38 Su un frammento di parete di una coppa in CRA, è presente un graffito arborescente (fig. 16, n. 4) conservato per una lunghezza di quasi 6 cm. Pare rilevante indicare come queste incisioni di alberi ramificati estremamente stilizzate si rinvengano con una certa frequenza su contenitori in CRA, come nel caso per esempio del graffito sulla coppa Lamb. 8 proveniente dal contesto dell’insula 46 di Augusta Prætoria.74 In altri contesti sono testimoniate incisioni raffiguranti elementi vegetali,75 animali e antropomorfi76 il cui significato è tuttora oggetto di dibattito. I fondi di lucerne recanti bolli sono 9: essi sono riconducibili al tipo a canale, definito anche Firmalampen.77 Sono 4 quelli da ricondurre alla produzione marchiata VIBIANI, una tra le manifatture maggiormente attestate. L’attività, la cui sede si è ricercata in Cisalpina, è collocata cronologicamente tra la fine del I e gli inizi del III secolo d.C. e raggiunse il suo culmine durante il II secolo.78 Dei reperti rinvenuti nel sito solo un individuo presenta il testo conservato integralmente (fig. 15, n. 3), per un altro è stato possibile effettuare un’integrazione nella sua porzione centrale (fig. 15, n. 4) mentre i restanti (fig. 15, nn. 5-6) conservano solo la sillaba finale. Parrebbero riferirsi al ceramista Crescens 2 frammenti: uno di questi è riconducibile al tipo CRESCE/S (fig. 15, n. 7) mentre l’altro individuo (fig. 15, n. 8), conservando solo la lettera iniziale, potrebbe anche essere pertinente a un’altra produzione. Tra i frammenti un fondo presenta il marchio [F]ORTIS, la tipologia con un punto sopra la R (fig. 15, n. 9). Tale officina, una delle maggiori del territorio italico, iniziò la propria attività probabilmente già in età augustea79 ma la sua diffusione, specialmente nelle provincie, è attestata ancora tra il III e il IV secolo d.C.80 Reca il marchio Q∙G∙C. (fig. 15, n. 10), un fondo conservato integralmente, forse pertinente a una lucerna di formato miniaturistico. La sede della manifattura sarebbe localizzata in Italia settentrionale, da alcuni ipotizzata in Veneto:81 lo scioglimento della sigla rimanderebbe a Quintus Gavius la cui attività si situa cronologicamente nel corso del I secolo d.C.82 Il bollo FEL[ICI?]/O (fig. 15, n. 11) è anch’esso impresso su un frammento di fondo: a differenza degli altri presenta un alto piede. Lo stato di conservazione non pare consentire un’attribuzione certa: sono attestate lucerne bollate da Felicius ad Aquileia così come sono noti i marchi FELIX, entrambi i casi presentanti caratteristiche epigrafiche differenti da quelle riscontrate nel marchio aostano.83 I contenitori da trasporto bollati si inseriscono nelle produzioni adriatiche e padane inquadrabili cronologicamente tra l’età augustea e l’inizio del II secolo d.C. L∙L[---?] (fig. 15, n. 12) Bollo in cartiglio rettangolare sull’orlo frammentario di un’anfora di produzione adriatica. Il testo è lineare, progressivo e realizzato con lettere capitali rilevate; il segno di interpunzione è triangolare con il vertice rivolto verso l’alto. L’esemplare trova un possibile confronto con L∙L∙[Pompusiorum?] di età augustea rinvenuto tra il materiale anforaceo utilizzato per un apprestamento di bonifica a Padova.84 Q·I·A·S (fig. 15, n. 13) Bollo in cartiglio rettangolare impresso sull’ansa di un’anfora di produzione adriatica non determinabile. Il testo è lineare progressivo e realizzato con lettere capitali rilevate; esse sono separate da segni di interpunzione di forma triangolare, il primo e il terzo con il vertice rivolto verso l’alto, il secondo verso il basso. In assenza di confronti convincenti, la sigla potrebbe essere sciolta in Q(uinti) I(uli ?) A(---) s(ervus) e rimandare quindi a una manifattura della gens Iulia. È infatti noto il marchio di Quintus Iulius, attestato in cartiglio rettangolare con lettere rilevate sull’orlo di anfore Dressel 6B diffuse nella Cisalpina orientale e sul Magadelensberg.85 PACC[I] (fig. 15, n. 14) Bollo in cartiglio rettangolare molto consunto sull’orlo di un’anfora olearia Dressel 6B. Il testo è lineare, progressivo e realizzato con lettere capitali rilevate. Esso è riconducibile alla produzione di officine padane controllate dalla gens Paccia attive nella metà del I secolo d.C.86 SECV[---?] (fig. 15, n. 15) Bollo in cartiglio rettangolare, impresso profondamente nella parte iniziale e consunto in quella terminale, impresso su un orlo di Dressel 6B di produzione adriatica. Il testo è lineare, progressivo e realizzato con lettere capitali rilevate; la S è retrograda. Potrebbe trattarsi di un Sec(vndi), quindi un simplex nomen di un servus, come è stato proposto per un esemplare proveniente da Altino.87 SAB∙A[V---?] (fig. 15, n. 16) Bollo in cartiglio rettangolare impresso capovolto sull’orlo di un’anfora Dressel 6B. Il testo è lineare, progressivo e realizzato con lettere capitali rilevate; la A e l’ipotetica V sono in nesso; è presente un segno, forse di interpunzione, posto in alto tra la B e la A. Il bollo, confrontabile con un’attestazione da Altino, potrebbe essere sciolto in Sab(inia) Aug(urini uxor?) e riferirsi a un’imprenditrice patavina attiva tra la seconda metà del I e l’inizio del II secolo d.C.88 Per completare le attestazioni epigrafiche sui contenitori da trasporto ricordiamo la presenza di un’anfora troncoconica da olive, tipo Schörgendorfer 558 diffuso tra l’età augustea e il II secolo d.C., recante un titulus pictus in rosso. Sul collo sono indicati il contenuto e la quantità ol(iva)/exd(ulcis)/ex(cellens)/x, sulla spalla è riportato un tria nomina di interpretazione incerta C.V.H. Su un’ansa è poi presente una X profondamente incisa prima della cottura, forse a indicare un lotto di produzione o il numero del contenitore all’interno di un gruppo.89
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