Bollettino della Soprintendenza

32 La documentazione fotografica e le descrizioni che D’Andrade fece al momento della scoperta dell’impianto43 ci mostrano come alcune pilae del calidarium I-L presentassero alla base proprio questo particolare manufatto. Sappiamo inoltre che un fittile quadrangolare era posto anche alla sommità della pila: la sua impronta è visibile in corrispondenza degli angoli di un bipedale rinvenuto integro. Lo spessore di un bessale, posto alla sommità e alla base, in unione a quello dei vari laterizi circolari non permetteva forse il rispetto delle prescrizioni definite per le altezze delle colonnine: è per ovviare a queste, e presumibilmente anche ad altre difficoltà, che fu creato questo oggetto particolare il cui spessore complessivo corrisponde proprio a quello dei singoli fittili circolari.44 Il sistema di riscaldamento parietale prevede l’impiego di tubuli quadrangolari:45 questi elementi, considerati già in antico innovativi nell’ambito dell’evoluzione dei sistemi di riscaldamento,46 erano apparecchiati in batterie, «tubulatio», e fissati facilmente alle murature. Essi garantivano un riscaldamento più efficace e la possibilità di dotare le pareti di vetrate funzionali anche a una migliore illuminazione. Come già anticipato in precedenza il loro impiego è usuale a partire dalla prima metà del I secolo d.C.:47 sono tuttavia noti impianti termali che ne documentano la messa in opera in fasi precedenti.48 Sono due i sottotipi di tubuli quadrangolari identificati, differenti tra loro in base alle dimensioni: più piccolo il sottotipo 1, più grande il sottotipo 2 (tabella 1). Entrambi sono esternamente caratterizzati da striature realizzate, con diversi andamenti, grazie al passaggio di pettini, con dentature più o meno fini, e/o di strumenti dalle terminazioni appuntite o arrotondate. Tali incisioni, eseguite ante cocturam, hanno la funzione di rendere la superficie irregolare in modo da far aderire gli strati di intonaco che costituivano le finiture interne delle pareti degli ambienti.49 I due sottotipi sono attestati in modo differente: in generale si rileva una maggiore concentrazione nel calidarium I-L ma, per quanto concerne il solo sottotipo 2, una presenza marcata è riscontrabile nel tepidarium Z (fig. 11). È possibile che l’uso del sottotipo 2 sia da relazionare alle importanti modifiche strutturali che, descritte in precedenza, hanno distinto la fase di ampliamento del complesso (periodo III): il loro impiego potrebbe quindi costituire la testimonianza di un adattamento strutturale del sistema di riscaldamento parietale nell’ottica di sopportare un maggiore stress termico e in relazione alla prossimità della nuova fornace di alimentazione. Sebbene i dati relativi al circuito di adduzione dell’acqua siano pochi, il confronto con ciò che si conosce del sistema generale di approvvigionamento idrico della colonia consente di ipotizzare che la risorsa alimentasse il complesso giungendo da nord. Proprio in corrispondenza del settore settentrionale è ubicato vG, un locale costituito da strutture murarie impermeabilizzate, interpretato come cisterna per l’accumulo d’acqua,50 e un lungo tratto di conduttura urbana, una fistula vicenaria con direzione nord-sud,51 il cui andamento è forse da porre in relazione con la presenza, in quell’area, dei due frigidaria, vY1 e vY2 e, soprattutto, della natatio Y3. Lo smaltimento delle acque è testimoniato da due strutture: una canaletta in elementi litici e laterizi (st6) collocata in vH e passante sotto la soglia (st7) che mette in comunicazione quest’ambiente con vY1, e un condotto (st15) ubicato nella porzione sud-occidentale di vY1. L’imbocco e la copertura di quest’ultimo sono costituiti da lastre di travertino mentre la pavimentazione presenta una successione di bipedali; le spalle sono realizzate in sesquipedali rettangolari, ciottoli ed elementi litici legati con malta. L’identificazione dei fittili costituenti il fondo del canale, in unione al riesame della documentazione fotografica, ha permesso sia di ricostruirne la lunghezza, relativamente al tratto indagato, corrispondente a 6 m circa, sia di rivederne l’andamento e l’orientamento.52 I sistemi decorativi Maurizio Castoldi* Le campagne di scavo hanno restituito una grande quantità di manufatti riconducibili ad apparecchiature in pietra, redazioni pavimentali musive e decorazioni affrescate. Tra gli elementi lapidei, si conta un totale di 1.543 frammenti di lastre di rivestimento, parietali e pavimentali, e 220 esemplari tra incorniciature e zoccolature con profilo a modanature lisce. Per quanto concerne i reperti lastriformi, si nota una scelta di litotipi con netta preminenza di marmi bianchi e del bardiglio locale (fig. 12). L’impiego massiccio dei primi (691 fr.), e del secondo (770 fr.) delinea un’ornamentazione sostanzialmente priva dei principali marmi colorati impiegati nell’edilizia pubblica: sono solo 83 i frammenti riconducibili a giallo antico, pavonazzetto e africano di Teos. Approfondendo la disamina dei supporti litici impiegati per la realizzazione di prodotti lastriformi, appare molto significativa questa particolare limitazione nell’uso di marmi pregiati, soprattutto in relazione ad altri grandi complessi pubblici della panoplia monumentale urbana, come il foro e il teatro, al contrario molto ricchi di attestazioni in tal senso.53 Se i marmi Tabella 1. Sottotipi di tubuli quadrangolari. (G. Amabili) 11. Attestazioni dei sottotipi di tubuli quadrangolari. (G. Amabili) Sottotipo 1 Sottotipo 2 Forma della sezione rettangolare rettangolare Lunghezza complessiva 25-30 cm 37-40 cm Sezione (lungh. x largh. in cm) 12-16x 6,5-8,5 cm 19-22x 12,5-14,5 cm Spessore pareti 1-1,8 cm 2-2,8 cm 0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 vano Z vano W vano U vano M vano I-L sottotipo 1 sottotipo 2

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