Bollettino della Soprintendenza

29 stratigrafici “sigillati” del complesso, sostanzialmente intatto e privo di sconvolgimenti post deposizionali: si tratta del riempimento del condotto di scarico (st15) del frigidarium Y1.29 La disamina dei materiali rinvenuti nella stratigrafia formatasi all’interno della struttura ha consentito di avanzare alcune ipotesi sulla cronologia del riempimento, seppur in assenza di una loro precisa attribuzione ai diversi livelli del deposito.30 È stata innanzitutto rilevata la presenza di diverse emissioni monetali31 inquadrabili tra II e IV secolo d.C. (in particolare 3 sesterzi in bronzo di Adriano, Marco Aurelio e Commodo), riferibili alla porzione superiore del riempimento, insieme a 3 assi e un probabile dupondio, purtroppo non leggibili, rinvenuti sul fondo del canale insieme a molti spilloni in osso sostanzialmente coevi,32 cronologicamente attendibili nel definire la formazione dei depositi più antichi. L’insieme del materiale ceramico analizzato rispecchia la facies locale di piena e tarda età imperiale: accanto ai prodotti di importazione circolanti su ampia scala, come la terra sigillata africana D33 e i manufatti della Gallia centrale e orientale34 sono frequenti le forme caratteristiche del repertorio della ceramica a rivestimento argilloso;35 si registra inoltre un’elevata presenza di ceramica comune che si declina in più gruppi di produzione associati a un ventaglio morfologico limitato.36 L’analisi macroscopica dei frammenti relativi ai contenitori da trasporto ha evidenziato la compresenza di molteplici produzioni (iberica, gallica, adriatica, tirrenica, africana e orientale) che testimoniano l’eterogeneità dei mercati di approvvigionamento di derrate alimentari della città. Tra i manufatti in vetro, oltre ad alcuni oggetti di ornamento personale (perle e frammenti di bracciali), sono attestati prevalentemente vasi potori.37 Risulta poco rappresentata la pietra ollare. L’interno del canale ha restituito dunque un nucleo di oggetti associabili alla fase di funzionamento dello scarico che, in quanto tale, probabilmente non supera il III secolo d.C., e un’importante quantità di materiale archeologico eterogeneo in cui predominano i manufatti databili tra il III e la prima metà del IV secolo d.C. Gli studi sul complesso termale sottolineano come l’impianto sia stato sottoposto a rilevanti trasformazioni strutturali e la presenza nel condotto anche di materiali di spoliazione è verosimilmente da ricollegare a tali cambiamenti. Va inoltre rilevata l’assenza, all’interno del deposito, di materiale caratteristico della seconda metà del IV e del V secolo che, invece, risulta essere ben rappresentato negli strati pertinenti alla frequentazione tarda di vY1 a cui va attribuita la testa del riempimento del canale ormai privo della sua destinazione funzionale originaria. Sono state escluse da questa periodizzazione le strutture che, scoperte in occasione degli interventi del XIX secolo, sono ubicate nel settore settentrionale del complesso: esse sono legate all’accesso all’impianto dal decumano minore, connesse alla sequenza dei vani riscaldati e prive di riferimenti sufficienti per poterle ascrivere a uno dei periodi descritti. Tra queste si ricordano il perimetrale m20, in cui si apre una soglia litica st27 che consentiva l’ingresso in vE, e alcuni ambienti forse di servizio. Pochi resti strutturali privi di omogeneità planimetrica e apparentemente sconnessi dall’impianto termale sono stati intercettati a ovest, murature e lacerti di opere di canalizzazione (st30, st31, m29 e m30), e nell’area sud-orientale, una pavimentazione in cocciopesto (p12). 7. Tepidarium Z: piano superiore dell’ipocausto e blocchi litici utilizzati come pilae. (T. De Tommaso)

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