Bollettino della Soprintendenza

31 Per il sistema di suspensurae dell’intercapedine pavimentale sono impiegati i laterizi circolari, posti uno sull’altro e legati con malta. Allo stato attuale delle scoperte si conosce un solo caso di pila integra così composta, conservata in situ presso il tepidarium WU, e avente un’altezza di circa 75 cm: tale misura corrisponde a quella prescritta da Vitruvio e considerata ideale per definire la distanza tra i due piani, inferiore e superiore, dell’ipocausto.40 In base al valore dello spessore dei laterizi circolari analizzati,41 documentato tra 8 e 10 cm, una pila doveva essere composta da 9 elementi come dimostra proprio la colonnina appena menzionata (fig. 6). In corrispondenza delle esedre di vI-L, sono testimoniate tre strutture (st4, st24 e st3) aventi andamento curvilineo in accordo con i perimetrali (m1 e m3) a cui si riferiscono. Esse sono realizzate in sesquipedali rettangolari legati tra loro con malta e sono state interpretate dagli scavatori come condotti (fig. 9). È possibile che l’andamento consentisse loro di adattarsi alla forma del calidarium nelle sue estremità e che, in ragione dell’ipotizzata collocazione proprio in queste zone di due vasche, tali strutture assumessero ivi anche la funzione di ulteriore sostegno, oltre le pilae, del piano superiore dell’ipocausto. L’assenza di confronti convincenti non permette di specificarne meglio la natura anche se rimane indubbia la loro pertinenza al sistema di circolazione dell’aria calda al di sotto della pavimentazione. In base all’esistenza di st24 e st3 in relazione a m3, esedra pertinente al periodo III, pare lecito supporre che tali strutture si riferiscano a una modifica inquadrabile in questa fase di ampliamento; anche st4, riferibile a m1 e fondata su st1, il basamento dell’ipotetico labrum, potrebbe quindi essere ascrivibile a questo stesso periodo. Tali elementi descriverebbero così un differente apprestamento, sia strutturale sia funzionale, di questi due alveii cronologicamente assegnato al periodo di potenziamento dell’impianto. Sempre in vWU è conservato un accorgimento strutturale per isolare le pareti interne nello spazio dell’intercapedine pavimentale al fine di contrastare la dispersione di calore e impedire il deterioramento dell’apprestamento murario. Di tale sistemazione, conservata lungo i perimetrali ovest (m11), nord (m5) e sud (m12), si ha menzione ancora in letteratura:42 alcune tegole, private dei propri margini, sono poste in opera giustapposte tra loro e fissate al prospetto interno delle pareti tramite numerose grappe metalliche. Il piano superiore dell’ipocausto è costituito da bipedali (60x60x8 cm) posti alla sommità delle pilae così che il peso di ognuno fosse sostenuto da almeno quattro colonnine. Tale sistemazione copriva l’intera area e prevedeva una sovrapposizione di livelli di malta e di cocciopesto alternati tra loro per uno spessore variabile: l’ultima stesura funzionava da allettamento per le decorazioni che, musive, in sectilia o di altra natura, costituivano la finitura pavimentale dell’ambiente riscaldato. L’analisi dei fittili ha permesso anche di identificare un prodotto inedito realizzato appositamente per costituire il primo e l’ultimo elemento di una pila (fig. 10): si tratta di una sorta di ibrido costituito dall’unione di un bessale e di un laterizio circolare, quest’ultimo di spessore ridotto. La base quadrata (23x25x5 cm) è unita a un fusto circolare (20x6 cm): lo spessore complessivo, 11 cm circa, è confrontabile con quello dei laterizi circolari esaminati. 9. Calidarium I-L, abside occidentale (m1): struttura in laterizi (st4) ad andamento curvilineo. (T. De Tommaso) 10. Calidarium I-L, piano inferiore dell’ipocausto: basi per pilae. (T. De Tommaso)

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