Bollettino della Soprintendenza

35 Le tracce epigrafiche Si presentano i bolli, i graffiti e le iscrizioni rinvenuti su alcuni reperti del sito. L’individuazione di questi documenti è stata possibile, in assenza di uno studio complessivo sui reperti rivenuti, grazie al già citato progetto di schedatura preliminare che ha interessato le Terme del Foro nel loro complesso.60 Il corpus dei bolli laterizi e quello delle sigle incise sui manufatti lapidei costituiscono ad oggi un riferimento utile per confrontare documenti analoghi rinvenuti in area urbana e sul territorio. L’importanza del dato epigrafico quale vettore di informazioni di carattere socio-economico è ormai acquisito: si auspica che, come indicato in altre sedi da specialisti dell’epigrafia dell’instrumentum,61 questo insieme costituisca un primo passo nell’ottica di presentare in modo sistematico tali documenti. Le attestazioni epigrafiche su vasellame da mensa, lucerne e contenitori da trasporto Giordana Amabili*, Gwenaël Bertocco* Nel complesso del vasellame da mensa il materiale bollato è molto poco rappresentato. Una scheggia di fondo di una forma non identificata in terra sigillata centro-italica reca un bollo in cartiglio rettangolare su due registri [PHI] LE/[P·CORN?] (fig. 15, n. 1): nella lettura proposta esso potrebbe essere riconducibile a P. Cornelius Phile, ceramista attivo ad Arezzo nel I secolo d.C.62 Alla produzione di Calvus I, operante a La Graufesenque tra il 65 e il 90 d.C.,63 è da ricondurre un frammento di fondo convesso con un bollo in cartiglio subrettangolare [OF]CALVI (fig. 15, n. 2). Sono 5 i frammenti di ceramica recanti lettere o disegni realizzati post cocturam. Sulla superficie interna di un tegame in ceramica a vernice rossa interna sono incisi abbastanza profondamente alcuni segni (fig. 16, n. 3). La frattura, occorsa proprio in corrispondenza della parola, rende complesso stabilire se si tratta di due lettere o di una. Si legge: VA[---?] o [---?]M. In virtù del significato più accreditato di tali graffiti, rimandanti a elementi onomastici si suppone riferibili al proprietario dell’oggetto,64 pare più credibile la prima ipotesi. In quest’ottica i due termini potrebbero suggerire un cognomen, come Valens, Valerius o Varro.65 Sul fondo esterno di una coppa in terra sigillata gallica, riferibile a un atelier della Gallia meridionale, è incisa una lettera, realizzata con tratti precisi e senza esitazioni (fig. 16, n. 5). Si legge: [---?]M[---]. In relazione alla dimensione del contenitore è ipotizzabile che la parola seguisse l’andamento del fondo in modo da occupare in modo efficace la superficie disponibile, come dimostrano altri graffiti rinvenuti su frammenti analoghi.66 Per tale ragione, e in relazione alla dimensione ridotta del reperto, non è possibile tentare alcuno scioglimento non potendo precisare se la lettera costituisca l’iniziale o un elemento interno all’ipotetico indicativo nominale. Sull’orlo esterno di una coppa Lamb. 37 di produzione gallica sono tracciati alcuni segni che, realizzati in alfabeto corsivo, sono di difficile interpretazione (fig. 16, n. 2). Sembra di poter leggere: M[---?]. L’elemento è caratterizzato da un breve tratto, posto sopra la seconda asta obliqua, forse da collegare alla lettera seguente non conservatasi. È lecito supporre che la lettera, o la sillaba, costituisca l’iniziale di un cognomen non identificabile. Di interesse è il frammento di orlo di coppa emisferica in CRA recante parte di un’iscrizione articolata su due registri (fig. 16, n. 1). Si legge: [---?]SCAE[---?] e [---?] CASIVS[---?]. Il diverso modus attraverso cui sono stati realizzati i tratti permette di ipotizzare che gli elementi siano stati graffiti in due momenti distinti o da due mani differenti. Le lettere del primo registro sono tracciate meno profondamente e con meno incertezze: se si confronta la S con quella della seconda linea, si può notare come essa sia sinuosa e abbia un andamento regolare. La differente forza di incisione si evince anche dallo stato di conservazione dei tratti. Nel primo registro infatti, dove la patina superficiale del manufatto non è ben conservata, ad esempio in corrispondenza dell’asta verticale della probabile E, le incisioni sono percepibili con difficoltà e solo alla luce radente. Differente è invece l’aspetto e il modus realizzativo del termine del secondo registro: i tratti sono tracciati in profondità e, forse proprio per questo, la qualità formale delle lettere così realizzate è differente. Ciò ha comunque permesso una migliore conservazione dei termini alfabetici che risultano leggibili anche in presenza di una superficie piuttosto rovinata. Da segnalare come, nel complesso, l’autore o, più probabilmente, gli autori del testo abbiano utilizzato le caratteristiche formali della coppa come linee guida per incidere le parole. Il primo elemento potrebbe riferirsi alla versione femminile del cognomen Priscus,67 o a quello di Fuscus, meno frequente e, in genere, adottato per individui di condizione servile.68 Se il termine iniziasse con tali lettere esso potrebbe essere ricondotto a Scævius o a Scæfius, cognomina attestati in alcune iscrizioni.69 È comunque importante sottolineare come la parola mutila potrebbe riferirsi anche a un altro elemento: si potrebbe, ad esempio, ipotizzare un messaggio di tipo goliardico realizzato sull’esterno della coppa. A tale proposito si ricorda come il termine scænae sia presente in uno degli epigrammi di Marziale70 e come siano noti graffiti su ceramica che recano messaggi di altra natura in aggiunta al dato nominale.71 Il secondo elemento parrebbe rimandare ai Cassii, gens attestata in Augusta Prætoria anche attraverso i marchi impressi su fittili. In merito alla formula utilizzata nel graffito pare interessante proprio ricordare il testo di un marchio in cui il nomen dei Cassii è scritto con una sola S.72 Il termine, inciso sulla parete della coppa al nominativo, sembrerebbe dunque identificare, come denotano graffiti analoghi, il proprietario dell’oggetto o chi ne faceva uso.73

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