Bollettino della Soprintendenza

26 XIX secolo identificarono i resti, in corrispondenza di vF, di una struttura in laterizio a pianta circolare (st32), interpretata da D’Andrade, anche se con molte incertezze, come fornace.18 Allo stato attuale delle conoscenze risulta pressoché impossibile associare le strutture inquadrate nel periodo II a un riferimento cronologico assoluto. In mancanza di un’analisi complessiva delle classi di materiali in associazione ai contesti di giacitura, la maggior parte dei quali è riconducibile alle fasi di crollo e abbandono dell’impianto, un importante contributo nel definire intervalli temporali più precisi può essere fornito dall’accostamento delle Terme del Foro ad altri complessi dalla planimetria affine.19 Per quanto possa infatti essere soggetto a comprensibili e indubbie limitazioni, il confronto tra impostazioni progettuali simili conferisce cornici culturali di riferimento in grado di indicare una cronologia altrimenti non definibile. Il periodo II, con calidarium e tepidarium articolati su un asse nord-sud e collegati ai vani freddi sul lato orientale, pare accostabile al profilo-modello row-type.20 Questa pianta, definita da un’articolazione essenziale degli ambienti con la successione assiale di apodyterium (in realtà non identificato nell’impianto aostano), frigidarium, tepidarium e calidarium, è declinata in tre varianti attestate in diverse aree dell’impero: axial, angular e axial symmetrical (o half-symmetrical). Sulla base di una planimetria ad angolo retto, con il nucleo dei vani non riscaldati concentrato a sud-est e con la dislocazione di tepidarium e calidarium in corrispondenza dell’angolo opposto, non pare fuori luogo accostare la pianta delle Terme del Foro al modello angular row-type. Tale planimetria è rilevabile in una ventina di impianti nel mondo romano, tra cui Lugdunum Convenarum, Vasio Julia Vocontiorum, diversi esempi in Mauretania Tingitana e i complessi termali più antichi in Hispania.21 Caratteristiche comuni al macrotipo «row» sono alcune peculiarità che possiamo proprio riscontrare nella pianta delle Terme del Foro, come la presenza di un calidarium dotato di un’abside unica e labrum, ritracciabile ad esempio presso Champlieu, Bætulo e nelle già citate Terme repubblicane di Pompei. Questa articolazione planimetrica è attestata negli impianti costruiti e trasformati in area campano-laziale tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., i cui modelli cominciano a diffondersi in Cisalpina e in Narbonensis (Glanum, Cimiez e Hyères) e, seppur in misura minore, in Tarraconensis e in Bætica, già a partire dal I secolo a.C. L’accostamento delle Terme del Foro alla tipologia row-type consente dunque di delineare un orizzonte cronologico in una fase posteriore ai primi cantieri di Augusta Prætoria e compresa entro la piena età giulio-claudia. Tale cornice è precisata dal rinvenimento dei due lacerti murari coevi alla fondazione della colonia, m10 e m38 (pertinenti al periodo I), e all’impiego di tubuli quadrangolari per il riscaldamento parietale, impiegati con frequenza a partire dalla prima metà del I secolo d.C.22 4. Calidarium, esedra L (m3): impronte dei tubuli quadrangolari. (R. Monjoie)

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