorica alla luce delle recenti indagini archeologiche preventive in ambito urbano, in “Rivista di Scienze Preistoriche”, LXVIII, maggio 2019, pp. 109-140). 15) Le nuove indagini del 2017 non hanno restituito materiale utile ai fini di una datazione più specifica. Per cui si conferma in questa sede l’ipotesi di datazione proposta negli articoli precedenti. 16) È evidente una somiglianza con la porta meridionale, la porta Principalis dextera, forse anche questa da attribuire ad una fase secondaria. 17) La fistula è ancora in fase di studio. Informazioni importanti potrebbero provenire dallo studio dei bolli presenti sulla sua superficie. 18) Il fossato è stato ritrovato a circa 25 m a est della porta, durante gli scavi dell’ex caserma Challant MOLLO MEZZENA, BALISTA, PEYROT 1988, p. 58, tav. 2a. 19) Si attendono i dati degli scavi per l’ampliamento dell’Ospedale regionale Umberto Parini in viale Ginevra, 200 m a nord delle mura, per confermare la stratigrafia e l’andamento dell’acquedotto settentrionale. 20) La necessità di creare in questa fase uno spazio per lavorare nello stretto cunicolo alla manutenzione del condotto è risultata nell’asportazione di tutta la spalletta interna in travertino. 21) La stratigrafia indagata davanti al cunicolo suggerisce una datazione post II secolo d.C. per le colmate che obliterano la fossa di asportazione della conduttura già secondaria, ovvero quella inserita durante l’attività di demolizione della spalletta occidentale del cunicolo, attività svolta prima dell’inserimento o rialzamento della fistula tarda. 22) Le formazioni naturali presentano un limite altimetrico; le alluvioni non sono arrivate nell’area della porta e all’angolo, lievemente soprelevato, fra la fauce e la torre orientale. 23) Un’altra struttura (edificio B, fig. 12) in posizione speculare ma con forma più stretta in senso est-ovest si trova invece sul lato orientale del cardo maximus. La sequenza stratigrafica rimanda all’epoca altomedievale, ma non si esclude che possa partire a cavallo dei due periodi. 24) Un simile ripristino tardo dell’originario fossato romano è stato individuato nell’indagine di via Antica Zecca, sul lato orientale della città. Cfr. D. WICKS, Via Antica Zecca - Prato a est della cinta muraria romana in corrispondenza della Tour Fromage, (cod. sito 003-0312), relazione, presso archivi SBAC, giugno 2013, p. 18. 25) Anche fuori dalla porta Decumana indizi stratigrafici dal saggio a sudest della caserma Testafochi hanno suggerito la presenza di un terrapieno che permetteva l’accesso alla città (S. BERTARIONE, P. FRAMARIN, D. WICKS, Indagini archeologiche preliminari nell’area della caserma Testafochi ad Aosta, in BSBAC, 7/2010, 2011, p. 67). 26) Tale fenomeno è invece stato riscontrato fuori porta Decumana, con sepolture a inumazione poste davanti al fornice settentrionale ormai occluso (A. ARMIROTTI, M. CORTELAZZO, Lo studio della Porta Decumana di Augusta Prætoria: riordino dei dati d’archivio e nuove interpretazioni, in BSBAC, 12/2015, 2016, pp. 24-25, fig. 13). 27) Dati dagli scavi in piazza Roncas, via Forum e via Carabel (C. GALLO, L. OTTOZ, Le monete rinvenute negli scavi di piazza Roncas e di via Carabel ad Aosta, in BSBAC, 6/2009, 2010, pp. 43-48). 28) Analisi preliminare del materiale ceramico a cura di Lucia De Gregorio (Akhet S.r.l.). 29) MOLLO MEZZENA, BALISTA, PEYROT 1988, p. 58, fig. 2. 30) Alla conclusione delle campagne di scavo all’interno della città, il termine della fase che precede questa riorganizzazione era stato ipotizzato attorno al 1000 sulla base del ritrovamento di una moneta di Ottone III (980-1002). 31) Questo processo potrebbe aver lasciato temporaneamente la città priva di difesa all’ingresso settentrionale. Non è tuttavia escluso che possa trattarsi di momenti diversi dello stesso processo di riorganizzazione. 32) Quest’elemento è associato ai resti di un grande palo ligneo, forse di riutilizzo, come potrebbe indicare la datazione al IX-X secolo ottenuta con il C14 (J.-P. HURNI, B. YERLI, Expertise dendrochronologique et rapport d’analyse radiocarbone par AMS, LRD17/R7472, relazione, presso archivi SBAC, 2017). Si veda Sartorio infra. 33) Un elemento in larice di questa sistemazione è stato datato al 1067 (±7) con dendrocronologia (HURNI, YERLI 2017). 34) La trave è datata fra il 1028 e il 1155 (95,4%) da analisi C14 (HURNI, YERLI 2017). 35) Questo fronte è stato arretrato di un paio di metri in uno sviluppo strutturale secondario, sempre durante la fase bassomedievale; il nuovo allineamento delle strutture, stavolta costruite utilizzando malta, si trova in corrispondenza dell’attuale limite orientale di via Croce di Città. Questi scantinati sono stati a loro volta demoliti durante il XVII secolo: lo scavo del 2007 ha restituito numerose monete della metà del Seicento dagli strati di distruzione (fig. 12). 36) Schede catalogo nn. 36 e 37 si veda GALLO, OTTOZ 2010, p. 46. 37) Si veda Sartorio infra; HURNI, YERLI 2017. 38) Rimane chiaramente visibile nella planimetria di J.-B. DE TILLIER, Plan de la citté d’Aoste, de ses faux-bourgs et de leurs environs, dans leur estat presente. MDCCXXX, Archivio Seminario Diocesano sant’Anselmo di Aosta, manoscritto 1740. 39) Si veda nota 35. 40) Possediamo un progetto, redatto dall’architetto Bruschetti e dal geometra e misuratore Crosa su richiesta di Vignet des Étoles (AHR, Fonds Ville, RDB C015 L01 D_004), che descrive con dovizia di particolari la situazione della «Porte de La Rive» subito prima degli interventi di demolizione. Secondo quanto calcolato da Dal Tio, il varco della porta consisteva in uno stretto passaggio della lunghezza di 19,31 m, con un ingresso meridionale, rivolto verso la piazza Roncas, largo 4,64 m e uno settentrionale di appena 3,63 (R. DAL TIO, Il “faubourg de la Rive”: topografia storica, economica e nobilato di un quartiere dell’Aosta medievale, relazione, presso archivi SBAC, 2011). 41) A. ARMIROTTI, G. SARTORIO, C. JORIS, C. TILLIER, Aosta, lo scavo archeologico della porta Prætoria: dall’età romana all’alto Medioevo, in BSBAC, 12/2015, 2016, pp. 1-14. 42) P. FRAMARIN, C. JORIS, Resoconto preliminare dei saggi archeologici lungo via Sant’Anselmo ad Aosta, in BSBAC, 8/2011, 2012, pp. 49-55. 43) Di fatto tutte le torri, così come i principali monumenti di tradizione romana, tra cui l’anfiteatro e l’arco d’Augusto, vennero in questo periodo fatti oggetto di una sistematica rioccupazione signorile. 44) La questione in merito all’autorità prevalente in questo frangente così determinante per la storia di Aosta e della Valle d’Aosta non è completamente risolta, sebbene sia verosimile che sia l’autorità vescovile, peraltro fortemente connessa almeno inizialmente alla figura comitale sabauda, a fungere da collante e a impostare, per mezzo delle proprie clientele, il riassetto urbanistico (A. BARBERO, Conte e Vescovo in Valle d’Aosta (secoli XI-XIII), in IDEM, Valle d’Aosta medievale, BAA, XXVII, 2000, pp. 1-40). 45) In merito si veda DAL TIO 2011. 46) Gli esami al radiocarbonio sono stati effettuati dal laboratorio svizzero ETH di Zurigo, mentre l’analisi dendrocronologica dal Laboratoire Romand de Dendrochronologie di Moudon, sempre in Svizzera. I risultati sono stati consegnati con rapporto n. 7472, (HURNI, YERLI 2017). 47) Si tratta dell’ipotesi più plausibile, che deve tuttavia essere avanzata e assunta con estrema cautela: spiegherebbe sia la doppia fase del cardine che l’apparente difformità nelle datazioni ottenute dagli elementi lignei nei diversi contesti di scavo. 48) Cfr. Wicks supra. 49) In merito ai passaggi storici connessi alla nuova proprietà, si veda, oltre a DAL TIO 2011, anche IDEM, La Genealogia nostra Voudanorum di Jean-Ludovic Vaudan, Aosta 2019. 50) DAL TIO 2011 e 2019. *Collaboratore esterno: David Wicks, archeologo Akhet S.r.l.
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