40 penisola98 consentono di ipotizzare come i marchi SEPPI si riferiscano a officinatores, liberi o di condizione libertina, al sevizio di uno o più domini della gens. La manifattura da essi organizzata si occupò di realizzare manufatti diversi per soddisfare le esigenze costruttive della colonia: non solo tegole ma anche oggetti impiegati nella costituzione dei sistemi di riscaldamento, come i laterizi circolari. R∙P∙A (fig. 18, n. 4) La sigla è sciolta in R(ei) P(ublicae) A(ugustanorum)99 e rimanda quindi all’entità statale declinata nella sua forma locale. Nell’ambito dell’instrumentum bollare attraverso una sigla che rimanda al nome della colonia o del municipium a cui il marchio si riferisce è pratica ben documentata.100 Il cartiglio è rettangolare (7-7,5x2,8-3,5 cm). La scritta è progressiva e costituita da lettere rilevate, con aste sottili e apicate, evidenti quelle della R; l’altezza oscilla tra 2 e 3 cm. Sono presenti due segni di interpunzione di forma triangolare, differenti per dimensioni e orientamento. La Res Publica Augustanorum è attestata da due iscrizioni, la prima proveniente dall’Alpes Graiae101 e la seconda pertinente al territorio della colonia.102 L’analisi delle caratteristiche paleografiche rimanda a un periodo compreso tra il I e il II secolo d.C. Una precisazione è fornita dallo studio condotto sui materiali di piazza San Francesco ad Aosta che definisce, per questa produzione, un terminus ante quem: alcuni fittili bollati sono stati ivi rinvenuti negli strati che, datati a partire dalla seconda metà del III secolo d.C., costituiscono il crollo delle coperture degli ambienti romani.103 La gens Cassia è testimoniata da due tipi che, caratterizzati da elementi formali differenti, sono tuttavia accumunati dal medesimo testo, costituito dall’iniziale del prænomen puntata seguita dal nomen al genitivo secondo la formula del duo nomina. C∙C[ASSI] - tipo 1104 (fig. 18, n. 5) Il cartiglio è a tabella ansata (---x3 cm) con anse dagli spigoli vivi. La scritta è progressiva e costituita da lettere rilevate, alte 2 cm, con aste sottili e poco apicate. Il segno di interpunzione, di forma triangolare, è posto in posizione mediana e collocato all’interno dello spazio definito dalla curvatura della prima lettera C. C∙CAS[SI] - tipo 2105 (fig. 18, n. 6) Il cartiglio è a tabella ansata (---x3,2 cm) con anse dagli spigoli arrotondati. La scritta è progressiva e costituita da lettere rilevate, con aste sottili e poco apicate; la loro altezza oscilla tra 2,6 e 2,8 cm. Il segno di interpunzione, di forma triangolare, è posto in posizione mediana e collocato all’interno dello spazio definito dalla curvatura della prima lettera C. [P∙AN]∙NAVT (fig. 18, n. 7) È noto nella sua interezza grazie a Carducci che, nel 1941, lo pubblicò in una tavola con altri bolli da lui rinvenuti in città.106 Ciò ha permesso di definire la forma poligonale del cartiglio (---x4,3 cm), mal conservato nell’esemplare presentato. La scritta è progressiva e costituita da lettere rilevate e disegnate in modo non omogeneo; presentano aste sottili e prive di apicature; la loro altezza oscilla tra 3 e 3,2 cm. La A, con la traversa spezzata, è in nesso con la V e la T. I due segni di interpunzione sono di forma triangolare, il primo con un vertice dalla forma bifida, e posti in posizione mediana. La formula adottata è quella del tria nomina.107 Il nomen potrebbe rimandare alla gens Annia108 nota ad Augusta Prætoria attraverso un’iscrizione che, conosciuta grazie a un disegno,109 commemora Annia Euris, una ex schiava avente lo stesso gentilizio del marito Gaius Annius Valerianus. Di interesse è il cognomen Nauta che, si presume derivante dal mestiere di battelliere, è abbastanza raro.110 Il termine è di solito associato a chi commercia via acqua o a chi gestisce le imbarcazioni utilizzate lungo le direttrici fluviali o nei bacini lacustri.111 In relazione alla posizione di Augusta Prætoria, a cerniera tra il mondo transalpino e l’ingresso verso la penisola italica, non pare inverosimile ipotizzare che alcune gentes avessero potuto praticare altrove tali attività il cui ricordo si sia in seguito tramandato nell’identificativo nominale di taluni esponenti. In generale le scarse attestazioni di questo marchio parrebbero indicare una produzione circoscritta nel tempo e/o riferibile a un atelier di modeste dimensioni. PHIL[EMOИI] (fig. 18, n. 8) È noto in letteratura solo attraverso le ultime lettere,112 non conservate in questo esemplare: il testo integro, presentato in questa sede, è ipotesi della scrivente e deriva dal confronto tra alcuni individui, pertinenti ad altri siti della colonia, associati tra loro sulla base di caratteristiche formali e dimensionali compatibili.113 Il cartiglio è rettangolare (---x3 cm). La scritta è progressiva e centrata all’interno dello specchio epigrafico; essa è costituita da lettere rilevate, disegnate in modo omogeneo, con aste sottili, slanciate e prive di apicature. La loro altezza oscilla tra 1,4 e 2 cm. Le lettere P e H sono in nesso; la N è retroversa. La presenza di legami tra due o più lettere può concorrere a definire una cronologia al I secolo d.C.114 mentre l’esistenza di un carattere retroverso è talvolta associata anche a marchi più antichi.115 Il cognomen Philemon è documentato nei repertori onomastici e, in alcune iscrizioni, è associato a individui di condizione libertina o servile.116 PHILEMOИI potrebbe dunque, come altri marchi simili del territorio quali LVCIVS, LVPERC e LVPERCI, rimandare a un officinator al servizio di un dominus non identificabile ma impegnato nella produzione di laterizi. TMOL[I] (fig. 18, n. 9) È presente nel sito con il tipo a lettere rilevate.117 Il testo è progressivo e posto in un cartiglio che, in base ai confronti, è rettangolare (---x7,5 cm). Le lettere sono rilevate, disegnate in modo omogeneo, con aste abbastanza spesse (0,4 cm) e prive di apicature. La loro altezza oscilla tra 2,5 e 2,8 cm. Alcune caratteristiche paleografiche permettono di ipotizzare per questo tipo un inquadramento a partire dal I secolo d.C. La gens Molia o Mollia è nota in alcune aree del mondo romano, seppur attraverso poche attestazioni;118 la prosopografia delle gentes senatorie non riporta esponenti ad essa riferibili. Come per altre famiglie del territorio documentate da bolli, come ad esempio gli Artorii,119 è verosimile affermare come anche i Molii abbiano scelto Augusta Prætoria come luogo dove intraprendere nuove attività in relazione ai numerosi cantieri edili che avranno animato la colonia specialmente nel corso delle sue prime fasi di vita.
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